Stavolta parto da lontano, ma la premessa mi sembra utile per meglio far comprendere il titolo.
L’unica cosa che mi accomuna al Presidente del Consiglio (maiuscolo per la carica, certo non per la persona, che assai inadeguatamente a parer mio, e penso non solo, la ricopre di questi tempi) … è il titolo
accademico. Per il resto, non abbiamo assolutamente nulla in comune … e ,io almeno, ma probabilmente anche lui, ne sono ben lieto. Una cosa soprattutto ci distingue.
Contrariamente a lui, che ormai quotidianamente non manca di ricordarcelo, io non ho mai nascosto o
mistificato i miei pensieri, le mie idee, le mie opinioni, o meglio, mai mi sono presentato diverso da quel
che sono (e ne ho pagato le conseguenze. La schiettezza, come si sa, non paga).
Il mio curriculum … quello è. Potrà piacere o no, ma certo non ci si troverà qualcosa che non corrisponda al vero … come è accaduto per più di qualcuno … il lui di cui sopra compreso.
Ho certamente fatto molti errori, e altri ne farò (almeno spero), ma mai ho detto qualcosa … per subito
dopo smentirla, o peggio … dire il contrario. E però stavolta debbo venir meno a questo mio modo di essere, e fare l’esatto contrario di quel che mi ero fermamente, almeno credevo, proposto, e cioè parlo, o meglio scrivo, di qualcuno che mi ero riproposto di non nominare più.
Certo, la situazione è ben diversa, perché io l’impegno lo avevo preso con me stesso, e quindi non
pubblicamente, ma per me è uguale … è come se mi sbugiardassi da solo … davanti a me stesso ovviamente
… ma questa è l’unica cosa che conta veramente per me. Fa niente … tanto ormai sembra esser divenuta la normalità … dire qualcosa .. e dire l’esatto contrario subito dopo, e se lo faccio anche io, per una volta, non cadrà certo il mondo. Ricordate quello che con il Partito di Bibbiano non ci voleva avere a che fare, e poi ci ha fatto un governo?
O quell’altro, l’homo ridens, che incitava i suoi avversari a batterlo alle elezioni, perché lui … diceva … li
aveva già battuti ben tre volte, e che con loro non avrebbe mai fatto un accordo?
Alti esempi di coerenza, di onestà intellettuale, di uomini di parola …. Lasciamo perdere, almeno stavolta, e veniamo all’argomento che mi ha indotto a scriverne. Come dicevo, mi ero proposto di non parlar più di storie meritevoli solo di un pietoso silenzio (più per tutela dei loro autori, che per altro), e di non parlare mai più di quel tale che risponde al nome di Roberto Saviano, tale è la ripulsa che suscita in me solo sentirne il nome (non per partito preso, ma per l’istintivo rigetto del cumulo di menzogne, amenità e falsità che quel tale ritiene di dover indiscriminatamente riversare in giro ogni volta che apre bocca).
Del pari, non volevo scrivere un solo rigo di quell’altra, per me dolorosissima storia che ha visto
protagonista gente che con il suo comportamento ha dimostrato di non aver capito cosa significhi indossare un’uniforme.
Lasciando perdere considerazioni tipo che quella signora, che temo sia stata davvero animata da spirito
propositivo, il che peggiora solo la situazione, e che forse meglio avrebbe fatto a dedicarsi a qualcos’altro
nella vita, piuttosto che indossare una divisa, quel che mi ha colpito è che, stando a quel che ha scritto il
suo difensore, (difensore poi perchè? È forse indagata? Lui sicuramente lo sa, e io almeno, di vilipendio la
ritengo effettivamente responsabile), ha sporcato la divisa che indossava, senza neppure rendersene conto!
E questa dovrebbe essere il punto di riferimento dei militari alle sue dipendenze in situazioni di pericolo,
quello vero, e che dovrebbero eseguirne gli ordini?!?! Fortuna che non siamo in guerra … altrimenti ci sarebbe davvero da aver paura! Ora, come sempre, si sono formati due partiti … quello di chi vuole punire quell’ufficiale, che, ad onta delle assai originali idee della pasionaria delle declinazioni al femminile, per me, e per l’italiano, è un ufficiale, e non una “ufficiala”, … e quello di chi la vuole difendere, a ogni costo, sol perché è andata contro le regole (quelle non gradite dagli autoetichettati buoni per antonomasia).
E basta! Dannati, che mi fate venir meno alla parola data a me stesso!
Ma la volete piantare una buona volta?!
Volevo ignorare situazioni che meglio sarebbe stato, non per me, ma per loro, relegare nel posto che
meritano, e cioè nel silenzio, e mi costringete a parlarne?!
