Una 22enne cittadina egiziana è stata espulsa dall’Italia con provvedimento di urgenza emesso dal ministro degli Interni, Marco Minniti, perchè progettava un attentato suicida nel nostro Paese.
La vicenda risale al luglio scorso, ma solo in questi giorni è terminato l’esame da parte degli investigatori del copioso materiale rinvenuto nell’abitazione della ragazza. L’egiziana, Fatma Ashraf Shawky Fahmy, residente da anni a Milano nel quartiere Gratosoglio, incensurata e in regola con i documenti di soggiorno, da alcuni mesi aveva intrapreso un percorso di radicalizzazione e, in più d un’occasione, sotto lo pseudonimo di Umm-Jlaybib, avrebbe manifestato sui social network la volontà di recarsi in Siria per partecipare alla Jihad, compiendo il rituale Hjira.
La Digos del capoluogo lombardo da mesi monitorava la ragazza accertando, stando a quanto emerso, l’esistenza di un solido collegamento con un membro dello Stato islamico, Al Najjar Abdallah Hasanayn, al quale Fatma si era rivolta, via web, durante il periodo dedicato agli “approfondimenti” dell’Islam radicale.
All’epoca del suo arrivo in Italia, nel 2013, Fatma Ashraf manteneva atteggiamenti e modi di vestire completamente occidentali e nulla faceva presagire al suo improvviso e profondo cambiamento. A seguito dei monitoraggi del web che avevano posto in risalto le conversazioni jihadiste della ragazza, la Digos aveva iniziato a pedinarla, rilevando che la stessa aveva iniziato a indossare il niqab, il vestito munito di velo integrale, e i guanti neri per mantenere visibili i soli occhi.
Un segno evidente di un approccio non solo ideologico ai canoni più radicali dell’Islam ma anche della volontà di rendere visibile il proprio cambimento e l’adesione integrale alla dottrina.
Nei suoi contatti con al-Najjar, Fatma avrebbe espresso la volontà di intraprendere il viaggio verso le terre della jihad, in Medio Oriente, ma a fronte delle difficoltà organizzative, dovute soprattutto alla perdita del controllo di quasi tutti i territori da parte del Daesh, aveva rinunciato all’idea di trasferirsi in Siria, decidendo e proponendo al suo interlocutore di commettere un attentato suicida in Italia e di rimanere in attesa di un avallo da parte dei vertici del Califfato.
All’atto della notifica del decreto di espulsione, agli agenti della Digos che hanno effettuato la perquisizione presso il domicilio della donna, la giovane avrebbe confermato la volontà di recarsi in Siria per la jihad e di avere effettivamente mantenuto contatti con membri dell’Isis, pur non specificandone la natura.
Durante le analisi del materiale rinvenuto a seguito della perquisizione, in particolare il materiale informatico sequestrato alla donna, sarebbero state trovate tracce delle conversazioni intrattenute sulle chat dedicate con alcuni miliziani dell’Isis ai quali la ragazza avrebbe trasmesso le copie dei documenti di identità per l’organizzazione del suo viaggio rivelando anche la propria disponibilità per il compimento di un’azione in Italia, pur non ricevendo risposta. I funzionari della Digos milanese hanno affermato che la ragazza non aveva collegamenti con altri estremisti in Italia e che anche i progetti di attentato non erano stati condivisi con alcuno.