Il problema del terrorismo preoccupa Frau Merkel. La cancelliera, infatti, deve fare i conti con un recente e inquietante rapporto del Bundesamt fur Verfassungsschutz (Bfv). L’Ufficio Federale per la Protezione della Costituzione, l’agenzia per la sicurezza interna dell’intelligence tedesca, ha evidenziato che a fronte dei circa 1000 soggetti partiti dalla Germania verso il Medio Oriente per unirsi all’ormai ex Califfato, 350 hanno fatto rientro in patria ma, tra questi, ben 160 sono scomparsi dai “monitor” dei servizi di sicurezza del cancelliere Angela Merkel.
I foreign fighters in argomento, reduci dai teatri di guerra di Siria e Iraq, forti della loro esperienza maturata con l’addestramento e il combattimento, costituirebbero, sempre secondo il rapporto presentato, una seria minaccia per la Germania e l’intera Europa. I miliziani di rientro, sarebbero stati accolti come eroi da alcune comunità islamiste presenti nel Paese. Sebbene in alcuni di loro si sia manifestata una certa disaffezione dalla visione radicale dell’Islam propagandata dall’Isis, secondo quanto comunicato dal Bfv “in linea di principio si deve presumere che nella maggior parte dei casi prevalga l’atteggiamento islamista: la loro capacità di muoversi in modo occulto nei paesi occidentali, dal punto di vista dei gruppi jihadisti, predestina i rimpatriati a pianificare e commettere attacchi nei loro paesi d’origine”.
Il livello della minaccia, dunque, torna ad innalzarsi anche in Germania e potrebbe forse rappresentare una concausa dei malori di Frau Merkel che ultimamente si sono reiterati anche durante le apparizioni in pubblico. Da non escludere a priori anche l’ipotesi che collegherebbe il temuto rientro di jihadisti tedeschi all’atteggiamento di chiusura del governo all’accoglienza di parte dei clandestini che quotidianamente sbarcano sulle coste europee, privi di documenti di riconoscimento e con background difficili da ricostruire ai fini della sicurezza nazionale.
Il Califfato islamico, sconfitto sul campo di battaglia ma assolutamente temibile per la continua gemmazione di cellule a livello globale, è tornato a rappresentare un incubo per i servizi d’intelligence, anche in considerazione degli ultimi video postati sui social network dagli appartenenti alle province del Califfato (le Wilayat) di Turchia, Khorasan (Iran orientale), Africa occidentale, Sinai, Caucaso, Asia orientale e Azerbajian. Nei filmati pubblicati, tutti successivi al discorso di Abu Bakr al Baghdadi del marzo scorso, i gruppi hanno rinnovato la Baya’a, il giuramento di fedeltà, al Califfo e promesso di “passare all’azione” contro i Paesi miscredenti o apostati.