Cicli vitali
La vita è breve, si dirà. Il nostro ciclo vitale si compone di appuntamenti cadenzati dai quali non ci si può discostare se non per poco. Lavoro, festività, lavoro, ferie, lavoro, convalescenza, lavoro. Così come le stagioni: sempre quattro. così come le giornate, composte da mattino, pomeriggio, sera e notte. Certo, non è noia, è vita e cerchiamo di viverla al meglio tentando di eccellere sul lavoro, di migliorare le nostre capacità, la nostra cultura, di cambiare gli itinerari delle vacanze o la meta delle festività, e magari di evitare le convalescenze.
Ma ciò che rimane immutato ed immutabile è il ciclo mensile della vostra esistenza a fianco della donna amata (o che vi ha insidiosamente selezionato come suo uomo). Si, anche il calendario mensile prevede precise scadenze e altrettanto specifiche capacità di sopportazione.
Dire che la durata media di un mese è di 30 giorni è un’ovvietà. Meno ovvio è rilevare che i 30 giorni si suddividono in 3 periodi da 10. Quali ? Semplice, si suddividono i periodi in relazione ai 28 giorni della durata del “ciclo” femminile, si stabilisce con la dovuta approssimazione un periodo di circa 10 giorni per la fase pre ciclo, altri 10 per la fase ciclo ed altrettanti per la fase post ciclo. Se si guarda il calendario si scopre che i giorni “liberi” ammontano a un patrimonio di ben 1 giornata (circa) e ci si attrezza per la fuga incondizionata in un paradiso fiscale qualsiasi.
Si, perché l’instabilità mentale della femmina è strettamente connessa con queste fasi vitali e non può prescindere dallo sfogo giornaliero della rabbia repressa con il target preferito: l’uomo.
Fase pre-ciclo
E’ decisamente quella che rende sopportabili anche le più macabre torture dei terroristi islamici, una passeggiata di salute al confronto di ciò che vi aspetta. E certo, svegliarvi riposato al mattino, baciare la vostra amata esibendo un sorriso alla Clark Gable, alzare quei 2-3 piumoni, rigorosamente svedesi, sotto i quali la vostra bella si è riparata, per accarezzare il suo corpo, pardon, il suo pigiama da guerrigliero curdo, per scoprire che ella giace ancora tra le braccia di Morfeo e lasciarla candidamente riposare ancora per qualche minuto. Questo è ciò che esibite nei primi momenti delle vostre albe.
Ma qualcuna nell’oscurità sta già tramando qualche macchinazione che la porti a sfogare le sue ire funeste maturate durante l’inquieto sonno notturno. Seduti in cucina a sorseggiare un caffè riscaldato, voi avvertite una sensazione strana e quasi con un senso di acuta preveggenza tentate di immaginare che cosa uscirà stamane dalla camera da letto. Una cenerentola, una principessa Sissi, una fata turchina ? Ebbene no. Già dai passi cadenzati che udite avvertite una sensazione di disagio, quasi una condanna inflitta al pavimento di casa resosi responsabile di chissà quale delitto nei confronti della vostra femmina. Ma il pavimento pare animarsi e guardandovi negli occhi sembra voglia dire: mò so affari tua…
In effetti, dalla porta del bagno comincia a trasparire una forma dapprima indistinta poi sempre più nitida. E’ proprio lei, anzi, quasi. Vestaglia di flanella, pigiamone da miliziano jihadista con pantalone che termina rigorosamente all’interno dei calzettoni modello Alaska a loro volta contenuti in ciabattone con fattezze Roger Rabbit e, per finire, maxi – mollettone all’apice della fronte spaziosa a reggere la folta capigliatura.
A questa deliziosa visione voi rivolgete, sorridendo, un calorosissimo “buongiorno”, tentando di dissimulare la profonda destabilizzazione provata all’apparire di quella forma quasi indistinta.
Attendete impazienti una risposta che non arriva, quasi la donna pensasse a come rispondere, ancora avvolta dal sonno e da oscuri sentimenti di vendetta contro il mondo infame che l’ha costretta ad alzarsi e, soprattutto, a chi rispondere…
Ma i malcapitati siete proprio voi, ed ella, appena riconosciutovi, vi delizia con un “ciao” degno del peggior verduriere di una bancarella del mercato del più disagiato quartiere della periferia metropolitana.
