Nominato il successore di al Baghdadi, lo spietato leader dell’Isis che pare sia ancora vivo ma non in buona salute. Nell’agosto scorso, infatti, il califfo Abu Bakr al Baghdadi, segnalato in Siria ma seriamente ferito durante un attacco a Deir ez Zor, avrebbe provveduto alla nomina del suo successore alla guida del Daesh. L’agenzia Amaq, legata allo Stato islamico, il 7 agosto aveva comunicato la decisione di al Baghdadi di incoronare un ex ufficiale dell’esercito iracheno di Saddam Hussein, Abu Abdullah al Qardash, noto anche come Haji Abdullah, salito nei ranghi dello Stato islamico in forza della profonda conoscenza dell’Islam coltivata durante il corso di laurea in scienze islamiche ottenuta a Mosul e alla sua autorevolezza e popolarità dimostrate nei confronti dei miliziani dell’Isis.
Detenuto a Camp Bucca con al Baghdadi
Nel 2004 al Qardash ha condiviso con al Baghdadi il periodo di detenzione al Camp Bucca a Bassora, gestito dagli Usa, dove erano stati rinchiusi per i loro legami con al Qaeda. Durante la detenzione al Baghdadi aveva provveduto a stringere alleanze con altri prigionieri e a coltivare la strategia che lo avrebbe portato alla creazione del Califfato seguendo il percorso già parzialmente tracciato da Abu Musab al Zarqawi nel periodo di “al Qaeda in Iraq” (poi tramutatasi in Stato islamico dell’Iraq e del Levante) interrottosi con la morte del terrorista giordano nel 2006 a Baquba.
Il successore di al Baghdadi osteggiato dai “puristi” all’interno dell’Isis
La presunta nomina di al Qardash, iracheno ma di origine turkmena, non è stata scevra da critiche da parte di una fetta di appartenenti al Daesh. L’indiscusso leader al Baghdadi vantava, infatti, una discendenza diretta dal clan dei Qurayshi dal quale proveniva il profeta Maometto. Riconoscimento che forniva ulteriore carisma all’autoproclamato Califfo, mentre è considerato di gran lunga inferiore quello del successore al Qardash, osteggiato dai “puristi” all’interno dello Stato islamico e da una parte di miliziani “stranieri”, soprattutto i tunisini.
Nonostante la nomina del successore, al Baghdadi continuerebbe a guidare lo Stato islamico
Ma nonostante le precarie condizioni di salute (diabete, ipertensione e parziale paralisi agli arti inferiori) al Baghdadi continuerebbe, comunque, a guidare lo Stato islamico, perorando e pianificando nuovi attacchi in Occidente e la difesa delle ultime sacche di territorio in mano ai miliziani nell’area siro-irachena. Apparso in un video nell’aprile di quest’anno, il Califfo ha avviato una parziale riscossa attuata dai suoi fedelissimi con una serie di attacchi portati a termine dall’Afghanistan all’Iraq, anche allo scopo di dimostrare che, nonostante la cocente sconfitta patita nei vari teatri di guerra, l’Isis continuerà ad esistere non più come organizzazione stanziale ma come un rinnovato network terroristico.
A dimostrazione della volontà di rilancio di nuove iniziative, nell’ultima serie di video Intitolata “The Best Outcome is for the Pious”, diffusa nei mesi estivi, è stata rinnovata la bai’ah (promessa di fedeltà) ad al-Baghdadi da parte dei militanti di ben dodici paesi. Questo a sostegno della tesi di una rinnovata gemmazione delle cellule terroristiche che, al pari di quelle di al Qaeda, tenteranno di mostrare il loro potenziale offensivo con azioni a “macchia di leopardo”, anche per dare credito all’ampia propaganda diffusa sui social network ed avviare il reclutamento di nuove leve del terrore da allevare nei bacini che vanno dal Mozambico al Burkina Faso, terreni fertili dove il seme maligno dell’estremismo islamico pare avere attecchito in ampi strati delle popolazioni.