Autobombe in Francia, perché senza innesco? Attentati a New York, perché a basso potenziale? Le finalità potrebbero essere connesse a motivazioni diverse: creare panico indiscriminato, tastare le reazioni, errore degli attentatori o creazione di diversivi rispetto ai reali obiettivi. Eppure, soprattutto i rinvenimenti delle auto riempite di bombole di gas, posizionate nelle immediate vicinanze di obiettivi sensibili, dovrebbero far riflettere. Target molteplici, facilità di posizionamento e spese irrisorie per la composizione degli ordigni.
Tali caratteristiche indurrebbero a pensare realmente alla possibilità di un grosso attacco in Europa, qualcosa che farà passare in secondo piano addirittura il ricordo dell’11 settembre. Tolto l’impossibile, ciò che rimane, anche se improbabile, deve essere la verità, scriveva all’inizio del ‘900 sir Artur Conan Doyle, e l’ipotesi di una grande offensiva invernale dell’Isis è tutt’altro che impossibile. Svariate fonti di intelligence concordano sulla reale possibilità che il Califfato abbia sviluppato i piani per un attacco su larga scala e che il pericolo sia effettivamente imminente.
Gli attentati di Parigi e Bruxelles avrebbero rappresentato solo una prova generale, perché in preparazione ci sarebbe una sorta di attacco a sciame, uno swarm attack, simultaneo in diverse città per ottenere un effetto shock micidiale, tale da mettere psicologicamente in ginocchio un continente. Una strategia d’impatto devastante. E purtroppo ci sono tutti i segnali per un grosso attacco che potrebbe anche essere di tipo batteriologico, visti anche gli ultimi messaggi diffusi in rete che mirano a motivare ulteriormente, ed in tal senso, i miliziani.
Una nuova guida fatta circolare sul web dalla Media Foundation Nashir e diretta in modo specifico ai lone wolves, suggerisce di comporre bombe sporche utilizzando componenti facilmente reperibili, come veleno per topi, semi di ricino (che contengono ricina) e piante velenose per infliggere ingenti perdite soprattutto tra i bambini che offrono una debole resistenza al veleno naturale. Tutto ciò, unito alla constatazione dell’ingresso di circa 4.000 miliziani che dalla Turchia, dai Balcani e dalle coste libiche in Europa per formare cellule dormienti in attesa di un ordine, indurrebbe a pensare che una controffensiva dell’Isis in Europa è imminente. Dissimularsi, conoscere, infiltrarsi e colpire. Quattro aspetti contigui tra loro che rappresentano la strategia del Califfato ed in passato quella di Al Qaeda, ma non solo.
Il segreto dell’indottrinamento e dell’addestramento delle cellule risiede nel micidiale mix proposto tra esegesi coranica e gli scritti di Von Clausevitz e Sun Tzu allo scopo di indirizzare le attività dei mujaheddin stanziati in Occidente riesumando anche i canoni della Taqyyia, l’arte della dissimulazione proposta da alcuni versi del Corano. “Sia che nascondiate quel che avete in cuore, o che lo rendiate manifesto, Iddio lo conosce, e conosce ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra, e Iddio è sovra ogni cosa Onnipotente” (Corano, Sura Al Imran, versetto 29). La capacità di inculcare tali concetti negli aspiranti martiri è insita nello stretto legame tra Jihad e Corano, che le interpretazioni distorte proposte da imam autoproclamati riescono ad esprimere e divulgare. Questo tipo di indottrinamento è essenzialmente diretto a convincere i prescelti della necessità di aderire alla causa poiché essa è parte integrante del disegno divino. E’ proprio attraverso la rilettura e l’approfondimento delle tematiche che inducono il nemico a volerci colpire che si può pensare di giungere a proporre ipotesi verosimili, prescindendo dalle fonti a cui gli estremisti attingono con voluttà. “Dio ha prescritto di fare bene tutte le cose: così se uccidete, uccidete bene; e se sgozzate, sgozzate bene. Che la lama sia ben affilata e che non si faccia soffrire l’animale che si uccide”. (Hadith del Profeta Muhammad riferito da Abu Yala Shaddad ibn Aws).
Il modello palestinese dell’intifada dei coltelli, già ripreso e divulgato con la rivista online dell’Isis Rumiya, già da alcune settimane è stato importato dai miliziani che operano nel nostro continente con il ferimento di numerosi agenti delle forze di polizia, solo in ultimo a Bruxelles. Ma sebbene l’attuazione di micro attentati tenti di supplire, almeno superficialmente, alle sconfitte militari del Califfato, le possibilità di realizzazione di un attacco multiplo in Europa, sono tutt’altro che remote.