La vicenda del blocco della piattaforma Eni Saipem 12000 al largo delle coste cipriote rischia di inasprire le tensioni già latenti nei confronti della Turchia, il cui presidente Recep Tayyp Erdogan, parlando oggi al gruppo parlamentare Akp, il partito per la giustizia e lo sviluppo, ha ribadito di non tollerare le attività di trivellazione nell’area di mare denominata “blocco 3”, in cui è impegnata la compagnia italiana proprio al largo delle coste cipriote.
La nave che trasporta la piattaforma, infatti, è ancora ferma a 50 chilometri dal luogo individuato per le trivellazioni esplorative previste dagli accordi tra l’azienda italiana e il governo di Nicosia.
Il governo di Ankara si oppone alle trivellazioni nella zona, poichè contesa dall’amministrazione filo-turca dell’isola dell’Egeo, e non ha esitato a schierare un imponente apparato militare navale allo scopo di bloccare le attività di tutte le compagnia straniere impegnate in quelle acque, compresa l’italiana Eni.
In spregio al diritto internazionale, infatti, la Turchia ha notificato al governo di Nicosia un avviso riferito allo svolgimento di attività militari della propria marina nell’area, il cui termine scadrebbe il 22 febbraio.
L’atteggiamento minaccioso del leader turco si è manifestato nei confronti della presenza di aziende straniere nella zona contesa sino a dichiarare che “raccomandiamo alle compagnie straniere che operano al largo di Cipro di non fidarsi della parte greca e di non essere strumenti di iniziative che superano le loro forze”.
Frasi che allontanano ancor più la Turchia dal resto dell’Europa e che impongono alcune riflessioni anche sull’accoglienza che Erdogan ha ricevuto in Italia durante la sua ultima visita il 5 febbraio scorso. Gli onori tributati sono apparsi quantomeno fuoriluogo rispetto a un personaggio controverso soprattutto per le iniziative in politica estera.
Ma se la memoria non inganna, alla mente ritorna un’altra visita in Italia di un leader assai discusso. Nell’agosto 2010 Muhammar Gheddafi, a Roma ricevette onori spropositati dall’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Al suo ritorno in Libia, però, a poco servì condividere con i suoi concittadini i racconti delle delizie d’Italia, che forse accolsero il racconto come un pugno nello stomaco…