Terrorismo: in Europa si dorme il sonno dei giusti.
Mentre in Medio Oriente la tensione è alta, così come la soglia dell’attenzione delle Forze di sicurezza soprattutto israeliane, in Europa si dorme il “sonno dei giusti”. Le centinaia di migliaia di clandestini che quotidianamente sbarcano sulle nostre coste, senza essere in alcun modo ostacolati, furoreggiano nelle nostre città con stupri, violenze, spaccio e rapine. Ma non solo. Tra loro presenze inquietanti di islamisti, se non jihadisti reduci dai vari fronti mediorientali, fatto già da noi segnalato in tempi non sospetti.
E così in Europa, dove tra mini attentati, attentatori psicolabili e interi quartieri diventati “sha’aria zone”, i cittadini della reietta “Unione” subiscono le conseguenze di una politica disastrosa e di leggi non adeguate all’emergenza.
Solo ieri (4 maggio 2023), in Belgio sette persone sono state arrestate con l’accusa di attività terroristica collegata all’Isis. Lo ha comunicato la Polizia giudiziaria federale delle Fiandre orientali confermando che i sette avevano in animo di preparare un attentato terroristico nel Paese. Sono state, quindi, effettuate nove perquisizioni tra le città di Roeselare, Menen, Ostenda, Wevelgem e Gand. Le accuse specifiche sono “tentato omicidio, partecipazione alle attività di un gruppo terroristico e preparazione di un attentato”. Quasi tutti i sospettati sono di origine cecena (tra loro tre hanno anche la nazionalità belga) e appartengono a un gruppo di ferventi sostenitori del Daesh.
Il 26 aprile ad Amburgo erano stati tratti in arresto due siriani, rispettivamente di 24 e 28 anni. Secondo la portavoce dell’ufficio del pubblico ministero competente, avevano pianificato di condurre un attentato esplosivo per “portare con sé quanti più infedeli possibile fino alla morte”. Per portare a termine l’attacco suicida, si erano muniti di una cintura esplosiva che il 28enne avrebbe composto acquistando diverse sostanze di libera vendita reperibili sulla piattaforma online Ebay e altri fornitori occasionali. La Polizia tedesca è intervenuta su input di un servizio di intelligence straniero perquisendo diverse proprietà sia ad Amburgo che a Kempten (Allgäu) e presso le abitazioni di alcune persone in contatto con i sospettati. Le operazioni hanno portato al sequestro di ampio materiale documentale nonché di sostanze chimiche idonee alla composizione degli ordigni esplosivi. I due siriani erano arrivati in Germania come parte dell’ondata di rifugiati del 2015. Non erano noti alle autorità di sicurezza tedesche come islamisti fino alle prime indicazioni di un possibile piano per un attacco.
Il 18 aprile, una o più persone armate di coltello hanno aggredito i frequentatori di una palestra a Duisburg, sempre in Germania, ferendone gravemente almeno quattro. L’attacco è avvenuto intorno alle 17:30 nella cittadina della Renania Settentrionale-Vestfalia. L’autore o gli autori dell’aggressione sarebbero poi fuggiti per le vie del centro città, ma la polizia non ha confermato né fornito ulteriori dettagli. Le forze dell’ordine hanno isolato le strade limitrofe e diverse aree del centro, mentre un cittadino siriano di 26 anni è stato arrestato nella notte tra sabato e domenica con l’accusa di essere uno degli autori dell’aggressione. Dai primi risultati dell’indagine, sul cellulare del sospettato sono stati trovati foto e video di matrice islamista. Le unità speciali della polizia sono arrivate all’uomo dietro la segnalazione di due conoscenti.
Nel frattempo in Veneto, al confine tra Fara Vicentino e Breganze, un marocchino, Soufine Boubagura, residente a Scafati, in provincia di Salerno, il 23 aprile in preda a delirio psicofisico e vestito con la classica tunica, urlava ai passanti “Allah Akbar”, creando pericoli per la circolazione e tentando più volte di aggredire gli utenti della strada. A seguito della segnalazione sul posto interveniva una pattuglia dei Carabinieri di Thiene. I militari avrebbero subito tentato di calmarlo ma l’uomo avrebbe reagito violentemente e a nulla sarebbe valso l’utilizzo per ben due volte del taser. Lo straniero si sarebbe avvicinato a un militare, spintonandolo e facendolo cadere sul sedile anteriore dell’autovettura di servizio. Nel corso della colluttazione l’aggressore è riuscito a impossessarsi della pistola d’ordinanza che prima avrebbe puntato verso l’altro militare, nel frattempo riparatosi dietro un muretto, tentando ripetutamente ma invano di armare la pistola. Poi, all’arrivo sul posto di un equipaggio della Polizia Locale, il nordafricano avrebbe esploso più colpi contro i due vigili. Uno dei due agenti è stato colpito mentre tentava di allontanarsi volgendo le spalle all’aggressore e cadendo in un fossato. Quindi, l’aggressore armato lo avrebbe raggiunto indirizzando nuovamente l’arma contro di lui, senza riuscire ad esplodere i colpi. In aiuto al vigile urbano è dunque sopraggiunto il carabiniere che avrebbe sparato più colpi con la pistola di ordinanza, uccidendo il nordafricano. Il 41enne agente di Polizia locale, ferito nel corso della sparatoria, è ancora ricoverato in prognosi riservata ma non è in pericolo di vita.
A seguito dei fatti, la solerte Procura della Repubblica, in cerca di visibilità, ha disposto l’autopsia per la vittima della sparatoria, mentre il vice Brigadiere che ha esploso i colpi all’indirizzo del marocchino è stato indagato per omicidio, commesso per “eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi”.
Una stortura giurisprudenziale di cui solo la magistratura italiana è capace.
Non conta che l’aggressore fosse armato e avesse ferito un agente continuando a manifestare la volontà di continuare ad usare l’arma, conta invece rendere consapevoli i cittadini di essere privi di ogni difesa dai rischi conseguenti ad un’invasione senza controllo e, soprattutto, senza volontà di combatterla.