Lo scorso fine settimana, il leader dell’opposizione venezuelana, Freddy Guevara, ha chiesto asilo politico nella residenza dell’ambasciatore cileno a Caracas. Le autorità governative avrebbero cercato di privarlo dell’immunità parlamentare con l’accusa di istigazione alla violenza, stessa sorte toccata in precedenza a Leopoldo Lopez, “presospolitico” (prigioniero politico) nel 2014 accusato di istigare alla violenza popolare per le strade e rilasciato solo all’inizio di quest’anno.
Chi è Freddy Guevara
Vice presidente del Congresso dell’opposizione, Guevara (31 anni), era spesso in prima linea nelle proteste di strada, talvolta rese violente dalle bande chiamate “los colectivos”. Richiesta di elezioni anticipate, aiuti umanitari contro la povertà, libertà per i dissidenti imprigionati e il rispetto per il Congresso dell’opposizione, erano le sue priorità. Secondo fonti locali, gli agenti dello Sebin (servizi segreti), avrebbero circondato la casa di Guevara durante il fine settimana. Oltre a Leopoldo Lopez, anche il leader del Congresso dell’opposizione, Julio Borges, potrebbe essere sottoposto ad un processo per alto tradimento da parte del governo venezuelano.
Condanne dell’opposizione
La coalizione dell’opposizione ha condannato le minacce contro Guevara, definendolo come un ulteriore “segno” della dittatura di Maduro, una decisione arbitraria e politica che cerca di indebolire un congresso che ha il pieno sostegno del popolo. “Il Venezuela ha fame di cibo e di libertà, giustizia e dignità – ha dichiarato Borges nella conferenza stampa di domenica scorsa – Freddy Guevara ha preso la sua decisione personale. Nel mio caso devo continuare a fare quello che devo fare “, ha aggiunto Borges che non ha fornito dettagli sull’arrivo di Guevara alla residenza dell’ambasciatore cileno.
Secondo le autorità governative, i politici dell’opposizione sarebbero i responsabili dei circa 125 morti durante gli ultimi 4 mesi di disordini e per questo dovrebbero essere processati. Davanti a queste accuse l’ambasciata cilena di Caracas si è schierata con gli oppositori di Maduro. Cinque magistrati ( nominati dall’opposizione ) hanno raggiunto dapprima la Colombia il mese scorso, poi sono arrivati a Santiago e sono stati ricevuti dal governo di sinistra di Michelle Bachelet, unitasi con altri partner internazionali nel denunciare la dittatura di Maduro. Il sostegno politico arriva, dunque, da un paese come il Cile che proprio negli anni ’70 vide migliaia di cileni, tra cui la scrittrice Isabel Allende, fuggire dalla dittatura di Augusto Pinochet per trovare esilio nel Venezuela, in quel momento in piena espansione.
Il piccolo Israele e l’esercitazione navale Teamsouthwork 2017
Il Cile, lo scorso luglio, è stato attaccato dal presidente della Bolivia, Evo Morales, che in quell’occasione ha criticato le operazioni navali dell’ esercitazione ‘Teamwork South 2017’, in collaborazione con le forze navali statunitensi. Attraverso i social network, Morales ha definito il Cile “pequeño Israel” (piccolo Israele), accusandolo di cospirare, assieme agli Stati Uniti, a un’ipotetica “invasione” del continente latinoamericano per avere un ruolo militare in Sudamerica (in alleanza con gli Usa), al pari di quella israeliana nel Medio Oriente.
L’esercitazione Southteam work 2017 si è basata, infatti, sui rapporti stabiliti dalle forze navali di entrambi i paesi e ha avuto come “vision” essenziale il miglioramento delle capacità congiunte per lo sviluppo di legami bilaterali, rafforzando le associazioni marittime internazionali e migliorando la preparazione delle forze partecipanti ad espandere la gamma di potenziali operazioni. La quarta flotta delle forze navali del Comando meridionale degli Stati Uniti ha fornito, così, il sostegno alle operazioni militari congiunte e combinate del Comando del Sud attraverso l’uso di forze navali in operazioni di cooperazione per la sicurezza marittima, al fine di mantenere l’accessibilità, aumentare l’interoperabilità e costruire partnership permanenti con l’obiettivo di aumentare la sicurezza regionale e promuove la pace, la stabilità e la prosperità nei Caraibi e nelle regioni dell’America centrale e meridionale. Tutto questo, però, dai presidenti di Bolivia e Venezuela è stato percepito come un ipotetico attacco alle loro “democrazie” .