Il vice presidente della Repubblica bolivariana del Venezuela è la seconda più alta carica politica nel governo del Paese e diretto collaboratore del Presidente della Repubblica, secondo la Costituzione, nella quale l’incarico è stato conferito nel 1830 con rivisitazioni nel 1858 e nel 1999.
Dal 4 gennaio 2017, la carica di vicepresidente di Nicolàs Maduro è ricoperta da Tareck El Aissami Maddah, personaggio noto al mondo dell’intelligence americana poiché, alcuni mesi addietro, era entrato nella lista dei sospettati di fare parte della fitta rete di traffico di droga in Venezuela e di mantenere, in contemporanea, stretti legami con l’Iran, la Siria e il partito politico libanese Hezbollah, iscritto nella lista nera dei gruppi terroristici internazionali.
Aeroterror
Chavez e l’ex presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, definirono “Aeroterror” un programma di voli nato nel 2007 e rimasto in vigore fino ad almeno tutto il 2010, dedicato a funzionari governativi con un “permesso speciale”. Un dossier del magazine brasiliano Veja e alcune fonti accreditate del governo degli Stati Uniti, interpellate in merito, rivelano che i voli avrebbero trasportato ingenti quantitativi di droga, armi, denaro e terroristi, lungo rotte interne e internazionali.
Sempre secondo il Veja e le testimonianze di alcuni ex lealisti di Chavez, durante il mandato come ministro degli Interni del governo appunto di Chavez, El Aissami avrebbe partecipato a un “programma clandestino per fornire passaporti venezuelani ai terroristi a Damasco”. L’ex governatore dello Stato di Aragua, in Venezuela, sul Wall Street Journal disse di lui: “E’ un maestro del network mediorientale, da una parte fedele alla ‘rivoluzione cubana’ e dall’altra un ambizioso chavista. El Aissami è un sogno diventato realtà per Teheran e l’Avana, che lo considerano come un personaggio molto influente in Venezuela “.
L’ipotesi di una estesa rete intessuta dai cartelli della droga con Hezbollah
Secondo l’autorevole esperto di contrasto al terrorismo Joseph Humire, autore del libro Iran’s stategic penetration of Latin American, “nel corso degli anni, El Aissami avrebbe sviluppato una rete finanziaria sofisticata e multistrato che funziona come un oleodotto criminale-terrorista che avrebbe portato militanti in Venezuela e nei paesi circostanti, e che avrebbe inviato fondi e droghe dall’America Latina al Medio Oriente”. La rete si sarebbe integrata con quella più estesa dedita al riciclaggio di milioni di dollari e al traffico di tonnellate di cocaina per conto di cartelli della droga colombiani, messicani e Hezbollah.
Proprio nel 2016, infatti, venne divulgata la notizia secondo cui la Drug Enforcement Administration (DEA) ipotizzava che il partito politico libanese Hezbollah, attraverso la sua la rete di traffico di droga internazionale, si sarebbe legato ai cartelli sudamericani e i proventi degli affari illeciti avrebbero finanziato l’acquisto di armi per le attività del gruppo in Siria.
La Oficina de Envigado
L’organizzazione con cui Hezbollah avrebbe organizzato questi traffici si individuerebbe nel cartello “Oficina de Envigado”. Erede dell’impero di Pablo Escobar in Colombia, la Oficina nacque negli anni ottanta e per volontà di Escobar stesso e venne costituita da un insieme di giovani criminali provenienti dai quartieri operai, trasferitisi di seguito a Envigado, un piccolo comune adiacente a Medellin. E’ attualmente composta da un insieme di bande più piccole che alleatesi con quelle “di strada” manterrebbe il controllo del territorio. La complessa rete di affari attraverserebbe l’Europa, da dove milioni di euro di profitti derivanti dalla vendita di droga verrebbero trasportati verso il Medio Oriente attraverso una rete di corrieri. I fondi verrebbero poi re-inviati ai narcotrafficanti in Colombia attraverso i metodi Hawala o Hundi, sistemi di trasferimento informale di valori nei quali le operazioni dei brokers, localizzati principalmente in Medio Oriente, Nord Africa e Corno d’ Africa, si basano unicamente sulla “fiducia” rendendo pressoché impossibile il tracciamento delle operazioni. La DEA ha ipotizzato che una grande quantità di questi proventi avrebbe attraversato il Libano e una “percentuale più che significativa” sarebbe poi rimasta nelle casse di Hezbollah.
Hezbollah e analisi di studio su possibili infiltrazioni in Sud America
Nel febbraio 2015, durante una conferenza della National Defense University (NDU) degli Stati Uniti intitolata “Oltre la convergenza: un mondo senza ordine”, venne divulgata la notizia secondo cui Hezbollah aveva già infiltrato quasi tutto il territorio latino-americano e in parte proprio gli Stati Uniti. In realtà, già il 31 ottobre 2014, l’unità antiterrorismo del Perù trasse in arresto il 28enne Muhammad Amadar, sospettato della pianificazione di un atto terroristico in danno di siti ebraici ed altri obiettivi israeliani, tra i quali l’ambasciata e i consolati. Nell’abitazione del sospetto terrorista, legato ad Hezbollah, le forze di sicurezza sudamericane rinvennero detonatori, polvere da sparo, tritolo ed altri materiali per l’assemblaggio di ordigni esplosivi. Il ministro degli Interni del Perù dell’epoca, Daniel Urresti, emise un comunicato ufficiale sostenendo che “un uomo collegato ad una organizzazione terroristica internazionale” era stato arrestato in base ai rapporti dell’intelligence che avevano rivelato la presenza di una cellula terroristica attiva guidata da Amadar legata alla vasta rete di Hezbollah operante nella zona di confine tra Argentina, Paraguay e Brasile ( la triple frontera ) dove, tra l’altro, è presente un insediamento di popolazione di origine araba.
La “Triple frontiera”
L’area geografica denominata “Triple frontiera”, ospita comunità arabe che costituiscono uno dei più grandi gruppi etnici del TBA e, nel contempo, il flusso migratorio più rilevante del Sud America. Un cospicuo numero di persone di origine araba aveva già ha cominciato ad affluire al TBA nel corso del 1960, soprattutto a Foz do Iguaçu e Ciudad del Este, dove hanno fondato scuole, club e organizzazioni.
Si stima che circa il 90% degli arabi a Foz do Iguaçu e Ciudad del Este sia di origini libanesi, per il restante 10% si tratta principalmente di palestinesi, egiziani e giordani. In quest’area molti immigrati arabi intraprendono attività commerciali in particolare a Ciudad del Este, spesso concentrandosi sull’ importazione ed esportazione di prodotti. La maggior parte della popolazione araba in TBA è di fede musulmana, con una maggioranza di sciiti e una minoranza di musulmani sunniti, a questi si aggiungono gli arabi cristiani del Libano e della Siria, i copti egiziani e i cristiani palestinesi emigrati nella TBA oltre cinquant’anni fa.
L’estremismo islamico da decenni ha messo le proprie radici nei Paesi latino americani e i prossimi anni serviranno ad avallare o meno le ipotesi paventate dalle varie intelligence sul reale ruolo ricoperto dalle organizzazioni estremiste in America Latina.