Urge un nuovo modello di sviluppo economico e, non sarebbe male, anche culturale e valoriale reale.
A fare da richiamo su questi temi ci ha provato Federico Rampini con un interessante articolo apparso il 19 dicembre 2024 su ‘Il Corriere della Sera’ intitolato “Il cobalto del Congo, i giacimenti d’oro del Sudan. Le guerre dimenticate” ed eloquentemente sottotitolato “Mentre in Africa aumenta l’influenza di Cina e Russia, il Sud globale accusa la sensibilità selettiva dell’Occidente”.
Precedentemente aveva non poco fatto scalpore allorché ha denunciato la nuova forma di tentativo di colonialismo, culturale questa volta, portato avanti in Africa dagli USA grazie ad una testimonial d’eccezione, ovverosia alla Vicepresidente Kamala Harris in veste di promoter del nuovo credo veicolato dagli Stati Uniti: quello che Rampini ha definito il frutto delle pressioni della Lobby LGBTQ+.
Lo aveva fatto nel corso della puntata di “In Onda” trasmessa il 1 Agosto 2024 da La7, dove ad un certo punto aveva sottolineato, creando non poco imbarazzo ai conduttori del programma, come in Africa questo nuovo credo fosse stato, contrariamente alle aspettative, percepito e di fatto stigmatizzato: “La lobby LGBTQ+ ha degli addentellati nella sinistra americana che sono molto pericolosi. Vi faccio un esempio.”, aveva detto Rampini con riferimento a quanto avvenuto nel corso della campagna per le Presidenziali USA e nello specifico al recente viaggio in Africa di Kamala Harris.
“Lei”, ha detto Rampini, “è andata in Africa a portare l’agenda della lobby LGBTQ+, pretendendo di imporla in modo arrogante. Questo in Africa è stato percepito come una nuova forma di colonialismo americano. Un tempo arrivavano i missionari per convertire gli Africani al Cristianesimo. Questo non si fa più. Oggi il nuovo volto dell’imperialismo culturale americano è questo. La nuova religione LGBTQ+ che pretende che tutti gli Stati siano allineati, sennò l’America toglie gli aiuti”, il che ha fatto configurare ben poco piacevolmente la cosa come una minaccia in salsa ricattatoria di stampo finanziario.
Il risultato non si è fatto attendere e gli Stati Uniti, certamente non solo per questo, ma sicuramente anche per tale ragione, sono stati ulteriormente estromessi da buona parte dell’Africa come comprova la seguente cartina che rende conto della forte espansione commerciale della Repubblica Popolare Cinese aggiornata al 2020.
Nell’articolo Rampini ha giustamente sottolineato il fatto che da noi, ma non è solo un problema dell’Occidente, si parla di Ucraina e Medio Oriente ma non di altre guerre, delle cosiddette guerre dimenticate per il semplice fatto che il benessere e la ricchezza di alcuni poggiano sulla disperazione e la povertà dei più.
Guerre dì cui non si parla perché sono terre in cui giocano la loro partita gli stessi players di sempre…alcuni estromessi come la Francia che ha vissuto lo sgretolamento della Françafrique, altri come PRC, Federazione Russa ed Emirati Arabi Uniti che si sono ricavati spazi determinati nel Continente Africano .
Se é un “bizzarro” Occidente “selettivo” quello che dimentica le altre guerre che funestano il pianeta, non meno bizzarro e selettivo é l’Oriente dell’emisfero nord del pianeta che tacitamente si trova a porre in essere il medesimo comportamento quando in ballo vi sono il Congo ricco di cobalto e il Sudan con la sua corsa all’oro, bene rifugio per eccellenza in tempi d’inflazione…
C’è un sud del mondo che “brucia” e sull’onda dell’anticolonialismo di fatto vive miseria e guerra e infligge ai popoli crimini quotidiani. Le miniere del Congo, da cui gli States si sono ritirati nel 2020, ora sono sotto diretto controllo della Cina . Miniere in cui i minatori lavorano in condizioni che è eufemistico definire insalubri e nelle quali vengono impiegati persino i bambini: bambini di cui nessuno parla perché i bambini stanno solo a Gaza o nell’Ucraina di Zelensky, ovvero solo nel Donbass a seconda dei casi.
La più grande miniera d’oro in Sudan è degli Emirati Arabi e la Russia e l’Iran vendono i loro armamenti e la prima baratta pure i diritti di estrazione mineraria e il passaggio indenne delle proprie navi verso Suez….
