Con un’operazione in perfetto stile svedese, la polizia di Malmoe ha portato a termine un’ingloriosa operazione denominata “Fiocco di neve” (!) che intendeva riunire in una ridente pizzeria i capi delle gangs criminali, le vittime delle violenze, i magistrati e gli stessi agenti, ribadendo il concetto tanto caro ai pacifisti “mettiamo fiori nei loro cannoni“.
Scopo dell’iniziativa parrebbe essere stato quello di stemperare le tensioni tra le varie parti aprendo al dialogo con le frange criminali gestite per lo più da immigrati.
Ma la “pizzata” (e risparmiamo di definirla in termini più crudi…) non ha avuto l’esito sperato. Poche le adesioni e, ovviamente, nessun risultato pratico.
A fronte di un bilancio di circa 100 assalti con l’utilizzo di granate esplosive condotti nel solo 2019, di un aumento vertiginoso dei crimini sessuali e la presenza di ben 61 aree a rischio di islamizzazione forzata, la Svezia non si sveglia, quindi, dal suo torpore ormai decennale.
È dal 2015 che la Svezia assiste impotente a una drammatica escalation di attacchi con armi ed esplosivi improvvisati che hanno preso di mira posteggi di autovetture, piccole e grandi imprese, interi quartieri e posti di polizia.
Nel 2018, la violenza delle bande ha provocato più di 300 sparatorie con 45 morti e 135 feriti, ma nonostante il panorama desolante, le autorità non hanno adottato nessun cambio di strategia nell’approccio con la crescita esponenziale dei fenomeni legati all’immigrazione incontrollata ed alla criminalità ad essa connessa..
È innegabile che la politica delle porte aperte abbia fornito un riscontro devastante per il Paese, così come la stessa strategia “soft” messa in campo dalle forze di polizia dimostratasi deleteria per la popolazione indigena.
Certo, ricordare, oltre all’immobilismo nazionale che sa tanto di dedizione al martirio, che un noto mobilificio scandinavo ha addirittura abolito i simboli cristiani dai suoi cataloghi ribattezzando le festività natalizie come “festa dell’inverno”, in effetti provoca un sentimento di rabbia e di ribellione, anche nelle menti più pacate.
Ed è per questo che, sulla scorta di quanto accade a Stoccolma e dintorni, abbiamo deciso di riproporre alcune immagini provenienti dalla Svezia, corredate da didascalie liberamente tratte dal catalogo online del “noto mobilificio” che illustrano il panorama offerto negli ultimi anni da quella che fu la terra dei vichinghi.