L’Isis opera solo a livello militare contro le forze di sicurezza egiziane, resistendo agli attacchi dell’esercito di Al Sisi. Almeno stando a quanto assicurano alcune fonti che parlano di un Daesh intenzionato ad estendere la sua influenza anche nel campo sociale e politico dell’Egitto.
La presenza dell’Isis in Egitto
I capi della Wilayat Sinai rappresentano il Daesh sul territorio e sono capaci di imporre la propria volontà sui residenti per istituire un regime islamico secondo la sua particolare visione religiosa. L’organizzazione gestisce un dipartimento Hisba, la polizia religiosa, incaricato di imporre la Sha’aria e di mettere in atto le misure di coercizione e di punizione imposte dalla stretta osservanza della dottrina radicale secondo il principio di “promuovere la virtù e prevenire il vizio”.
Il capo del dipartimento dell’Isba Sinai ha dichiarato in un’intervista che i suoi uomini si impegnano nell’attività quotidiana di educare e predicare la difesa dei dettami dell’Islam, di evitare pratiche proibite e di applicare rigorosamente i divieti. Tuttavia, fino a poco tempo fa l’organizzazione raramente ha fornito prove evidenti del suo predominio. La propaganda dell’Isis, costituita soprattutto da video, immagini e comunicati, si concentra quasi interamente su questioni militari, attacchi, formazione e vita quotidiana dei suoi combattenti. Il 28 marzo 2017, la Wilayat Sinai ha pubblicato il video, “La Luce della Sha’aria”, che per la prima volta ha presentato le sue attività. Il filmato mostra l’applicazione dei divieti di fumo e droghe e la punizione dei contrabbandieri di tali merci, ed inoltre, la distruzione di televisori, antenne satellitari e tombe. I contenuti del filmato ricalcano quelli di altre aree in cui l’organizzazione ha un sostanziale controllo. In queste province espone le sue attività sociali tra cui la carità, la restaurazione di infrastrutture, il proselitismo religioso, come le lezioni di Corano per i bambini e le classi di religione e teologia per gli adulti, sottolineando come la routine quotidiana si svolga in maniera estremamente pacifica.
Va rilevato che, mentre in altre province del Califfato i contatti dell’organizzazione con la popolazione locale, comprese le attività legate a religione, società, legge, infrastrutture e benessere, sono condotte da membri facilmente riconoscibili, nel Sinai i miliziani sono generalmente mascherati e armati, indicando che l’Isis ancora tratta i locali con diffidenza e considera rischioso agire a volto scoperto per i rischi legati ad una identificazione da parte del Mukhabarat egiziano.
Daesh alla conquista del Sinai
L’Isis cerca di presentare la penisola del Sinai come parte integrante del Califfato ed in questo senso, sul profilo Telegram associato alla provincia ‘Isis Sinai’, si legge: “Sia lode ad Allah, ci sono diversi villaggi [nel Sinai settentrionale] in cui vengono attuati Sha’aria e hudud [punizioni coraniche], Dio e la Hisba operano in modo meraviglioso. Grazie a Allah, non c’è oppressione e le orde dell’esercito [egiziano] non possono entrare [in questi villaggi], grazie ai leoni del Sinai”.
Abu Hajer Al-Shami, il governatore di ‘Isis Sinai’, ha dichiarato, in un’intervista al magazine web Al-Naba, che l’organizzazione ha già realizzato l’applicazione totale della Sha’aria estendendola a tutto il Sinai.
Il direttore della polizia religiosa, sempre di ‘Isis Sinai ‘, ha anche rilasciato un’intervista ad Al-Naba in cui ha descritto la provincia come una vera e propria entità amministrativa composta da dipartimenti con diverse responsabilità, simili alle altre province Isis. Gli attivisti del Daesh, ha affermato, attuano e applicano severamente la legge islamica: “Uno dei doni concessi da Allah ai suoi adoratori, i mujahideen nella provincia del Sinai, è di permettere a tutti di fare propria la Sua parola per combattere allo scopo di imporla e resistere agli attacchi degli ebrei e degli infedeli. Dopo tutti i complotti, la provincia del Sinai è cresciuta sempre più forte e più dura. I soldati sono aumentati, continuano a combattere come un solo uomo contro tutti gli infedeli e attuano la legge del Signore di tutti i Mondi dovunque la loro mano possa raggiungere e quanto più possibile”.
