Patrick Jimenez Quinayas lei è un trentatreenne colombiano naturalizzato olandese. Tuttavia supporta il Pvv, il Partito per la Libertà, di Geert Wilders, partecipando attivamente alla vita del gruppo e alla sua propaganda attraverso volantinaggio e volontariato ai (pochi) comizi del leader. Un’appartenenza quantomeno insolita, considerando l’anima ideologicamente schierata del Partito della Libertà contro l’immigrazione e il multiculturalismo. Come si è avvicinato a questo partito?
“È accaduto dopo l’11 settembre 2001. Lì mi sono reso conto della violenza dell’Islam. Non ne sapevo nulla prima, pensavo fosse solo una religione. Dopo questo evento, interessandomi alla questione e studiando, mi sono reso conto di non aver mai visto così tanto odio in una religione. Ho visto la violenza, il sangue, talmente tanto da chiedermi se tutto questo fosse vero o meno. E più mi sono interessato più mi sono ritrovato a odiare, letteralmente, questa religione. Uno degli obiettivi chiave del PVV (il Partito della Libertà, ndr) è infatti quello di de-islamizzare il paese, e ci riusciremo”.
In quali valori di questo partito si riconosce?
“Il cuore del PVV è l’essere un partito anti immigrazione, anti islamico e fortemente nazionalista. Credo che il nazionalismo sia uno dei più grandi valori della civilizzazione occidentale. Il multiculturalismo non funziona e non funzionerà mai, perché la gente è veramente definita molto più da se stessa e dalle proprie origini che da dei documenti o dalla politica. È il modo in cui si può e si deve rendere grande il proprio paese, senza andare a cercare di diventare quello che non si è in un altro. Il punto è questo: per quanto ci si sforzi, non si sarà mai parte di una cultura che non è la propria”.
Tuttavia anche lei, in qualche modo, è figlio di questo multiculturalismo
“Non mi considero olandese infatti. Sono nato in Colombia, sono stato adottato. Noi (e per transitività anche io) crediamo che ognuno di noi abbia una sua etnicità unica, che non cambia a seconda del paese in cui decidi di andare a vivere. Non sono olandese, perché non sono nato nei Paesi Bassi. Etnicamente e biologicamente non sono olandese, nonostante abbia un passaporto di questo paese e mi senta veramente coinvolto e incluso nella sua società. Un passaporto non identifica la cittadinanza, è solo un pezzo di carta. Certo, posso votare e viaggiare con gli stessi diritti di un nativo olandese, ma questo non fa di me un olandese. Se per esempio andassi a vivere in Giappone, dopo un certo numero di anni potrei probabilmente ottenere un passaporto giapponese, ma questo non farebbe mai di me un giapponese. Quello che è sbagliato è l’idea che la gente possa cambiare la propria essenza, il proprio essere più intimo”.
Come mai è così estremamente avverso all’immigrazione, considerando la tua storia personale?
“L’immigrazione non è mai una soluzione, è un fenomeno veramente strano. Invece di combattere per migliorare il proprio paese lo si abbandona, per cercare rifugio o cercare di essere parte di un’altra cultura, magari più ricca e libera. Non saranno mai parte di un’altra cultura, non saranno mai parte di un’altra comunità: non importa dove si viva, l’imprinting rimane quello di appartenenza. La maggior parte di chi arriva in questo paese non si mischia con noi, rimane nella propria comunità: neri con neri, bianchi con bianchi, marocchini con marocchini, e in fondo è naturale che sia così. Quell’immagine multiculturalista dove tutti ballano, sorridono e stanno insieme è pura finzione”.
Cosa cambierebbe secondo lei nel paese se Wilders andasse al governo?
“Credo potrebbero esserci un sacco di cambiamenti. Prima di tutto de-islamizzeremmo il paese. Un sacco di organizzazioni pro-Islam verrebbero bandite, insieme a tutte le scuole islamiche e a ogni tipo di simbolo dell’Islam. In alternativa si potrebbe pensare a qualche tipo di tassa sull’utilizzo, ad esempio, del velo. Dovremmo fermamente ostacolare e andare contro questa religione. Tutto sta andando a rotoli nel mondo per colpa di questo credo, e va fermato. Ho visto i video dell’Isis, ho visto le decapitazioni, le mani tagliate, ho visto tutto. Qui in Occidente a volte sembriamo non capire che è la violenza il cuore di questa religione, non è qualcosa da cui l’Islam può trascendere. Ci sono paesi, come l’Arabia Saudita, dove questa legge religiosa è legge dello stato, con i suoi barbari precetti. Credo la Sharia sia contro qualsiasi diritto dell’uomo”.
È una parte minoritaria dell’Islam però quella che commette tali atti di violenza
“No, non è così. L’Islam è solo una facciata, un’agenda politica che si ammanta di religione per avere più consensi nel mondo, quando non è così. C’è una guerra in corso tra noi e l’Islam, come in passato, e così sarà in futuro, fino alla loro distruzione. Ogni conflitto, in qualche modo, sembra essere legato alla religione islamica. È normale che si sfoci in una sorta di conflitto finale, nel quale secondo me siamo già dentro”.
Immigrazione, de-islamizzazione, uscita dall’Ue .Quanto di ciò Wilders riuscirà a realizzare?
“Onestamente non credo tutto ciò sarebbe implementabile da subito. Per esempio, Wilders vuole bandire il Corano. E come si fa? Perquisizioni casa per casa? No, è un esempio quello. Quello che cambierebbe veramente sarebbe la percezione che tutti hanno del nostro movimento. Sarebbe importante per tutti quelli che la pensano come noi, perché vengano allo scoperto e si uniscano al nostro movimento. Non siamo più spaventati, non abbiamo più paura di combattere l’Islam”.
Che futuro vede per l’Unione europea?
“Sicuramente meno immigrazione, e una maggiore consapevolezza dei cittadini riguardo ai propri diritti. Più gente si solleverà contro l’Islam e più i movimenti di destra saranno accettati. Nella situazione attuale ci vergogniamo di essere marginalizzati, e penso che i movimenti razzisti e nazionalismi rinasceranno dalle proprie ceneri. Vogliamo cancellare i partiti della sinistra, hanno fatto solo danni, forse irreparabili, dove sono stati al potere. In realtà spero l’Ue collassi, e tutti tornino nei propri paesi, per renderli nuovamente grandi”.