La Polizia Nazionale Spagnola da il benservito a “El Pollo” di Hugo Chavez (il defunto presidente del Venezuela), lo scorso giovedì 9 settembre a Madrid, durante un’azione combinata in collaborazione con la DEA, l’Agenzia antidroga degli Stati Uniti.
La notizia dell’arresto di Hugo Carvajal è passata quasi inosservata sulla stampa internazionale, nonostante tale evento costituisca uno dei maggiori successi internazionali dell’agenzia federale antidroga e del Dipartimento di Giustizia statunitense.
“El Pollo” Carvajal era ricercato dagli Stati Uniti con l’accusa di violazione dei diritti umani, crimini contro l’umanità, traffico di droga, riciclaggio di denaro sporco e collaborazione con le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) con lo scopo di introdurre droga nel territorio USA. Il governo americano aveva spiccato su di lui un mandato di arresto internazionale ed offerto una taglia di 10 milioni di dollari a chiunque fornisse informazioni utili alla sua cattura.
In proposito è molto interessante l’analisi condotta da Johan Obdola, di Global Organization for Security and Intelligence – IOSI, e gli operatori di Hagana Consulting due società internazionali particolarmente conosciute e specializzate nell’analisi di intelligence e nella gestione della sicurezza. Si è così delineato il percorso che ha portato alla cattura di Hugo Carvajal che alla sua possibile estradizione negli Stati Uniti (si attende il via libera della magistratura spagnola), ed al complesso delle vicende legate al Venezuela ed al suo leader massimo Nicolás Maduro.
Hugo Armando Carvajal Barrios è stato per otto anni fino al 2019 a capo della direzione dell’intelligence militare del Venezuela, sotto le presidenze di Hugo Chávez prima e Nicolás Maduro poi. Presto però entrò in conflitto con il dittatore Maduro e si allontanò definitivamente dal “chavismo”, l’omonimo movimento fondato dal presidente venezuelano e leader della rivoluzione bolivariana Hugo Chávez, la cui azione e ideologia politica si fonda sul socialismo democratico e anti-imperialista.
A seguito della recente crisi politica, economica e sociale in Venezuela, “El Pollo” Carvajal si era avvicinato alle idee di Juan Guaidó, oppositore politico e acerrimo nemico di Maduro. In quell’occasione scrisse persino una lettera aperta a Nicolás Maduro, chiedendogli di assumersi la piena responsabilità della crisi sociale ed economica galoppante nel paese, attanagliato com’era dalla mancanza di cibo e medicine, e pregando il leader chavista di consentire l’ingresso in Venezuela agli aiuti umanitari di stanza a Cúcuta.
Guaidó era stato eletto in gennaio 2019 come presidente dell’Assemblea Nazionale e si era poi autoproclamato Presidente pro tempore del Venezuela, prima che Maduro si insediasse per la seconda volta appoggiato da Iran, Russia, Turchia, Cina e Lega Araba. In marzo dello stesso anno Guaidò venne rimosso, ad opera del secondo governo Maduro, dalla carica di Presidente dell’Assemblea Nazionale e venne esautorato per 15 anni dal ricoprire qualsiasi incarico pubblico.
Fu allora che Hugo Carvajal fuggì dal Venezuela facendo perdere le sue tracce, nascondendosi con molta probabilità negli ultimi anni tra Marocco, Portogallo e Spagna e facendo richiesta di asilo nel paese iberico.
Nella lista dei pluriricercati dagli Stati Uniti è stato inserito anche Diosdado Cabello, il numero due del chavismo in Venezuela, così come è ricercato con le medesime accuse lo stesso leader venezuelano, Nicolás Maduro.
Hugo Carvajal è accusato anche di far parte, insieme a Maduro, Cabello e altri, del famigerato “Cartel de los soles”, un’organizzazione criminale, costituita da una rete di alti funzionari della Guardia Nazionale Pretoriana Bolivariana (GNB), dedita al traffico internazionale di armi e droga, nonché alle attività illecite legate ai prodotti petroliferi, noto anche per aver avuto legami con le organizzazioni terroristiche delle FARC, di Hezbollah e Hamas. Si dice che il “Cartello dei Soli” sia stato particolarmente attivo proprio nelle attività di reclutamento di terroristi di Hezbollah e di Hamas da addestrare in Venezuela, al fine di pianificare e organizzare attacchi contro gli interessi degli Stati Uniti. Anche in questo Hugo Carvajal è coinvolto ed è a conoscenza di tutti i particolari relativi alla fornitura illecita di benzina e carburante ai gruppi terroristici mediorientali, nonché al rilascio di passaporti diplomatici venezuelani cha hanno permesso ai loro leaders di muoversi indisturbati in tutto il mondo.
Gli affiliati dell’organizzazione (es. Alex Saab, Adel El Zabayar, ecc.) avevano anche agito da tramite tra il governo venezuelano e il presidente siriano Bashar al-Assad nonché con i regimi iraniani di Ahmadinejad e Rouhani.
Nel 2014 avevano ricevuto dai loro partner del medio Oriente, in cambio della cocaina, un carico di armi (prevalentemente lanciarazzi, fucili d’assalto AK-103 e munizionamenti vari), arrivato all’aeroporto Maiquetía di Caracas con un aereo cargo proveniente dal Libano, armi che erano destinate ai militanti rivoluzionari delle FARC.
