A fronte delle attuali forti tensioni nel quadrante mediorientale, abbiamo pensato di fornire un quadro della situazione, per quanto possibile esaustivo, in relazione alle attività clandestine poste in essere dal regime iraniano anche sul nostro Continente.
La percezione di quanto sta accadendo può essere utile al lettore per comprendere le posizioni assunte sia dall’Unione europea che dagli Stati uniti per fronteggiare (o agevolare) le insidie nascoste rappresentate dall’espansionismo sciita caldeggiato da Teheran.
Utilizzando un linguaggio che sia alla portata di tutti, attraverseremo un mondo, ai più sconosciuto, di attività clandestine, azioni di cyberwar, sabotaggi e l’impegno del controspionaggio contro un establishment rappresentato dal clero sciita radicale al potere in Iran, impegnato in una continua opera di provocazione nei confronti dell’odiato Occidente e dalla sua propaggine mediorentale rappresentata da Israele.
1.1 L’attività di reclutamento di “agenti” per Teheran
Il regime di Teheran utilizza diversi strumenti per reclutare agenti con funzioni di spionaggio/sabotaggio all’estero. Uno di questi è rappresentato dalle Ong, un bacino ritenuto ideale per reclutare terroristi e spie da impiegare in Occidente e per finanziare le politiche fondamentaliste all’interno delle numerose comunità sciite stanziate all’estero.
È questa una strategia ovviamente ben celata, che induce chiunque a pensare che tali istituzioni, formalmente “caritatevoli”, non abbiano in apparenza alcun collegamento ufficiale con le attività clandestine dell’Iran, rendendole così pressoché insospettabili. Le organizzazioni in questione, infatti, non sono sottoposte ad alcun tipo di monitoraggio o audit finanziario, il che le rende uno strumento perfetto per gli obiettivi politici e strategici di Teheran.
Un esempio è fornito dalla Astan-e Quds Razavi (Aqr), una delle più antiche fondazioni finanziarie e religiose in Iran che, da più indiscrezioni, sembra tra quelle coinvolte nelle attività ”segrete” del Regime.
Anche se l’Aqr non risulta essere ufficialmente la Ong più “ricca” dell’Iran, è comunque la più grande associazione finanziaria islamica (Moqofati). L’Aqr gestisce tutte le donazioni accumulate nel corso degli anni e il solo leader supremo del regime iraniano, Ali Khamenei, è responsabile della nomina dell’amministratore e della conseguente gestione degli organi interni.
La sola Guida suprema, infatti, ha l’autorità per controllare questo impero finanziario che impiega decine di migliaia di persone. L’organizzazione gode dell’esenzione fiscale e le sue attività includono 50 grandi aziende e il 43% degli immobili di Mashhad, la seconda città più popolosa dell’Iran.
Questa entità, inoltre, ha piena indipendenza nelle operazioni di estrazione petrolifera condotte in proprio. Dispone di piattaforme in esclusiva e ne ricava profitti dalle esportazioni. La Astan-e Quds Razavi possiede anche una parte delle ferrovie e delle industrie iraniane come la Mobarakeh Steel, così come gran parte delle miniere e delle risorse del paese.
Le attività della Aqr vengono a loro volta sostentate da altre istituzioni
Il 13 febbraio 2019, infatti, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha sanzionato due istituzioni e 9 individui affiliati al regime iraniano. Una di queste due istituzioni era la “New Horizon Organization” mentre Nader Talebzadeh e Zainab Mohana Talebzadeh erano tra le persone fisiche sanzionate. Talebzadeh risulta collaborare con l’organizzazione per la difesa elettronica del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC) e la Astan-e Quds Razavi finanzia le attività della New Horizon al servizio della forza terroristica Quds e per il reclutamento di agenti, incorporati nel Vevak, in Occidente.
Il compito principale della New Horizon è quello di fornire la copertura culturale alle attività della Forza Quds e ottenere informazioni sulla sicurezza, organizzando “conferenze” e altri eventi per avviare il reclutamento di agenti per la Forza Quds dell’IRGC all’estero e ottenere informazioni dai partecipanti stranieri agli eventi organizzati.
Le attività di copertura delle Ong in favore di Teheran
La Astan-e Quds Razavi svolge un ruolo attivo nel fornire supporto finanziario, materiale e logistico a gruppi fondamentalisti e terroristi. In particolare, i capi dell’Aqr hanno rapporti ben consolidati con gli alti funzionari di Hezbollah in Libano.
Un esempio ne è Ebrahim Raisi, ex amministratore della Astan-e Quds che ha visitato personalmente Beirut alla fine di gennaio 2018 incontrando i leader di Hezbollah, tra i quali il Segretario generale Hassan Nasrallah.
