Catturato nel nord della Siria Mohammed Haydar Zammar, il reclutatore della cellula jihadista di Amburgo responsabile degli attacchi dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti. Ad annunciarlo i guerriglieri curdi dell’YPG, le Unità di protezione del popolo, che hanno riferito che il fermo sarebbe avvenuto nella regione a nord di Raqqa, in una zona teatro di aspri scontri tra ribelli siriani, forze del regime e milizie curde.
Nato in Siria, ad Aleppo, il 57enne Zammar dall’età di 10 anni si era trasferito in Germania ottenendo la cittadinanza.
Ad Amburgo divenne presto un personaggio di rilievo nell’ambito della comunità islamista anche in considerazione della sua caratura di mujaheddin addestrato nei campi di Jalalabad e successivamente volontario nella guerra bosniaca alla fine degli anni ’90.
Grazie ai contatti intercorsi con personaggi di assoluto spessore nel panorama jihadista, pare sia stato ospite di Oussama bin Laden, al suo ritorno in Germania assunse un ruolo guida nel circuito delle moschee integraliste e, nel 1998, entrò in contatto con Mohamed Atta, l’egiziano a capo dei dirottatori dell’11/9 favorendone l’ingresso nell’elitè jihadista tedesca.
Dopo gli attentati negli Stati Uniti, Zammar si trasferì in Marocco dove venne arrestato per partecipazione ad attività terroristica, in un’operazione condotta dalla cia in collaborazione con le autorità locali e trasferito in siria, nella prigione di Far’fastastin di Damasco.
Il ruolo chiave svolto da Zammar nella vicenda del reclutamento di Atta e degli altri componenti della cellula di Amburgo non è mai stato chiarito nei suoi contorni, ma da quanto emerso dagli interrogatori ai quali venne successivamente sottoposto durante la detenzione, appare chiaro che il siriano sia al corrente di ulteriori pianificazioni per l’attuazione di attacchi contro l’Occidente, maturati durante i periodi di addestramento in Afghanistan e Pakistan e, soprattutto, negli incontri con i vertici di Al Qaeda e, successivamente, del Daesh.
Nel 2013, Zammar fu oggetto di uno scambio di prigionieri tra il governo di Assad e la fazione ribelle di Ahrar al Sham e, dopo la liberazione, si unì all’Isis conducendo da Raqqa l’ennesima jihad personale contro gli infedeli, occupandosi principalmente di unificare le varie fazioni in lotta in favore di un’unica entità jihadista che si riavvicinasse ai canoni indicati da al Qaeda alla fine del millennio. in chiave antisionismo, Zammar era proteso a fornire supporto economico-logistico al gruppo Ansar bayt al Maqdis, longa manus del Daesh nella penisola del Sinai e, in particolare, a rafforzare la roccaforte di el Arish, snodo cruciale per le attività jihadiste contro le forze egiziane ad ovest e verso Israele tramite il valico di Rafah, ad est della penisola sinota.
La cattura da parte delle unità curde dell’YPG potrebbe aver posto fine alla carriera di Zammar, personaggio che potrebbe avere molto da raccontare alle intelligence occidentali sui programmi di sviluppo dello jihadismo soprattutto in Europa.