La famiglia di Khalil Yusef Ali Jabarin, il terrorista di Hebron autore dell’omicidio del 45enne Ari Fuld, avvenuto il 16 settembre scorso, riceverà 1.400 shekel al mese per i prossimi tre anni dall’Autorità nazionale palestinese, come parte della sua politica di finanziamento e sostegno destinata a quelli che l’Anp definisce “martiri” della causa palestinese.
Ma il caso di Jabarin non è isolato, anche nella Striscia di Gaza le “eroiche gesta” dei candidati al martirio vengono premiate dalle autorità che, nel caso di Gaza, si identificano nei vertici di Hamas. Nello scorso mese di giugno, l’organizzazione non hanno esitato a ordinare l’assassinio di Walid al – Duheini, un giovane arabo di Rafah poichè aveva osato pubblicare su Facebook le prove dell’indebita appropriazione di Hamas delle donazioni internazionali inviate a Gaza per il supporto alla popolazione. Non solo, aveva voluto circostanziare come l’organizzazione islamista agisca come fomentatrice dei giovani gazani allo scopo di utilizzarli come scudi umani contro le forze di sicurezza israeliane.
Negli ultimi mesi ha fatto scalpore anche il caso della piccola Layla al-Ghandour, la bimba palestinese di otto mesi la cui morte era inizialmente stata attribuita all’inalazione dei lacrimogeni esplosi lungo il confine del Striscia di Gaza dalla sicurezza israeliana in occasione degli scontri avvenuti la scorsa primavera per il trasferimento dell’ambasciata americana a Gerusalemme. La realtà dei fatti si è rivelata completamente diversa. La bimba era in realtà affetta da una grave patologia che ne aveva provocato la morte. Mail padre, recando il piccolo cadavere all’ospedale di Gaza e affermando che il decesso era avvenuto per colpa dei gas israeliani, intendeva lucrare sul decesso della piccola per ricevere i 3.000 $ spettanti alle famiglie dei martiri caduti per la causa palestinese.
Il budget contributivo per le ricompense del terrore dell’Autorità Palestinese per il 2017 e il 2018 ammonta a 1,2 miliardi di shekel annuali, dato reso noto dal ministero delle Finanze dell’Anp. Mentre il gruppo radicale palestinese Hamas, al potere nella Striscia di Gaza, è arrivato a offrire un premio da 3.000 dollari per chi sia disposto a sposare e mantenere – anche come seconda moglie – la vedova di uno “shahid” (martire). Nell’ottica del rispetto assoluto dei diritti umani e dell’uguaglianza tra i sessi, le condizioni per ottenere l’incentivo prevedono che i candidati sposi debbano mostrarsi in grado di mantenere almeno due mogli, essere fedeli devoti dell’Islam e moralmente irreprensibili, possedere una casa dignitosa e dichiarare di voler trattare la nuova arrivata alla pari di altre eventuali consorti.
Secondo recenti stime, alle famiglie dei cosiddetti martiri spetterebbe un sussidio fisso di 350 dollari al mese, una categoria che include tutti coloro siano rimasti uccisi o feriti nel conflitto con Israele, compresi terroristi e omicidi. E tale sussidio viene aumentato nel caso dei padri di famiglia che, in caso di decesso sul “campo di battaglia” garantiscono agli eredi 50 dollari a figlio e un aumento di 100 dollari per il “sacrificio”. In totale sarebbero circa 36.000 le famiglie palestinesi che ricevono tali compensi dall’Anp per un budget stimato di circa 170 milioni di dollari l’anno.
Risale al 2016 la notizia che anche l’Iran avrebbe devoluto un risarcimento di 5000 dollari in contanti alle famiglie dei “martiri “palestinesi uccisi nella sanguinosa spirale di violenza con Israele. Tanto venne stabilito durante un incontro tra Mohammad Fathali, ambasciatore iraniano in Libano, con alti esponenti di Hamas, Jihad islamica ed Hezbollah. Inoltre, risulta che l’Iran si sarebbe reso disponibile a offrire 20.000 dollari per ricostruire le case dei palestinesi distrutte dai raid israeliani.
A fronte della situazione, da parte israeliana l’esecutivo si è mosso con colpevole lentezza, ma recentemente è stata approvata una legge, sostenuta dalla maggiorana della Knesset, che prevede la deduzione delle somme di denaro che l’Anp concede ai terroristi e alle loro famiglie, dalle tasse e dalle tariffe delle utenze che Israele raccoglie per l’Autorità su base mensile.
Successivamente all’approvazione della nuova normativa, il ministero della Difesa ha istituito l’Ufficio nazionale per il finanziamento dell’antiterrorismo, responsabile dell’attuazione della nuova legge, oltre al coordinamento delle forze dell’ordine e delle agenzie di sicurezza incaricate per il fenomeno del terrorismo e la sua proliferazione.
Sulla scorta dei provvedimenti israeliani, anche il presidente degli Usa, Donald Trump, ha annunciato severe misure contro l’Autorità palestinese che vanno dall’annullamento dello stanziamento annuale di 25 milioni di dollari per le spese sanitarie dei palestinesi nelle strutture di Gerusalemme est, il taglio dei 360 milioni destinati all’agenzia Unrwa, quello dei 200 milioni per i progetti umanitari nei territori occupati a cui, nei giorni scorsi, si è aggiunta la chiusura della sede diplomatica dell’Olp a Washington.