Nel suo video, “La Luce della Sha’aria”, l’Isis Sinai ha pubblicato le immagini della sua guerra contro sigarette e droghe. L’imam Abu Al-Miqdad Al-Masri, tramite un altoparlante, ha annunciato alla popolazione di Al Arish che “le sigarette sono vietate nella legge islamica in quanto provocano sprechi di denaro e perdita di vite umane”. Il video mostra, inoltre, i miliziani dell’Isus mentre trascinano alcuni contrabbandieri di sigarette fuori dalle loro case e li fucilano.
Anche il profilo Telegram “Ajel min Sina” ha comunicato che ad Al-‘Arish i membri della polizia islamica avrebbero effettuato veri e propri raid nelle tabaccherie del quartiere “Al-Samran”, confiscando sigarette ed ammonendo i giovani a non fumare. Avrebbero, inoltre, confiscato i dischi rigidi delle telecamere di sicurezza dei negozi ed avvisato i commercianti di non puntarle sulla strada principale.
Le limitazioni alle donne nel nuovo dominio del Califfato
I membri dell’Isis hanno recentemente cominciato ad imporre un rigoroso codice relativo all’uso di abiti islamici per le donne. Il 22 febbraio, l’Isis ha istituito un posto di blocco sulla strada Al-‘Arish-Rafah, fermando un autobus pieno di insegnanti ed alunne per contestare il loro modo di vestire. Hanno chiesto alle donne e alle ragazze di indossare un abito islamico, coprire i loro volti con un niqab e avvertito loro di non esporre i loro visi in pubblico. Si sarebbero presentati come membri dell’organizzazione per la promozione della virtù nella provincia del Sinai. Secondo una testimonianza, avrebbero fissato un ultimatum di due giorni dopo il quale tutti gli insegnanti che non avrebbero indossato il niqab sarebbero state punite.
Le difficoltà dell’Egitto di riprendere i territori caduti in mano all’Isis
Negli ultimi giorni, ad ogni buon conto, il Daesh ha continuato nella sua guerra contro le forze egiziane distruggendo numerosi veicoli ed uccidendo almeno un centinaio tra soldati e guardie di confine in numerosi agguati lungo la direttice Il Cairo-Al Arish-Rafah.
L’esercito di al Sisi sembra incapace di riconquistare i vasti territori caduti in mano ai miliziani di Al Baghdadi, e solo un’offensiva con un massiccio impiego di uomini e mezzi renderebbe possibile un effettivo controllo della penisola del Sinai. Da contro, il Daesh sfrutta a dovere le potenzialità logistiche soprattutto della città di al Arish. Un luogo che gioca un ruolo chiave per lo spostamento di migliaia di miliziani provenienti dalla Siria e diretti ai fronti del nord Africa, con i rischi legati ai viaggi dei barconi verso l’Europa, che durante la stagione estiva si moltiplicano e possono essere sfruttati al meglio per approdare nell’indifeso Occidente.
L’asse Egitto-Hamas
Di recente si è assistito ad una crescita dei segnali di ravvicinamento tra l‘Egitto e Hamas, iniziati con una visita dei funzionari dell’organizzazione mediorientale a Il Cairo i primi giorni di febbraio.
Toni decisamente concilianti, rispetto al passato, sono stati adottati dai funzionari di Hamas nei confronti dell’Egitto in cambio di un allentamento delle restrizioni al passaggio dei palestinesi attraverso il valico di Rafah. Allo stesso tempo, Izzat Al-Rishq, funzionario di Hamas, ha voluto chiarire che un rinsaldamento delle relazioni Hamas-Egitto non andrebbe a discapito dei rapporti del movimento con altri elementi, altri paesi arabi o l’Iran. L’Egitto, da parte sua, non ha comunque assicurato alcuna concessione nella sua guerra contro le gallerie per il contrabbando sul confine di Gaza e continua a inondarle e distruggerle.
Dopo la scoperta di numerosi cunicoli da parte dell’esercito egiziano, il quotidiano indipendente Al-Masri Al-Yawm, ha pubblicato diversi articoli che hanno condannato Hamas per l’utilizzo dei tunnel per il contrabbando di armi, terroristi e fondi, che compromettono la sicurezza dell’Egitto anche, e soprattutto, in favore dello Stato Islamico che si avvale, già da tempo, dei passaggi tra la Striscia di Gaza ed il Sinai per lo spostamento di uomini e materiali verso la penisola egiziana.