Viktor Orban, il leader 55enne del partito Fidesz-Unione civica ungherese, liberale e progressista, corre per ottenere il suo quarto mandato, il terzo consecutivo al governo della repubblica magiara. Oggi in Ungheria si vota e circa 8 milioni di elettori si recheranno alle urne per eleggere il nuovo governo.
Il primo ministro uscente è il favorito
Il premier della destra ungherese, durante il suo ultimo incarico, ha condotto una politica di progressivo avvicinamento alla Russia di Putin, smarcandosi da quelle definite irresponsabili dell’Unione europea. Da alcuni Paesi della Ue è considerato un vero baluardo contro l’invasione di clandestini ed avversa le iniziative delle Ong legate e finanziate da George Soros, ritenendole sconsiderate.
Orban, infatti, è considerato un esempio da seguire nella lotta all’immigrazione, divenendone progressivamente un simbolo. Le incessanti richieste di asilo lo hanno portato alla chiusura dei confini nazionali dirottando i flussi verso Croazia e Serbia, Paesi che, a loro volta, stanno rivedendo le politiche di accoglienza dietro la spinta di un’immigrazione selvaggia che minaccia la sicurezza interna e la stabilità stessa delle società investite da un flusso interminabile.
Orban contro Soros
Visceralmente anticomunista, Orban sembra destinato ad una rielezione ottenuta a furor di popolo, anche e soprattutto in considerazione delle politiche messe in atto durante i suoi mandati che mirano a dare stabilità all’Ungheria, nonostante i ripetuti attacchi di Bruxelles che quasi quotidianamente tenta di coinvolgere il paese magiaro nella presa di responsabilità sulla questione migranti.
Ma il premier ungherese non pare assolutamente attratto dalla sirena europea, anzi, rilancia accusando l’Unione di porre in atto politiche di accoglienza sconsiderate e frutto dell’influenza nefasta di George Soros, il discusso filantropo che a fronte delle iniziative tese a favorire i flussi di migranti, ha ottenuto, proprio dal premier ungherese una legge “ad personam” denominata Stop Soros e indirizzata a contrastare le iniziative del miliardario in favore dell’immigrazione soprattutto quella proveniente dai Paesi islamici.