Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha vinto le elezioni presidenziali e parlamentari anticipate con più del 53% dei voti. Dietro di lui, al 30,29%, il candidato repubblicano Muharrem Ince del Chp. A seguire, Meral Aksener della neoformazione nazionalista Iyi Parti con il 7,48%, che è stata superata dal filocurdo Demirtas che ha toccato il 7,6%. “Oggi ha vinto la democrazia”, ha commentato il rieletto Presidente turco. Dopo 15 anni e la richiesta di poteri più incisivi, Erdogan è ancora il capo della Turchia. Nonostante sia stato un voto controverso, contornato da non pochi attacchi e polemiche, l’affluenza alle urne è stata alta.
Una vittoria amara
Nonostante il successo personale, Erdogan deve fare i conti con il calo registrato dal suo partito Akp passato dal 49,5% ottenuto nelle elezioni di novembre 2015, al 42,4% di ieri. Un declino pari al 7% che lascia un po’ di amore in bocca al Sultano che ha ammesso: Non abbiamo raggiunto il nostro risultato”.
I sondaggi
In base ai dati raccolti dalla Foresight Danismanlik per conto di Bloomberg, Erdogan era dato al 50,8%, quindi vincente al primo turno, 20 punti avanti rispetto allo sfidante repubblicano Ince (Chp), al 30,1%.
Le proteste e i presunti brogli
Una Istanbul blindatissima quella del 24 giugno. Per garantire la sicurezza, sono stati schierati 40mila poliziotti e 6mila gendarmi. Si è parlato di disordini e proteste, ma non sono stati riportati momenti di tensione incontrollata all’interno dei grandi centri abitati. “Ci sono giunte molte lamentele soprattutto nella provincia di Sanliurfa, nel sud-est”, ha dichiarato il portavoce del Chp, Bülent Tezcan, durante una conferenza stampa nella sede del principale partito di opposizione ad Ankara. Secondo il Chp sarebbero state messe delle schede elettorali a favore di Erdogan ancor prima dell’apertura dei seggi.
Fermati quattro italiani
E nella parte sud est del paese sono stati fermati 4 italiani, insieme a loro 3 francesi e 3 tedeschi. Secondo il corrispondente del Daily Sabah, Mehmet Solmaz, avrebbero provato ad interferire nelle operazioni di voto, nonostante si siano identificati come osservatori dell’Osce. Dopo poche ore tre dei quattro italiani sono stati rilasciati.