“Entro tre giorni inizierò lo sciopero della fame ad oltranza se dal governo italiano non mi arriverà un segnale concreto”. Le parole di Andrea Costantino di stamane a Radio Libertà suonano come una frustata al disinteresse nei suoi confronti da parte delle Istituzioni del nostro Paese. Ha già perso 34 chili durante la sua detenzione. Quanto potrà reggere ancora sia fisicamente che psicologicamente?
Ed immediatamente raggiungiamo telefonicamente l’imprenditore milanese.
Diamo il buongiorno ad Andrea Costantino, anche se comprendiamo la difficoltà che lo sia veramente per questo italiano che dopo 22 mesi è ancora bloccato negli Emirati Arabi e non può far ritorno in Patria. Al nostro “come va” la risposta di Andrea è lapidaria: “Va come ad uno che hanno appena chiesto di abbassare i toni”, risponde con il tono di chi quei toni non ha alcuna intenzione di abbassarli. È una furia. È comprensibilmente una furia. Perché timidamente i media si stanno occupando di lui e qualcuno vorrebbe proprio ora costringerlo al silenzio.
E ne ha per tutti.
Anche per l’attuale ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che come ha spiegato Andrea durante la diretta in radio “avrebbe dovuto prendere una posizione di dissenso netta, più netta, nei confronti della candidatura di Di Maio come inviato speciale nel Golfo Persico davanti a Borrell“. Forse è proprio questo che si aspettano ad Abu Dhabi. Dove l’ex ministro degli Esteri non lo hanno mai digerito. Perché che il pagamento della cauzione per la liberazione di Costantino sia un dettaglio è una tesi avallata in trasmissione anche dell’ambasciatore Pontecorvo: “Negli Emirati Arabi 275 mila euro li lasciano come mancia”, ha sottolineato con una battuta il diplomatico italiano.
Ma ora arriva questa richiesta di silenzio sulla vicenda. “Abbassare i toni”, ripete Andrea che non si dà pace proprio ora che qualcuno iniziava a parlare di lui. Perché qualcosa si sta finalmente muovendo sulla sua vicenda, soprattutto dopo l’intervista che ha rilasciato al quotidiano britannico The Guardian.
Come se quello che succede in casa nostra ce lo dovessero raccontare gli altri. Ma tant’è.
Infatti, dopo che la notizia ha attraversato la Manica, anche i giornaloni nostrani, finora troppo impegnati con i piagnistei di Saviano e i sermoni contro il fascismo, pare si siano accorti di lui, e timidamente pubblicano qualche riga su Andrea, ancora recluso in una stanzetta dell’ambasciata italiana ad Abu Dhabi, dopo ben 15 mesi passati in cella in compagnia dei topi emiratini, come abbiamo raccontato proprio qui su Ofcs Report nei giorni scorsi e anche oltre un anno fa.
Lega: “Tajani faccia il possibile per riportare a casa un innocente”
Dunque qualcosa si muove. E questo qualcosa che si muove pare dia fastidio. E da fonti governative sarebbe arrivato l’altolà ad Andrea, dopo l’appello della Lega che sollecitava un intervento del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sul caso. “Andrea Costantino deve poter passare il Natale con la sua famiglia, ci aspettiamo che il ministro Tajani faccia tutto il possibile per riportare a casa un italiano innocente”, si legge infatti nel comunicato di via Bellerio.
E allora perché questo tentativo di mettere sull’attenti e imporre il bavaglio a Costantino?
“Mi hanno fatto sapere che mancano solo quindici giorni a Natale, i tempi sarebbero stretti per riuscire a riabbracciare la mia famiglia per le feste”, spiega a Ofcs Andrea Costantino che da tempo interviene tutte le mattine su Radio Libertà, in collegamento dalla sua ‘prigione’.
Neanche fossimo nell’era dei piccioni viaggiatori insomma. Ma sicuramente deve esserci stata qualche incomprensione.
Forse quella richiesta di “abbassare i toni” sulla vicenda è dettata da un eccesso di scrupolo per non rovinare le trattative che sarebbero già in corso per riportare in Italia il nostro connazionale. O forse qualcuno vuole “mettere il cappello” sulla liberazione dell’imprenditore milanese e non vuole permettere che i riflettori si accendano su altri esponenti politici sempre all’interno della maggioranza. Fantapolitica? Forse. O forse no.
Ma dopo il quasi totale disinteresse dei governi precedenti, in primis dell’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ora secondo quanto un suo portavoce avrebbe riferito al Guardian si intesterebbe addirittura la scarcerazione e il trasferimento all’ambasciata italiana di Andrea, non vogliamo neanche pensare che il governo Meloni non si stia adoperando per questa causa. Soprattutto dopo l’interesse dimostrato per la liberazione di Andrea Costantino nei confronti della sua compagna Stefania Giudice, da parte dall’attuale premier, lo scorso anno, quando era ancora all’opposizione.
Però se ora eventuali scaramucce politiche rischiano di avere come vittima sacrificale proprio l’imprenditore italiano sarebbe gravissimo.
Perché manca poco a Natale e c’è un papà da riportare ai suoi figli. E il primo premier donna della storia Repubblicana italiana, che è anche mamma, non permetterà che ipotetici e sgradevoli giochi di Palazzo non consentano ad Andrea di trascorrere il Natale a casa.
“Non sai che voglia ho della nebbia e dei meno due gradi della mattina nella mia Milano”, ci saluta così dalla sua calda “prigione dorata” che è la stanzetta dell’ambasciata italiana ad Abu Dhabi. Ha voglia del freddo Andrea. Ma anche del calore della sua famiglia, che non può più aspettare.
E tenta la sua ultima carta. Quella dello sciopero della fame. Un gesto estremo per le sue condizioni. Un gesto disperato. Di un italiano disperato. Noi temiamo che il suo corpo non possa permetterselo.
“Dio, Patria e Famiglia” è un motto che deve essere applicato al più presto a questa storia. Perché non siano solo belle parole. Prima che sia troppo tardi.