L’erede al trono di Al Qaeda, Hamza bin Laden, sarebbe morto. A riferirlo è la rete americana Nbc, citando fonti dell’intelligence statunitense. Nel report del network d’oltreoceano non vengono, comunque, riportati ulteriori dettagli sul decesso del figlio di Oussama.
Il “principe ereditario” della jihad, negli ultimi anni, avrebbe assunto un ruolo di primo piano nella riorganizzazione di Al Qaeda in funzione anti-occidentale, spalleggiato dal riconosciuto leader religioso Aymen al Zawahiri, divulgando audio-messaggi di minaccia contro Stati Uniti ed Israele con i quali spronava i mujaheddin a scagliarsi contro i nemici di sempre.
Nel suo ultimo messaggio, risalente al 2018, invitava la popolazione della Penisola arabica a ribellarsi contro il governo tirannico di Riad, accusandolo di miscredenza e di un incauto avvicinamento ad Israele.
Alcuni interventi di Hamza, in ultimo un messaggio del 2015, avevano indotto a pensare a una comunione di intenti con l’Isis, invitando Abu Bakr al Baghdadi ad unire le forze a quelle di al Qaeda in una comune prospettiva di lotta contro l’Occidente.
Ma l’obiettivo principale dell’erede di Oussama, è da sempre stata la vendetta contro gli Stati Uniti per l’uccisione del padre, avvenuta nel 2011 nel covo di Abbottabad, in Pakistan ad opera dei Navy seals americani.
Secondo fonti britanniche, inoltre, Hamza avrebbe sposato la figlia di Mohamed Atta, il capo dei dirottatori dell’11/9, spostandosi, dopo il matrimonio, in Afghanistan.
Lo stratega dell’11/9 pronto a collaborare in cambio della vita
Khalid Sheikh Mohammed, l’ideatore dei piani per il compimento degli attacchi simultanei dell’11 settembre 2001, si è dichiarato disposto a collaborare con le autorità statunitensi, in cambio di una revisione della richiesta di sentenza di morte che verrebbe avanzata nei suoi confronti da parte della pubblica accusa americana nel processo che lo vede coinvolto.
Il braccio destro di Oussama bin Laden, infatti, ha tenuto a sottolineare che le sue deposizioni andrebbero a coinvolgere le leadership saudite all’epoca dei fatti.
Inizialmente, l’accusato, si era rifiutato di proporre qualsiasi deposizione ma, condotto a più miti consigli dai suoi avvocati, avrebbe infine accettato di fornire la sua versione sulla tragica vicenda.
Il cosiddetto piano “Bojinka”, ideato nel lontano 1995 dall’organizzazione pan-jihadista Abu Sayyaf, prevedeva l’esplosione in volo di diversi aerei di linea americani, ma Khalid Sheikh Mohammed stabilì di utilizzare gli aviogetti come vere e proprie bombe volanti dirottandoli contro gli obiettivi civili di New York e Washington.