Da lì in poi, il consiglio è di non eccedere. Cioè, non vi inventate uscite del tipo “hai dormito bene?”, o peggio ancora”come sei bella stamattina!”, perché la situazione precipiterebbe immediatamente in scontri da stadio o repressioni tipo piazza Tienanmen, condite da lanci di caffettiere, merendine, cornetti ancora caldi e insulti a voi, alle madri, agli eventuali figli e a “quella zoccola che quella volta ti ha guardato”.
E’ preferibile battere in ritirata appuntandosi data e ora in modo da mettere una prima ics su uno dei 10 giorni che precedono il “ciclo”.
Fase ciclo
Lei soffre, soprattutto nei primi due giorni. Purtroppo soffre e voi vorreste sostituirvi a lei per sollevarla dal dolore che voi non potete nemmeno immaginare. Ma è una fase obbligatoria in cui dovete transitare e, tentando di confortarla, non vi rendete nemmeno lontanamente conto dei disastri a cui state per andare incontro.
Come stai? (ci siete cascati). Risposte a scelta: “male – come vuoi che stia – malissimo – manco te lo immagini – portami in ospedale – vaffanculo”. Ecco, buongiorno !
Ma da lì in poi è un delirio di considerazioni teologiche contro nostro Signore colpevole di non aver riversato sull’uomo le medesime sofferenze sopportate con cadenza mensile dalle donne. Lei ti chiederà, perché tu non perdi sangue ? (ma da dove lo dovrei perdere?), perché non hai le mie fitte alle ovaie ?(non ho le ovaie), sai cosa si prova ? (no), prova a metterti nei miei panni (non uso il pigiama di flanella), mi sento debolissima (beata te, io sono già svenuto…) .
E a nulla vale chiedere alla vostra adorata che cosa potreste fare per alleviare il dolore, la risposta sarà sempre “nessuno può fare niente, solo io provo questo dolore”.
Ora, calcolando che la popolazione mondiale consta di circa il 60% di individui di sesso femminile, riesce difficile anche solo pensare che il dolore provato dalla vostra consorte superi quello provato da circa 3 miliardi e mezzo di donne. Ma voi non lo metterete di certo in dubbio, e questa riflessione resti tra noi, è per la nostra e la vostra incolumità…
Fase post ciclo
E’ la fase più delicata per voi. Quella in cui la femmina riprende la forze e si avvia alla normalità del vivere, senza accorgersi che voi, nel frattempo, seguita la consorte nelle due fasi precedenti del ciclo, avete perso il sonno, le vostre capacità sessuali sono diventate quelle di un eunuco e le possibilità di un occlusione aortica si sono moltiplicate.
Ma lei è felice, gaia, piena di vita! E’ bello vederla così, sorride e si è addirittura tolta la vestaglia di flanella e 2 piumoni svedesi ( ne rimane solo uno…), persiste il mollettone sulla fronte, ma almeno si è placata l’ira che l’accompagnava da 20 giorni.
Per i successivi 10 giorni lei potrà usufruire di un periodo di estrema vitalità, di forze rinvigorite e di spensierata allegria. Già, lei.
Voi siete reduci dalle precedenti 20 giornate che vi hanno prostrato a livello mentale e, soprattutto, a livello fisico. Per quasi tre settimane avete subito insulti, caffettierate, musi lunghi e la presenza, costante, minacciosa e cupa di un miliziano libico imbacuccato tra piumoni, pigiami di flanella, calzettoni da battaglia di Stalingrado, al vostro fianco nel letto. E tutto mentre voi immaginavate incredibili acrobazie erotiche che nel sentirle, anche il più lurido produttore di film porno si sarebbe fatto il segno della croce.
Ma tant’è, lei si è ripresa in ogni senso, anche in “quello” e ad ogni occasione vi farà notare con la delicatezza di un rinoceronte in un negozio di Swarowski, le ridotte dimensioni del vostro apparato da riproduzione, accompagnate da suggerimenti velatissimi di ricorrere alle ormai mitiche pasticchette blu per ridare vitalità a quella sorta di gamberetto bollito che vi ritrovate tra le gambe.
E come se non bastasse, piena di vita ritrovata, assisterete all’aumento vertiginoso della sua capacità comunicativa con chiunque, soprattutto con voi. Ella vi delizierà con discorsi sconclusionati sul di tutto di più, dalle vacanze, agli acquisti per casa, alla rivoluzione russa fino ai terroristi dell’Isis. Salvati da un’insperata telefonata della madre, voi tenterete la fuga sperando che Iddio vi grazi e doni a lei un’afonia, magari solo temporanea e per carità, non dolorosa, ma che vi permetta di riposare l’apparato uditivo per almeno 24 ore.