Lui non è Biancaneve. Non ci somiglia neanche un po’. Ma che vi piaccia o no nello squallido panorama politico nazionale sembra un gigante. Anche se forse è il fatto di stare in mezzo a tanti nani, purtroppo molto più di sette, quelli che gironzolavano intorno a Biancaneve e che lo fanno sembrare tale.
Le ha imbroccate tutte, come dicono dalle su’ parti, “dall’alto” delle percentuali ad una cifra del suo partito. Che è Italia Viva. E lui è Matteo Renzi. Il nuovo protagonista del tiro al bersaglio di stampa e magistratura dopo Silvio Berlusconi. Dalla caduta del secondo governo Conte alla rielezione di Mattarella. E tutti giù a schiumar di rabbia. Anche se spergiurano di no. Tanto a destra, quanto a sinistra. Fanno gli schizzinosi. Ma non hanno fatto una grinza, né di qua né di là, quando il Matteo da Rignano ha portato l’acqua ai rispettivi mulini.
Ora, il senatore toscano può piacere o no, può stare o meno simpatico, ma la pubblicazione della lettera del 2017 del babbo Tiziano è una cosa vergognosa da qualsiasi parte la si guardi, se c’è rimasto qualcuno in questa sgangherata nazione, con un minimo di onestà intellettuale e che distolga gli occhi per un istante da quel pallottoliere dove ogni schieramento ogni giorno è lì a far di conto per capire di quale morte dovrà morire o se riuscirà a sopravvivere nella prossima legislatura, sulla quale incombe la mannaia del taglio dei parlamentari.
Ma la pubblicazione di quella lettera, oltretutto penalmente irrilevante, è un’oscenità. La gogna studiata a tavolino. E giù tutto, dentro il calderone del circo mediatico.
Una missiva scritta da babbo Tiziano due settimane dopo le dimissioni del figlio Matteo da segretario del Pd, dopo la sconfitta al referendum costituzionale. Dove Tiziano Renzi punta il dito contro “la banda Bassotti, Bianchi, Bonifazi e Boschi per aver lucrato su di lui”.
E ne ha anche per “Carrai, uomo falso”.
E rivela al figlio di “aver avuto la netta percezione di essere per lui un ostacolo, un fastidio”.
Parole di un padre a un figlio. “Un uomo in difficoltà, che ‘vive nel terrore’ da un anno”. La difesa di Renzi senior si scaglia contro la diffusione della lettera. Documento che spunta all’improvviso dopo cinque anni dalla sua stesura. Curioso.
“Uno schiaffo alla civiltà giuridica”, dicono i legali di Tiziano Renzi.
Un manrovescio che puzza di vendetta lontano un miglio.
E arriva proprio dopo pochi giorni dalla denuncia del senatore di Italia Viva contro i magistrati di Firenze, Creazzo, Turco e Nastasi, che lo hanno rinviato a giudizio sulla vicenda della fondazione Open.
Un atto clamoroso. Senza precedenti. Che ha spiazzato i giudici ancor prima che la Consulta si pronunci sull’approvazione dei quesiti referendari sulla giustizia promossi dalla Lega di Matteo Salvini e dai Radicali. E che quindi sulla responsabilità penale della magistratura possano esprimersi gli italiani nelle urne. Una mossa, quella di Renzi, definita “inaccettabile, perché delegittima i PM” dall’Associazione nazionale magistrati.
Ormai, è evidente. È guerra aperta tra il leader di Italia Viva e i giudici.
“Risponderò colpo su colpo con le armi del diritto”, ha tuonato Renzi contro i suoi accusatori.
Che se il processo che stenta non riusciranno a farlo in tribunale si stanno organizzando sui media.
E temiamo che lo spettacolo sia appena iniziato.
Ma non è un bello spettacolo.