E’ alta la preoccupazione in Francia circa il crescente fenomeno della radicalizzazione islamista nell’ambito dell’amministrazione statale, forze di polizia, forze armate e servizi pubblici. L’allarme è stato lanciato con un rapporto stilato da alcuni esponenti dell’Assemblea nazionale dove si afferma che estremisti islamici e jihadisti si sono infiltrati nei servizi pubblici di tutta la Francia e di altre nazioni europee con l’intenzione di contribuire a islamizzarle, anche con l’uso della violenza.
Per la redazione del rapporto, compilato dai deputati Éric Diard, dei repubblicani conservatori, ed Éric Poulliat, della République En Marche del presidente Emmanuel Macron, sono stati interpellati alti funzionari, ricercatori, esponenti delle forze di polizia e vigili del fuoco in merito al fenomeno della radicalizzazione islamista e sul legame del fenomeno con l’apertura delle frontiere dell’Unione europea che ha provocato l’accesso indiscriminato, senza restrizioni o controlli, di centinaia di soggetti a rischio.
I servizi pubblici infiltrati da islamisti radicali
Le dichiarazioni rilasciate nel mese di dicembre al canale free-to-air francese CNews dal deputato all’assemblea nazionale, Eric Diard, hanno fatto elevare ulteriormente il livello di allarme. Secondo il politico, infatti, i servizi pubblici sarebbero “infiltrati da islamisti radicali”, così come la Gendarmerie, la Police nationale e penitenziaria e l’Esercito. Interpellato sulle possibili soluzioni al problema, il parlamentare ha dichiarato che le forze dell’ordine, pur identificando i sospetti e proponendo sanzioni o misure restrittive nei loro confronti, vengono spesso osteggiati dai tribunali amministrativi ai quali i sospettati ricorrono sempre più spesso. I relatori del rapporto informativo dell’Assemblea nazionale, Diard e Poulliat, sottolineano, che tale report sull’infiltrazione dell’Islam radicale, presenta aspetti inquietanti. Per sette mesi hanno, infatti, raccolto informazioni e segnalazioni sul fenomeno informando il parlamento con cinquanta audizioni in relazione allo studio compiuto.
Atti recenti di terrorismo in Francia
Nel 2018, un rapporto di intelligence delle agenzie di sicurezza della Francia ha rivelato che un ufficiale di polizia incaricato della sicurezza per il personale della rivista Charlie Hebdo si sarebbe radicalizzato dopo lo studio di materiale di propaganda dell’Islam radicale e di propaganda jihadista. Il 28 dicembre 2018 un gendarme viene arrestato alla stazione ferroviaria di Lione mentre trasporta esplosivi, incriminato e posto in custodia cautelare. Ex legionario era uno specialista di esplosivi, ma le sue motivazioni rimangono, ancora oggi, poco chiare. Nel gennaio 2019, tre collaboratori carcerari, segnalati con la “fiche S” e in servizio vicino a Tolosa, sono finiti sotto la lente degli investigatori. Tutti sono stati sottoposti a perquisizione, anche grazie alle delazioni dei loro colleghi che avevano notato alcuni “strani” comportamenti palesati dai tre che facevano pensare ad una loro adesione all’ islam radicale. Il gruppo era stato soprannominato dai colleghi di lavoro come “la banda barbuta” o “la squadra Daesh”. I tre uomini vengono successivamente destinati ad altri incarichi e sedi della regione, pur non subendo alcuna sanzione, ma per gli investigatori sarebbero parte di un più nutrito gruppo composto da altri funzionari sospettati e segnalati per comportamenti “ambigui”.
La “dissimulazione” come modus operandi del terrorismo
Il quotidiano francese “Le Figaro” documenta il progresso dell’Islam radicale in corso in Francia da decenni, che ha fatto registrare ben 21.039 persone segnalate nel file di trattamento dei rapporti per la prevenzione della radicalizzazione di carattere terroristico, tra i quali 10.092 attivi. Tra questi, più di 1500 sono i soggetti che esercitano o hanno esercitato una o più professioni definite “sensibili “per la natura dell’attività svolta, per la maggior parte, l’amministrazione o i servizi pubblici.
È appena il caso di ricordare come le tecnica di dissimulazione, in arabo taqyyia, posta in essere da soggetti radicalizzati, è da sempre la tattica più utilizzata per la loro infiltrazione nel tessuto sociale occidentale. In particolare modo, al Qaeda e Isis hanno utilizzato questo tipo di tecnica con successo. Il network jihadista del defunto bin Laden, a partire dagli attentatori dell’11/9/2001, mentre quello di al Baghdadi, con gli attentati di Bruxelles e Parigi, tutti compiuti da soggetti stanziati o integrati in Europa che, al momento opportuno, sono entrati in azione senza palesare alcun comportamento sospetto, con risultati funesti.