a cura di Raja
“Volevo vedere quanto fosse facile per le persone che avevano interesse per il terrorismo, ottenere informazioni online” (Guardian). Lloyd Gunton, il 17enne gallese che il 2 marzo è stato condannato all’ergastolo per aver pianificato un attentato terroristico a Cardiff il 30 giugno dello scorso anno, ha dichiarato al processo di non possedere copie del Corano, di non credere nell’Islam e di mangiare regolarmente prosciutto. Nonostante queste ammissioni, le sue intenzioni, durante il concerto del cantante Justin Bieber al Principality Stadium di Cardiff, rischiavano di seguire il medesimo copione della strage nella Manchester Arena del 22 maggio, in cui persero la vita 22 persone e 120 rimasero ferite.
Munito di martello e coltello, pianificava di uccidere i “miscredenti” per le strade di Cardiff
Nella sua abitazione la polizia trovò una lettera di candidatura al “martirio”, in cui Gunton esternava le motivazioni del suo intento: “Sono un soldato dello Stato islamico. Oggi ho attaccato Cardiff perché il governo continua a bombardare in Siria e in Iraq. In futuro ci saranno altre azioni”. Arrestato alcune ore prima dell’azione premeditata, nella sua casa a Llantrisant, nel Galles meridionale, il 17enne possedeva una patente provvisoria per l’automobile e pianificava di rubare un veicolo per usarlo come ariete per commettere la strage dopo aver massacrato con armi portatili il maggior numero di persone.
I suoi post su Instagram, il cui account aveva come password “truck attack” (attacco con camion), redatti in lingua inglese e arabo e strettamente connessi alla propaganda online dell’Isis, misero in allerta le autorità. Le indagini sulle ricerche effettuate sul web dal giovane facevano trapelare il suo interesse per le modalità, i luoghi e gli obiettivi da colpire secondo i canoni degli jihadisti più esperti.
Gunton ha anche affermato ai giudici di aver dialogato con un altro adepto dell’Isis tramite lo stesso social network: “Disse che aveva bisogno di commettere un attacco terroristico, se volesse andare in paradiso”.
L’interesse per l’estremismo violento
Già nell’estate 2016 aveva manifestato interesse per l’estremismo violento attraverso ricerche sul web mirate come “attacchi terroristici Isis”, “come creare un attacco terroristico”, “guidare un camion in una folla di persone”, “risposta armata della polizia britannica” e “come ci si sente ad essere colpiti con una pistola”. Nel giugno 2017, le ricerche effettuate da Gunton riguardavano principalmente i target da colpire, programmando l’itinerario con una sorta di percorso virtuale nel sito del Principality Stadium e in altri luoghi d’intrattenimento e di interesse culturale, tra cui Castle Quarter, New Theatre, Capitol Shopping Centre e la Central Library, tutti nell’area metropolitana di Cardiff. Ma l’interesse del giovane andava anche agli esiti degli attacchi perpetrati a Nizza il 14 luglio 2016 e Berlino il successivo 19 dicembre.
Lo spettro autistico
Lloyd Gunton, è stato riconosciuto affetto da un “disturbo dello spettro autistico, che comprende una sintomatologia complessa, creando problemi nella comunicazione e interazione sociale e portare difficoltà nel creare e mantenere rapporti, mantenere un lavoro e praticare normali azioni giornaliere”. Il giudice Mark Wall, durante il processo, non ha ignorato la patologia riconosciuta al giovane, ma ha affermato di essersi pronunciato in base alla certezza di una reale premeditazione della strage che il ragazzo stava per compiere. Il tribunale di Birmingham ha dunque inflitto all’imputato il massimo della pena prevista evidenziando, inoltre, che qualsiasi applicazione di pene alternative non potrà essere valutata prima che siano stati scontati almeno 11 anni di reclusione.
Il profilo Facebook
Le frasi sconnesse pronunciate da Gunton durante il processo e la premeditazione di ogni singolo dettaglio riguardante il giorno in cui aveva intenzione di mettere in atto una strage, risultano incoerenti e non bastevoli a dipingere un quadro esaustivo sulla personalità del ragazzo. Sul profilo Facebook, appare come un comune 17enne, anche se la pubblicazione di un’immagine contenente in primo piano la parola “Adamant”, inflessibile (riferibile a un sistema di criptazione di chat utilizzato prevalentemente da cyber jihadisti) precede un lungo botta e risposta di commenti, in cui Gunton scrive che “è meglio l’ironia piuttosto che buttare giù le persone”, e di “guardare il sito in riferimento prima di giudicare, che il modo di prendere la ‘cosa’ con calma è quella di aprirsi e di ‘patteggiare’ con la depressione”. L’amico con cui stava commentando, scrive che, suo parere, il sito in questione non è molto attendibile, e che non risulta efficace per i loro fini.
Talvolta la persona affetta da autismo tende ad astrarsi dalla realtà per isolarsi in una sorta di “mondo virtuale”, in cui si sente di vivere a tutti gli effetti (dialogando talora con personaggi inventati). Pur mantenendo in molti casi la consapevolezza del proprio fantasticare, è con fatica e solo con delle sollecitazioni esterne (suoni improvvisi, richiami di altre persone) che riesce a essere in varia misura partecipe nella vita di gruppo.
Lloyd Gunton appare come un soggetto privo di critica e autocritica, che non èpienamente consapevole delle sue intenzioni. MA ciò che ancora una volta emerge da questa storia, è l’influenza esercitata sul web dalla propaganda terroristica che risulta sicuramente efficace su individui con una pregressa e/o attuale difficoltà sul discernimento e la comprensione dei temi, con il rischio reale che un mancato intervento di censura sui siti di riferimento provochi ulteriori propagazioni di sindromi emulatorie.