È evidente che vi è la necessità di un nuovo modello di sviluppo economico, ma la cosa non interessa a chi conta veramente: che non sono solo i CEO delle multinazionali Occidentali e neppure solo i CEO delle multinazionali in senso lato, ma pure i comuni fruitori di tutta una serie di dispositivi high tech, green, e/o prodotti fast fashion e via discorrendo.
Purtroppo il grido d’allarme di Rampini è destinato a restare lettera morta in quanto il mondo a tutt’oggi non solo non ha ancora ripensato il modello economico che ha sin qui adottato nonostante tutte le guerre che hanno caratterizzato la storia globale dalla prima rivoluzione industriale alla Cold War, ma non lo ha fatto neppure dopo.
E non lo ha fatto in quanto la fine della Cold War ha segnato la fine del Comunismo non come in quanto, come millantato dalla storiografia ufficiale Occidentale, filosofia liberticida, ma solo quello della forma meno inossidabile di quel capitalismo che a partire dall’idealismo tedesco, figlio della lettura hegeliana della società tedesca della II Rivoluzione Industriale, aveva assunto, grazie all’analisi di Marx, un secondo volto: quello del Capitalismo di Stato dei Paesi che hanno fatta propria la filosofia politica comunista in antitesi a quella liberista dei Paesi occidentali, senza che venisse mossa alcuna critica al concetto di plusvalenza.
Come dovrebbe essere evidente, ma gli economisti e gli studiosi non hanno mai inteso, i due sistemi economici antagonisti, quello comunista e quello liberista, non differiscono in nulla se non per ciò che in linea di principio concerne l’uso di quella plusvalenza di cui nessuno si è occupato per ciò che attiene alla sua liceità.
Entrambi i sistemi economici puntano a realizzare i medesimi obiettivi passando per i medesimi stadi: le uniche differenze risiedono 1) nel fatto che vi è in un caso un imprenditore unico a differenza dell’altro che privilegia l’iniziativa privata e 2) nell’uso della plusvalenza.
Peccato che l’esistenza di un unico imprenditore impedisce che si operi in un regime di concorrenza che fa ristagnare lo sviluppo del sistema produttivo sotto tutti i punti di vista e che in un contesto politico a partito unico la gestione della plusvalenza finisce per privilegiare, comunque là si voglia mettere, gli interessi di una oligarchia ristretta legata al Partito Comunista che amplifica gli effetti negativi che affliggono anche il sistema liberista. L’effetto combinato di questi due aspetti è ciò che ha fatto sì che il sistema economico comunista collassasse prima di quello liberista (che così stando le cose è esso pure destinato al collasso) portando alla fine della Cold War come l’abbiamo vista accadere.
Abbracciato che é stato dai vinti della Cold War il sistema liberista, ecco che gli sfruttati del Sud del mondo di prima sono ancora gli sfruttati di oggi, anche se, per certi aspetti lo sono più oggi di ieri perché ora ciò che sono in grado di offrire é stato militarizzato essendo conteso da più competitors che sono in guerra globale tra loro per definire le proprie aree di competenza a livello regionale e/o più ampio.
Il nuovo feudalesimo che si profila all’orizzonte (perché è questo il New World Order che si sta facendo strada a livello globale) che vede da una parte gli USA, che hanno ridotto la EU al rango di vassallo, e dall’altro il binomio (per ora) Federazione Russa e PRC che punta a fare del Sud del mondo il proprio feudo grazie ai BRICS e comunque con la partecipazione regionale, in primis, di India ed UAE, in questo senso non promette nulla di buono.
Ed infatti, così stando le cose, ad una fetta consistente della popolazione del pianeta terra non resta che altra possibilità che continuare a subire e vivere da schiava senza la benché minima possibilità di emergere da questa condizione in quanto, oltretutto, il divario culturale tra il nord ed il sud del mondo é tale da non poter essere colmato in tempi brevi e men che mai superato, per giunta in una epoca in cui la AI farà la differenza da noi pure limitando il potere politico dei più in quanto resi progressivamente ‘inutili’ dalle macchine e come tali deprivati della forza contrattuale di un tempo.
Il futuro, poi, ci riserva anche un periodo di guerre simil Crociate cui prenderanno parte le ‘eccedenze’ turbolente locali nostrane, un po’ come all’epoca delle Crociate, appunto, che vennero promosse anche per alleggerire la pressione endogena degli esclusi dal potere europei che minacciavano la stabilità dei veri regni continentali.
La storia, come al solito, si ripropone ciclicamente sempre uguale a sé stessa fintanto che non si acquista quella consapevolezza senza la quale nessun cambiamento effettivo è possibile.
Lo capiremo? Ne dubito fortemente anche se tutto è possibile.