“Stop Soros”. Nella singolare tensione innescatasi tra il magnate George Soros e il governo ungherese, un altro round è andato a favore del premier magiaro Victor Orban. In giornata, infatti, è stato approvato, a larga maggioranza, il pacchetto di riforme anti-invasione che il Primo ministro ungherese ha sottoposto al Parlamento, giovandosi del consenso dei due terzi dei deputati. La nuova normativa comprende, in primis, il divieto di accoglienza di migranti.
Il testo di legge prevede, inoltre, il divieto di dimora in luoghi pubblici, alcuni limiti alle manifestazioni di piazza e l’istituzione di tribunali speciali per giudicare gli atti amministrativi dello Stato. Nella Costituzione verrà anche inserito un generico “obbligo di difendere la cultura e le radici cristiane del Paese” anche se, nella fattispecie, non vengono specificati i parametri di rispetto di tale specificità. Inoltre, si prevede una condanna fino a un anno di carcere per chi aiuta i migranti, compresi rifugiati e richiedenti asilo. Il testo é stato approvato con 160 voti favorevoli e 18 contrari.
Il pacchetto di riforme studiato dalla premiership ungherese è rivolto contro “lo spregiudicato speculatore Soros”, che punterebbe a continuare a lucrare sul business dell’immigrazione clandestina finalizzato a un innaturale rimpiazzo della popolazione europea.
La legge approvata oggi potrebbe rappresentare, per l’Ungheria, un punto di non ritorno nei rapporti con l’Unione europea che, da subito, si è detta fermamente contraria all’applicazione del pacchetto “anti-Soros”.
Ma nel dibattito innescatosi subito dopo l’annuncio della riforma magiara, i paesi del cosiddetto gruppo Visegrad, che si riunirà giovedì prossimo a Budapest, hanno già fatto sentire il loro coro di appoggio unanime e, l’incontro di oggi tra il ministro degli Interni italiano Matteo Salvini e il vicepremier austriaco Strache, potrebbe fornire ulteriori spinte ad una svolta nelle politiche di accoglienza dell’Europa.
Nei giorni scorsi Salvini aveva indicato nel Premier ungherese il personaggio che più di altri combatte da anni le assurde regole europee, e proprio sulla linea Roma – Vienna – Budapest, potrebbe essere praticabile una rinegoziazione degli accordi sull’immigrazione.