Raisi, inoltre, ha incontrato i familiari dei comandanti di alto rango di Hezbollah coinvolti nelle operazioni terroristiche del regime, rimasti uccisi e esprimendo il proprio sostegno. Tra queste famiglie di “martiri” anche quella del prematuratamente defunto Imad Mughniyeh, vice comandante di Hezbollah, coinvolto in alcune importanti operazioni terroristiche contro obiettivi occidentali come il dirottamento del volo TWA 847 nel 1985, l’uccisione del personale della Marina statunitense e la pianificazione di bombardamenti. presso l’ambasciata e la base marina degli Stati Uniti nel 1983.
Dopo l’inserimento nella lista nera dell’Onu dell’IRGC e l’ostentato irrigidimento delle sanzioni statunitensi volte a tagliare le risorse economiche del regime, il regime ha utilizzato AQR e simili enti per aggirare le sanzioni e finanziare le proprie politiche di repressione interna ed espansione ideologica all’estero del pensiero radicale sciita, non disdegnando di continuare a sostenere l’offensiva contro Israele condotta dai miliziani filo-iraniani dal sud della Siria.
1.2 Il bacino di reclutamento di spie dell’Iran non è limitato alle sole Ong
L’Iran si conferma come una minaccia incombente anche sull’Europa e non solo per Israele e il “Grande satana”, rappresentato dagli Usa.
Di recente, Mike Pompeo, ex segretario di Stato dell’amministrazione Trump, in una conferenza stampa tenutasi all’inizio di gennaio, in parallelo a informazioni provenienti da fonti di intelligence Usa, aveva rimarcato l’inquietudine circa un’ammorbidimento delle posizioni contro il riarmo di Teheran, e in tale “warning” aveva incluso l’accresciuta consapevolezza delle attività clandestine svolte dagli agenti iraniani sia a livello globale che in numerosi Paesi europei, Italia compresa.
Le considerazioni di Mike Pompeo si sono spinte sino a segnalare come il regime degli ayatollah sia diventato una base per il network di al Qaeda, dichiarazione che ha suscitato non poche polemiche negli ambienti dell’intelligence.
Ma per meglio comprendere la pericolosa continuità delle attività clandestine degli iraniani, occorre spostare l’attenzione sul Continente europeo, reo di avere colpevolmente adottato posizioni troppo morbide nei confronti del regime di Teheran.
Nel 2018, una coppia di iraniani con passaporto belga, Amir Saadouni alias Said, e la moglie Nassimeh Naami, residenti ad Anversa, furono bloccati a Bruxelles e trovati in possesso di un’ingente quantità di materiale esplosivo. L’arresto dei due avvenne in concomitanza con il fermo di un terzo agente, Mehrdad Arefani, fermato a Parigi, e di un diplomatico iraniano, Assadollah Asani segretario della rappresentanza diplomatica iraniana di Vienna, bloccato in Germania. I quattro, secondo le risultanze delle investigazioni dell’intelligence belga, avevano progettato un piano per colpire una manifestazione del Consiglio nazionale della resistenza iraniana che si stava tenendo a Villepinte, nei pressi di Parigi.
Il quartetto di aspiranti terroristi è stato processato lo scorso novembre e la sentenza emessa dal Tribunale di Anversa il 4 febbraio, ha decretato la condanna di Asadollah Asadi e dei suoi complici a 20 anni di carcere.
Il fermo del diplomatico iraniano dell’ambasciata di Vienna, Asadollah Asadi alias Daniel,coinvolto nel piano terroristico, ha consentito, inoltre, di avviare un ampio spettro di attività investigative relative al ruolo dell’intelligence iraniana in Europa e sulle connesse attività clandestine.
La documentazione rinvenuta nell’auto a bordo della quale venne fermato Asadi in Baviera, una Ford S max, venne sequestrata dagli agenti tedeschi e sottoposta ad approfondita analisi. Sulla base dei contenuti, la Germania iniziò a tracciare le attività di spionaggio di Teheran in collaborazione con le autorità di sicurezza belghe competenti per le attività processuali in corso di svolgimento ad Anversa.
Tra gli altri documenti di ampia rilevanza, anche un quaderno nero contenente istruzioni per l’assemblaggio di ordigni artigianali che il “diplomatico” doveva consegnare alla coppia di complici fermata a Bruxelles, e un libro mastro di 200 pagine con indicazioni di pagamenti effettuati a complici europei dell’organizzazione spionistica (e alla coppia stessa) e documentazione di varia natura concernente le attività della cellula e la corrispondenza con la base di Teheran.
