La caduta di Raqqa, città simbolo e capitale dello Stato islamico dal 2015, può effettivamente segnare la fine di un progetto dell’islamismo di stampo salafita per porre le basi di un futuro califfato universale, ma di fatto non deve fare abbassare la guardia di fronte ai rischi legati ad un rigurgito di violenza sugli scenari europei, più in generale in Occidente.
Durante i primi sedici mesi di egemonia sui territori conquistati, il Daesh aveva più volte emanato proclami rivolti ai musulmani di tutto il mondo invitandoli a emigrare nel neonato Califfato e, come i numeri hanno dimostrato, molti accoliti avevano risposto all’invito unendosi alle forze di Al Baghdadi e trovando ospitalità anche per le proprie famiglie.
Ma la chiusura del confine turco, nell’ottobre 2016, disposta da Erdogan sotto una crescente pressione internazionale, segnò un’inversione di tendenza nella strategia dei vertici dell’Isis, contringendoli a rivedere le scelte in favore di un invito ai mujahed oltre confine a rimanere nei Paesi ospitanti e a colpirli dall’interno.
La scia di sangue che ne è seguita in Europa, con gli attentati di Manchester, Londra e Barcellona, solo per citarne alcuni, è un esempio lampante dell’obbedienza cieca o, se vogliamo, di una sorta di bieco protagonismo, che i seguaci di Al Baghdadi hanno voluto mostrare, sia quale atto di forza nei confronti dell’Occidente miscredente, sia quale segnale di una vitale continuità nonostante le sconfitte militari subite.
Proprio per una questione legata alla sopravvivenza dell’organizzazione, i miliziani stranieri che hanno aderito ai folli progetti del Daesh, avranno il compito di sopravvivere alla caduta del Califfato e, attraverso l’opera di propaganda nei Paesi di origine, formare nuove cellule di reclutati disposti a votarsi alla jihad che andranno ad aggiungersi a quelle già presenti e ramificate nel Continente.
La gemmazione di nuclei operativamente autonomi e indipendenti dalla catena di comando dell’Isis, interrottasi con la caduta di Raqqa, è il vero pericolo da tenere in debita considerazione in relazione all’evoluzione della minaccia in Europa, anche in considerazione del supporto logistico che le formazioni jihadiste occidentali hanno preventivamente sviluppato durante questi anni con l’appoggio dei convertiti e degli islamisti locali.