Chissà se almeno il suo amico immaginario ne fosse a conoscenza. Perché alle parole pronunciate da Joe Biden l’altro giorno anche alla Casa Bianca hanno avuto un fremito lungo la schiena.
Chi è l‘amico immaginario? Quello a cui il Presidente stringe la mano con lo sguardo perso nel vuoto al termine dei suoi discorsi. E le parole che hanno fatto sbiancare lo staff della Casa Bianca, e perdonate l’innocente gioco di parole sono le seguenti: “Pronti a intervenire se Pechino invade Taiwan”.
Ormai il presidente Usa pare ci abbia preso gusto alle uscite di dubbio gusto e ancor più di dubbia opportunità, e chiediamo nuovamente venia per l’equilibrismo linguistico. Che è comunque nulla se paragonato all’equilibrismo a cui Biden sta costringendo i Paesi di mezzo mondo, forse anche tre quarti, con le sue dichiarazioni decisamente avventate. A caso? Per sbadatezza? Chissà.
Sia chiaro, la Cina è quello che è e non stiamo qui a prendere posizioni in sua difesa. Ma se te le cerchi poi te le trovi.
E il presidente Usa, stanco di allestire set cinematografici in Ucraina ad uso e consumo di Zelensky, ora lancia il guanto di sfida anche a Xi Jinping, che sfrugugliare solo Putin forse gli sta venendo a noia.
Ma la risposta non è tardata ad arrivare.
E quello che non sarebbe dovuto accadere, cioè rinsaldare l’asse Cina-Russia è accaduto, grazie a nonno Biden, che invece di giocare con i nipotini e passeggiare rimirando cantieri, si consulta con l’amico immaginario dribblando anche lo staff della Casa Bianca che è dovuta intervenire per aggiustare il tiro. Ma la frittata era fatta. E Pechino e Mosca hanno lanciato un segnale, per ora innocuo.
Bombardieri nucleari russi e cinesi hanno sorvolato il mar del Giappone mentre il presidente Usa era in visita a Tokyo. Che comunque non è esattamente quello che si può definire un volo “gran turismo”.
Ma Joe Biden non finisce di stupirci. E smessi per un momento i panni del “guerrafondaio”, una passione insita in tutti i presidenti democratici americani, ora cade dal pero sull’uso smodato delle armi nel suo Paese, dopo il massacro in Texas.
Diciannove bambini uccisi in una scuola elementare. Una strage che forse si poteva evitare. Ma non è detto, perché Joe Biden si è chiesto perché certe cose avvengono solo negli Stati Uniti. “Perché queste stragi avvengono solo qui? Possiamo e dobbiamo fare di più. È il momento di trasformare il dolore in azione. Come Paese dobbiamo domandarci: quando, nel nome di Dio, affronteremo la lobby delle armi? Quando, in nome di Dio, faremo ciò che tutti nel nostro istinto sappiamo che deve essere fatto?”.
Il presidente democratico, acclamato a gran voce dal mainstream per aver spodestato Donald Trump, ora deve fare i conti con la dura realtà. Che peraltro lui stesso conosce bene. E nelle nebbie del suo pensiero, che spesso lo portano a dialogare ad alta voce con il suo amico immaginario lasciandosi sfuggire concetti che magari farebbe bene a tener per sé, ammette che il problema delle armi negli Stati Uniti è atavico e complesso. In 10 anni si sono verificate 900 sparatorie nelle scuole elementari, causando decine di morti. E Biden ne è stato testimone. “Sono passati 3.448 giorni, 10 anni, da quando sono andato in una scuola del Connecticut, una scuola elementare, dove un altro uomo armato massacrò 26 persone, di cui 20 scolari, alla Sandy Hook Elementary School. Da allora ci sono state oltre 900 sparatorie nelle scuole”, ha detto in un discorso alla nazione dopo la strage in Texas.
Interrogativi lodevoli, certo, ma che puzzano un po’ di ipocrisia.
Perché se invii armi a destra e a manca nel mondo, gettando benzina sul fuoco non solo tra Ucraina e Russia ma anche sulla Cina per la faccenda di Taiwan, salvo tentare poi una poco credibile marcia indietro, è inutile tentare di ricrearsi una “verginità pacifista” facendo ‘ohibò’ sull’uso delle armi negli Usa dove da sempre è possibile acquistare uno shampoo, un hamburger e un fucile, tutto insieme e senza alcuna difficoltà.
Ma se tutto questo, Ucraina, Taiwan e finto stupore farcito da un’abbondante dose di ipocrisia, lo avesse fatto Trump, cosa sarebbe successo?
E la sinistra nostrana, ma non solo perché anche l’opposizione curiosamente applaude anche agli starnuti di Biden in nome di una improvvisa e irrefrenabile voglia di atlantismo, sarebbe stata così ‘bombarola’?
Proviamo a chiedere all’amico immaginario di Joe, che probabilmente ne sa più di noi.