Ad un mese e mezzo dall’inizio della guerra di Israele al terrorismo di Hamas, dopo la giornata di violenza inaudita e dei rapimenti messi in atto dalla banda criminale palestinese, siamo al primo punto di svolta di questo conflitto. Il successo, parziale al momento, ma evidente della campagna militare di Tsahal, che presidia una fetta importante della Striscia, pur non riuscendo a debellare ancora del tutto la forza del nemico di lanciare razzi sul territorio israeliano, ha fatto sì che si arrivasse ad un imminente accordo sulla liberazione, sembrerebbe, di 50 ostaggi, tra di loro donne e bambini, in cambio del rilascio di 150 detenuti palestinesi nelle carceri israeliane che non si siano macchiati del reato di omicidio.
Non è una novità assoluta per Israele il rilascio di reclusi in cambio di ostaggi o corpi di soldati caduti in azione.
Il caso più eclatante fu quello del caporale Gilad Shalit, per il quale Israele fu costretta a liberare 1027 prigionieri, molti dei quali terroristi spietati e sanguinari. Ma la proporzione in questo caso di un civile israeliano per tre carcerati, fa tornare tristemente alla mente quella proporzione 1a 10 adottata dagli invasori tedeschi dopo l’azione partigiana di Via Rasella del ’43 e la conseguente ritorsione con la strage delle Fosse Ardeatine.
Anche in questo Hamas copia una tecnica nazista, con la proporzione 1 a 3 che non ha senso, ma che Israele, assieme ad altre condizioni dalle indubbie criticità, come quella della sospensione dell’uso dei droni per alcune ore della giornata, sarà costretta ad accettare. È questo il valore che Israele dà alla libertà ed alla vita umana e per questo, tra le proteste di tanti elementi della destra al governo, la Knesset approverà quanto proposto dal Gabinetto di Guerra. Una destra che una certa stampa, prima in Israele e poi qui nel nostro paese, ha cominciato a definire “messianica” in maniera impropria e sottilmente dispregiativa.
A prescindere dalle discutibili posizioni di Ben Gvir e Smrodich, la definizione di “destra messianica” è assolutamente fuorviante perché l’ebraismo è per sua natura “messianico”. Ogni ebreo credente ha fiducia nella venuta di quel Messia o dell’era messianica, da sempre attesi. Essere “messianici” non significa connotarsi politicamente, ma semplicemente rivendicare la propria religiosità. Questo sentimento non può e non deve essere denigrato e strumentalizzato a fini politici, come proposto da quell’area dell’ intellighenzia laica e radical chic, in Israele e da noi. Sono semmai altre le pecche da evidenziare di una destra al governo in Israele. Una destra che non ha saputo prevenire quanto accaduto e garantire la sicurezza dei propri cittadini.
Il 25 novembre nessuno ricorderà gli stupri del 7 ottobre
Ci sarà modo e maniera per lo stato ebraico di tirare le somme degli accadimenti, come si fa in democrazia, ma ora è il momento di riportare a casa gli ostaggi, ed assieme ai bimbi quelle donne stuprate e seviziate dai nazi islamisti e colpevolmente dimenticate, in queste ore, da quei movimenti femministi che si battono, giustamente, per la tutela delle donne.
Nessuna parola da parte di queste associazioni si è levata per protestare e denunciare le aggressioni subite dalle donne ebree il 7 ottobre ed in queste giornate di lutto profondo per il nostro paese per l’ennesima vittima, la povera Giulia. Nessuna voce si è levata per dare solidarietà alle ragazze del rave party e dei kibbutzim di Israele violentate e tenute ostaggio.
Addirittura in un volantino che presenta le iniziative della Giornata della Violenza contro le Donne, il prossimo 25 novembre, si è costretti a leggere la condanna dell’Italia che “schierandosi in aperto supporto dello Stato coloniale di Israele, appoggia di fatto il genocidio in corso del popolo palestinese“, dimenticando del tutto, questi movimenti che appoggiano per esempio la causa LGBT, che è proprio Israele a dare rifugio agli omosessuali in fuga da Gaza, Ramallah, Jenin perché a rischio di linciaggi e sgozzamenti ed ai quali nei Territori palestinesi si impedisce con la violenza di esprimere la propria sessualità e vivere i propri sentimenti.
Il silenzio e le posizioni di queste associazioni sono una vergogna ed a loro modo una violenza morale inqualificabile.