In Francia, il triste anniversario degli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 che provocarono la morte di 130 persone e il ferimento di altre decine di innocenti, offre lo spunto per opportune riflessioni sulle politiche di accoglienza e integrazione che sembrano aver provocato danni irreparabili in Europa, così come nella società transalpina.
La constatazione che la maggioranza degli immigrati, seppur assolutamente non associabili ad alcuna entità terroristica, non abbia nessuna intenzione di integrarsi nel tessuto della società civile occidentale è sotto gli occhi di tutti.
La fragilità ideologica di centinaia di soggetti provenienti soprattutto dal nord Africa e permanentemente residenti in Europa, ha rappresentato un terreno fertile per i predicatori di odio mascherati da imam autoproclamati che percorrono gli itinerari del Continente e che, con cadenza quotidiana, intrattengono i soggetti già preventivamente individuati allo scopo di infondere il loro credo jihadista.
Ne deriva che, trascorsi 2 anni dal Bataclan, la Francia, ma non solo, è costretta a vivere in un costante stato di emergenza indotto dal continuo insorgere di nuovi focolai di rischio derivanti da elementi radicalizzati affiliati o, comunque, contigui alle organizzazioni terroristiche di stampo islamista.
Nelle ultime settimane le minacce contro il Paese transalpino hanno continuato a susseguirsi con le modalità di sempre, ovvero, con comunicati e indicazioni postati sul web rivolti ai sostenitori della guerra santa, già dislocati in Europa.
Come abbiamo più volte sostenuto, la sconfitta militare dell’Isis non deve corrispondere a un abbassamento della guardia contro il pericolo jihadista. Anzi, proprio il periodo immediatamente successivo alla caduta delle roccaforti del Daesh in Siria e Iraq, deve far suonare un campanello di allarme.
Sia le cellule già consolidate, sia anche i singoli sostenitori del Califfato, di Al Qaeda o delle altre ramificazioni di queste organizzazioni terroristiche, non rimarranno “in sonno“ per lungo tempo. La volontà di rivincita nei confronti dell’Occidente, ritenuto miscredente, unita alla consapevolezza di trovarsi “assediati dall’ennesima crociata”, rappresenteranno i non nuovi pilastri del credo dei terroristi sulla base dei quali considerarsi liberi di agire.