Pugni sul tavolo, tono alterato, a tratti minaccioso, ditino sventolato in alto e in maniche di camicia. Un Giuseppe Conte inedito quello della diretta Instagram dell’altro giorno. Pronto a mostrare denti e muscoli a Draghi, ma non solo. Deciso a prendersi la scena nel Movimento, o almeno di quel che ne rimane, indispettendo Di Maio che fa orecchie da mercante mentre si occupa in giro per il mondo della crisi ucraina e quindi finge di non occuparsi dei fatterelli interni. Ma l’ex premier, un po’ una copia improbabile di Beppe Grillo, un po’ ‘Natale in casa Cupiello‘ quando “se ne viene giù la scansia”, ne ha per tutti. Ed esordisce stizzito all’indirizzo dei media. “Non lo accetterò più”, l’avvocato del popolo, come amò definirsi quando si insediò a Palazzo Chigi, è perentorio verso i giornali e i commentatori che nelle trasmissioni televisive hanno definito “irresponsabili” i capricci dei 5 stelle sull’aumento delle spese militari e non ammette appello. E giù a valanga vaneggiando tra reddito di cittadinanza e guerra. Tra bollette e riarmo. La foga vorrebbe ricordare quella di Beppe Grillo agli albori del Movimento, quando il comico riusciva a smuovere le masse, ma il risultato è quello che è. Un tentativo disperato, quello dell’ex premier, di rimettere insieme i cocci giocando a ‘guerra e pace’. Mentre a Kharkiv e a Mariupol cadono bombe vere e si continua a morire, ‘Giuseppi’ rischia di far deflagrare l’esecutivo sull’aumento delle spese militari. E lo fa perché, secondo lui, “lo chiedono gli italiani” che tra guerra e pace preferiscono la pace. E ci mancherebbe altro, se la questione del riarmo la si pone in questi termini è evidente che al leader grillino piace vincere facile. Altro che “buonsenso”, come Conte ripete nel video più volte. È chiaro che se mischi le carte, la butti in caciara tra guerra in Ucraina e riarmo nazionale confondi gli italiani che tra le due opzioni si schiereranno chiaramente per la pace. Ma che investire nelle spese militari non significhi finanziare la guerra in Ucraina, Conte si guarda bene dal sottolinearlo. Che poi l’aumento delle spese militari lo abbia deciso proprio lui quando sedeva a Palazzo Chigi è innegabile. E sono settimane che campeggia su tutti i giornali senza timore di smentita. E scatenare ora un finimondo sulla vicenda puzza di campagna elettorale altro che buonsenso. Una giravolta, quella sul riarmo, che non stupisce comunque considerando il soggetto. Da chi riesce ad essere presidente del Consiglio prima con la Lega, poi con il Pd c’è da aspettarsi di tutto. Anche il balletto indecoroso sull’aumento del 2% del Pil per le spese militari. Anche una diretta Istagram in maniche di camicia per guadagnarsi la scena, tentando forse di emulare le maniche delle camicie militari che ora sfoggia Zelensky. Anche i pugnetti sul tavolo. Perché ora il capo dei Cinquestelle “pretende rispetto” anche dai propri alleati. “Non siamo una loro succursale”, ulula all’indirizzo del Pd nella diretta con i suoi parlamentari. Un Conte che si scopre pacifista e antimilitarista ad uso e consumo dei sondaggi. E che scatena la rissa anche con il Pd. “Il suo è un atteggiamento strumentale e se c’è qualcosa di irrispettoso è proprio questo modo di agire”, la risposta di Matteo Orfini non si fa attendere. Ma alla fine come sempre, armi sì, armi no, troveranno un accordo e i Dem si terranno i grillini, che le elezioni eccole e i sondaggi consigliano prudenza. Ma Conte insiste e mescola i ristoranti in difficoltà dopo la pandemia Covid con il riarmo. E pure la mancanza di materie prime che bloccano le produzioni. E anche per questo l’aumento del 2 % del Pil per le spese militari non potrà essere un traguardo raggiungibile nel 2024, tuona nel video. E parla di ghisa, di alluminio e di cereali. A tratti il monologo dell’ex premier in diretta su Istagram diventa surreale. Perché cosa ci azzecchino i cereali con il riarmo non è dato sapere. A meno che al posto dei fiori nei cannoni l’avvocato del popolo non abbia in mente di mettere i corn flakes. Ed è una furia il capo dei Cinquestelle, che però ribadisce il “sostegno al governo per responsabilità”. Quindi alla fine solo fuffa? Solo un po’ di teatro?
In ‘Natale in casa Cupiello’ non piaceva ‘o presepe, all’ex inquilino di Palazzo Chigi non piace, ora, l’aumento delle spese militari. Ma nella commedia di De Filippo il figliuolo fannullone si guardava bene dal rinunciare allo ‘zuppone’, così come i pentastellati non hanno alcuna intenzione di rinunciare alle poltrone. In pratica tanta confusione per nulla. E di confusione non ne sentivamo veramente il bisogno. Tra la sinistra nostrana che tifa per Zelensky che dai detrattori viene additato come ‘nazista’ e parte della destra che porta in trionfo l’aggressore Putin, quasi ormai alla beatificazione social. E mentre l’Europa bussa addirittura a quel ‘bonaccione’ di Erdogan perché trovi uno spiraglio di pace magari chiedendo aiuto a Xi Jin Ping, altro ‘noto paladino’ della democrazia nel mondo. Ci mancava solo la ‘crisi di nervi’ del leader dei Cinquestelle che sfiora la ‘crisi di governo’ sulla spesa militare che probabilmente è solo un paravento per la risoluzione dei conflitti interni al Movimento e così siamo a posto. In tutto questo in Ucraina si continua a morire, soldati e civili ucraini, ma anche soldati russi. Giovani che spesso hanno indossato quelle divise, di qua e di là, senza neanche capire il perché.
Ma questo per molti sembra essere un dettaglio.