Tra le indicazioni fornite dall’esame della documentazione, anche un notes, redatto in caratteri latini e persiani, con 289 indicazioni, orari-date-località, relative ad appuntamenti in 11 Paesi europei, tra cui l’Italia, ai quali Asadi avrebbe preso parte. Il centro di riunione principale era comunque la Germania, citata in ben 144 annotazioni.
Il centro islamico sciita di Amburgo era tra le località “visitate” dall’iraniano e, secondo l’intelligence tedesca, proprio questa associazione islamica della città portuale tedesca sarebbe utilizzata come base, a livello europeo, per “l’esportazione della rivoluzione islamica” e per la raccolta di donazioni, sotto forma di zakat (elemosina) successivamente trasferite in favore delle milizie sciite libanesi e per il reclutamento di soggetti da avviare all’addestramento in Iran.
Asadi, inoltre, risultava avere con sé diverse ricevute relative a pagamenti in contanti ritenuti sospetti dagli investigatori e i cui destinatari, firmatari delle ricevute, hanno tutti nomi iraniani molto comuni e la loro reale identità è tuttora sconosciuta.
Saadouni e sua moglie Nasimeh Naami, per lungo tempo hanno finto di essere sostenitori del principale movimento di opposizione iraniano, la People’s Mojahedin Organization of Iran (PMOI/MEK) e per oltre 10 anni hanno regolarmente consegnato ad Assadi informazioni sulle riunioni interne del MEK, sulle manifestazioni, sui raduni, sui membri e sui simpatizzanti in cambio di una congrua contropartita in denaro contante.
Le cellule in sonno del terrorismo iraniano
Javad Dabiran, portavoce del consiglio nazionale della resistenza iraniana, durante un’intervista rilasciata ad Asharq al-Awsat, ha riferito che “il ministero iraniano dell’intelligence ha una rete di agenti in Europa che sono gestiti con l’aiuto delle ambasciate iraniane e l’uso improprio delle immunità diplomatiche” e “Asadi è il capo dell’intelligence iraniana in Europa e gestiva una rete di spie”. Inoltre, sempre secondo Dabiran, “ci sarebbero varie cellule dormienti terroristiche iraniane e anelli di spionaggio in tutta Europa gestiti dalle rappresentanze diplomatiche iraniane”.
Quest’ultima dichiarazione non fa che confermare quanto sia sottovalutata la percezione del pericolo derivante dalle attività poste in essere sia a livello europeo che in Italia dai “delegati” del regime di Teheran.
Le operazioni dei servizi iraniani proseguono a tutt’oggi, in modo pressoché indisturbato, in tutta la Penisola, così come l’opera di reclutamento di nuovi “operativi” mimetizzati con attività di copertura: dal commercio alla ristorazione, con alcune presenze mascherate nel mondo del giornalismo accreditato presso la stampa estera.
Avevamo anche evidenziato l’arruolamento nel Vevak di italiani convertiti all’Islam sciita e transfughi, per lo più di movimenti extraparlamentari di destra e sinistra, molti dei quali in diretto contatto con la legazione iraniana a Roma. Ma non solo. Frequentemente, grazie al passaporto italiano “insospettabile”, si muovono verso il Medio Oriente allo scopo di ricevere istruzioni o finanziamenti per le loro attività con visite a esponenti di Hezbollah in Libano o direttamente nella Capitale del paese persiano. Durante un soggiorno a Teheran di alcuni convertiti italiani, i vertici di Hezbollah avrebbero loro consegnato le mappe dei tunnel scavati nel sud del Libano e nella zona della Striscia di Gaza dalle milizie filo sciite, in collaborazione con quelle di Hamas, allo scopo di farli recapitare, senza incorrere in alcun controllo doganale, ad esponenti del gruppo operanti nel nostro Paese e da utilizzare per gli spostamenti di militanti operanti nelle zone “calde”.
Durante la sua conferenza stampa, più volte citata, Mike Pompeo ha affermato che il regime dei mullah potrebbe rappresentare una seria minaccia anche per gli Stati Uniti avendo l’Iran già iniziato a coltivare suoi “delegati” all’estero, in Europa come in Medio Oriente con Hezbollah, Hamas e i ribelli Houthi nello Yemen. Questi gruppi sono attivi, per procura iraniana, in Libano, Siria, Iraq e Yemen e hanno stretto un patto di forte collaborazione con la leadership di Khamenei ottenendo un continuo approvvigionamento di materiali di armamento, munizioni e istruttori inviati direttamente da Teheran.