Siete davvero degli istigatori … voi che tacciate gli altri di esserlo!
E però c’è un limite …. a tutto!
E ancora una volta … lo avete superato abbondantemente quel limite.
Ma proprio nessuno di voi crede in quel che dice quella frase famosa, che, fosse per me, dovrebbe esser
scritta a caratteri cubitali all’ingresso di ogni scuola, tanto per dare un’indicazione ai giovani, e che dice …
“è meglio tacere e dare l’impressione di essere stupidi … piuttosto che parlare e togliere ogni dubbio”?
A nessuno di questi onnipresenti scrittori, opinionisti, tuttologi, sempre pronti, quale che sia l’argomento, e se non ne sanno nulla, meglio ancora, vien da pensare che tacere, specie se non si sa di che si parla,
sarebbe assai meglio?
Capisco che, viste le scempiaggini che quotidianamente ci riversano addosso, in quella che sembra esser
divenuta una gara a chi la spara più grossa, non si può mancare … ma proprio si è del tutto perso il senso,
non dico dei limiti, ampiamente superati, ma almeno della decenza?!
Vediamo però che ha detto l’avvocato di quell’ufficiale.
Ah sì, che i poveri “volontari” (come se fossero pronti a partire per il fronte russo), non avevano potuto
avere la presenza di parenti e amici a quell’atto così importante, quale è un “giuramento collettivo” (cioè,
una specie di assemblea studentesca? e il cui profondo significato sembra sfuggire al difensore), che non
avevano potuto fruire della “franchigia” a causa dell’emergenza sanitaria, né passare del tempo con i
parenti dopo il giuramento, e che quell’ufficiale è una giovane mamma, mossa dalle migliori intenzioni …
Ah, dimenticavo …. che le armi erano scariche.
Perché, di solito, come sono le armi nelle cerimonie … cariche, e magari con il colpo in canna!?
Lasciamo perdere il numero di morti che hanno prodotto “armi scariche”, lasciamo perdere il fatto che
quella signora, invece di dedicarsi in modo totale ad attività, che a volerle far bene, assorbono in misura
integrale chi vi si dedichi, quali sono la carriera militare, o il mestiere di mamma, e cerchiamo di capirci.
Ma ditemi un po’, vogliamo darle un encomio per quella pagliacciata, che ha dimostrato semplicemente
che quella fa un mestiere di cui non conosce l’essenza?
Ma la domanda, questa ancor più seria, è un’altra. Cosa diavolo insegnano agli allievi, prima di appuntargli i gradi di ufficiale nelle scuole militari?!
Qualcuno di questi così sensibili umani e umanitari signori ufficiali di oggi, ha mai sentito parlare del
Maggiore Alberto Litta Modignani? Già, e chi sarà, diranno in molti. Tranquilli, non andate a cercarlo su Wikipedia, come fanno ormai quasi tutti … (quando proprio si sentono
stimolati), ve la tolgo subito la curiosità. Fu un Uomo che ha dimostrato nei fatti,e pagando con la vita, cosa significhi, in qualsiasi situazione, essere un Ufficiale, e quella cosa, ormai ai più sconosciuta, che si chiama “disciplina”. Il 24 agosto del 1942, durante quella che è passata alla Storia come la carica di Isbuschenski, pur potendo rimanere al riparo, essendo il comandante del Gruppo squadroni di Savoia Cavalleria, portatosi alla testa del 3° squadrone, durante la carica contro preponderanti forze sovietiche, mentre galoppava verso il fuoco nemico, avvedutosi che alcuni soldati avevano tolto la “stecca” dalla bustina (altro che caschi e giubbotti antiproiettile) … trovò il tempo di redarguirli per quella mancanza … mentre andava verso la morte, che di lì a poco lo colse. Che vuol dire? Perché l’ho raccontato?
Solo per cercare di far capire cosa significhi disciplina, e quanto sia gravoso il compito di un Ufficiale, che
anche nei momenti di maggior pericolo deve essere un punto di riferimento per chi ha la propria vita affidata a lui. È stata la disciplina, il rispetto delle regole e degli ordini, che in passato ha salvato interi reparti da disastri apparentemente inevitabili.
Provate a rifletterci, se sia davvero qualcosa di insopportabile per la libera esplicazione del proprio io, come
raccontano quelli che hanno preso a esempio un tipo di pesce … Qualcuno troverà anacronistico questo episodio, qualcuno sorriderà, qualcun altro irriderà … Per loro … tutta la mia commiserazione.
Foto profilo Facebook Giuseppe Conte