Sinistra bombarola, destra pacifista. Ma invertendo l’ordine dei belligeranti il risultato cambia. Eccome se cambia. Strabismo politico, follia collettiva o opportunismo elettorale? O ancora una sorta di “pacifismo cinico”, un atteggiamento vile stigmatizzato dallo storico Paolo Mieli, che non ha dubbi, “la libertà vale più delle bollette”. Un concetto assolutamente condivisibile ma duro da far digerire a un’ ‘Italietta’ sempre più provinciale, che si scatena sui social, anche su questa folle guerra, con toni degni di un derby calcistico. Divisi tra curva Nord e curva Sud, tra gli hastag #iostoconPutin o #Zelenskyeroe.
E su tutti i ‘complottari’, quelli che sono pieni di informazioni su questo conflitto dove deflagrano di pari passo bombe e propaganda. Ma loro no, twittano indefessi con le loro certezze granitiche, che arrivano da fonti improbabili, da quella “controinformazione” che sempre all’erta sta. Canali carbonari, soprattutto su Telegram che diffondono la qualunque, mentre in Ucraina si continua a morire. E dai vertici delle nostre Istituzioni non una parola alla nazione. Hanno fatto conferenze stampa anche per raccomandarci il colore giusto delle mascherine per proteggerci dal Covid, ma su come il nostro Paese intenda posizionarsi rispetto al conflitto russo-ucraino non un fiato rivolto pubblicamente agli italiani, né dal Premier Draghi, né dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che è anche il capo delle Forze Armate.
E intanto Zelensky, in collegamento con la piazza di Firenze nel corso della manifestazione ‘Cities stand with Ukraine’, fissa un numero che fa rabbrividire; 79. Tanti sarebbero i bambini morti finora nel conflitto. E prima ancora. il presidente ucraino aveva affermato sui social che anche le forze russe avrebbero subìto pesanti perdite. Ragazzi mandati a morire. Una guerra devastante, che non accenna a placarsi.
Ma in Italia, al netto della preoccupazione per i termosifoni nelle nostre case che potrebbero diventare meno bollenti per legge, tanti, troppi sembrano non avvertire la gravità della situazione. Il problema, come spesso da un po’ di tempo a questa parte, sembra essere Matteo Salvini. Finito sotto la mannaia della rete per il suo giaccone. In Ucraina si muore e sui social si ciancia di giubbetti e di presunti sponsor. Stolti, che anche se gli indichi la luna continuano a guardare il dito.
E poi c’è la ‘sempreverde’ guerriglia ‘twittarola’ al greenpass. Una certificazione che probabilmente ha fatto il suo lavoro, ovvero aumentare il numero dei vaccinati, ma anche il suo tempo e che andrebbe rimessa nel cassetto. Ma che addirittura con una guerra a pochi chilometri da noi, il primo partito italiano, stando ai sondaggi, è cioè Fratelli d’Italia, promuova in merito una petizione per l’abolizione del certificato verde, puzza assai di campagna elettorale. Anche perché le firme delle petizioni contano come il due di coppe quando in tavola regna bastoni. Ma tant’è.
E in Ucraina si continua a morire. Mentre noi firmiamo petizioni e a Versailles i potenti si fanno improbabili foto di gruppo. Poi c’è Letta con i suoi tweet, che sono sempre fonte di interrogativi. Talmente criptici che forse sarebbe meglio che il segretario Pd li corredasse di sottotitoli. E anche Selvaggia Lucarelli, che per far luce sulle fake news che piovono da ogni dove sul teatro di guerra, si dice disposta a pagare qualcuno che vada a controllare sul territorio. Una sorta di ‘armiamoci e partite’ che seppur mosso da buone intenzioni fa un po’ sorridere. E mentre in rete ci dividiamo tra Guelfi e Ghibellini, tra Bartali e Coppi, in Ucraina si muore. Mentre esaltiamo o deploriamo le ‘manichette corte’ di Volodymyr Zelensky o lo insultiamo per il suo passato da comico. Proprio noi italiani che abbiamo consegnato il nostro Paese ad una maggioranza ostaggio di un partito guidato da un comico da almeno tre legislature.
In Ucraina si muore anche mentre esaltiamo le ragioni che hanno mosso i carri armati di Vladimir Putin, perché ragioni prima delle bombe lo zar ne aveva. Ma poi dimentichiamo che, gratta gratta, sotto quelle giacche impeccabili e griffate c’è sempre un cosacco. E se per sbaglio confondiamo la Russia con l’Unione Sovietica ci scusiamo pure. Sempre con toni da curva Sud e da curva Nord, dimenticando che fuori da ogni retorica solo due persone possono fermare questa folle guerra: una è Putin e l’altra indossa le magliette a maniche corte.
Foto Istagram Ukraine UA