Secondo un rapporto della DEA americana le spedizioni di droga dal Venezuela negli Stati Uniti e in Europa si sono addirittura quadruplicate nell’ultimo decennio, tanto che dal sudamerica vengono esportate circa 269 tonnellate l’anno, il 17% di tutta la cocaina mondiale.
Del commercio internazionale di stupefacenti dal Venezuela si ricordano episodi tra i più eclatanti in cui fu coinvolto anche Hugo Carvajal. Ad esempio quello di Parigi, quando un volo dell’Air France fu letteralmente imbottito di droga; la polizia di frontiera francese non potè credere ai propri occhi mentre venivano scaricati dal vettore aereo centinaia di valige contenenti la cocaina. Un episodio simile accadde anche in Messico dove furono rivenute in un aereo DC-9 proveniente da Caracas 128 valigie stipate con 5,6 tonnellate di cocaina.
Il Cartello dei Soli è anche accusato di aver commesso omicidi eccellenti, tra cui: il giornalista Mauro Marcano, assassinato mentre usciva di casa; Eudo González Polanco, leader del cartello Guajira, ucciso a Bejuma; Wilber “Jabón” Varela, del cartello del Norte del Valle, assassinato insieme alle sue guardie del corpo in un hotel nello stato di Mérida.
Washington è convinta inoltre che El Pollo Carvajal sia legato alle attività di “money laundering” del regime venezuelano e sia a conoscenza dei suoi conti all’estero dove confluisce il denaro connesso alla corruzione del paese, ed è questo che lo legherebbe ad Alex Saab.
Alex Nain Saab Morán è un uomo di affari colombiano di origini libanesi, ricercato dagli Stati Uniti perchè accusato di aver condotto una mega operazione di riciclaggio di denaro per contratti stipulati con il Venezuela del valore di oltre 350 milioni di dollari, e di associazione per delinquere, arricchimento illecito, esportazioni e importazioni fittizie e truffa aggravata per eventi legati alla sua società Shatex. È inoltre considerato una pedina fondamentale del regime di Maduro e, secondo la DEA, sarebbe in grado di svelare gli accordi segreti che legano il paese sudamericano con Iran, Turchia e Russia. Saab è attualmente detenuto a Capo Verde, dove il suo aereo il 12 giugno 2020 fece scalo mentre era in viaggio dall’Iran al Venezuela. Fu arrestato dalla polizia locale in base ad un “avviso rosso” dell’Interpol, perché ricercato dagli Stati Uniti che ne chiedevano l’immediata estradizione, presto confermata – contro tutte le resistenze di Russia, Iran, Venezuela, e varie istituzioni internazionali – dal Tribunale Costituzionale di Capo Verde il 8 settembre 2021.
Le estradizioni di Hugo Carvajal e Alex Saab negli Stati Uniti rappresenterebbero dunque un duro colpo per Nicolás Maduro, perché le loro eventuali rivelazioni agli investigatori USA, potrebbero far vacillare il regime del leader venezuelano.
Ritornando alla rocambolesca cattura di El Pollo Carvajal a Madrid, ci sarebbero ancora molti interrogativi da sciogliere, uno tra tutti è come ha fatto un pluriricercato internazionale a sparire nel nulla, pur risiedendo – a quanto sembra – fino ad oggi, nella turbolenta capitale spagnola?
Carvajal ha dichiarato che cambiava rifugio ogni tre mesi dove conduceva una vita ritirata, senza uscire né affacciarsi alla finestra e sempre protetto da persone di fiducia. Sono stati trovati nella sua casa parrucche, barbe e baffi finti, nonché una decina di passaporti falsi e si ritiene che abbia persino subito degli interventi di chirurgia plastica al fine di apportare modifiche alla sua fisionomia.
Viveva insieme ad una venezuelana di 30 anni in un lussuoso e tranquillo appartamento della periferia di Madrid, in via Torrelaguna al numero 123. Fonti della polizia spagnola affermano che l’arresto sia avvenuto pochi giorni dopo che l’ex-numero uno dell’intelligence militare venezuelana riattivasse incautamente il suo account Twitter. Ed è proprio un messaggio partito dal suo account che ha permesso agli investigatori di rintracciare la posizione del suo covo. “… Los falsos positivos de Alvaro Uribe me van dando la razòn …” scriveva Carvajal su Twitter, senza pensare minimamente che i Nuclei di Intervento di Polizia spagnola (UIP – la polizia antisommossa), in collaborazione con la DEA statunitense, sarebbero intervenuti di lì a poco tempo per arrestarlo.
Hugo Carvajal era già stato tratto in arresto la prima volta nell’aprile del 2019, quando arrivò nella capitale spagnola e fu fermato per essere entrato nel paese iberico con un passaporto falso. In quel frangente la Corte nazionale spagnola rigettò la richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti e lo rilasciò perché si riteneva che l’obiettivo di Washington fosse squisitamente politico, con l’intento di strappare informazioni sul regime venezuelano. Mesi dopo però la sessione plenaria della Camera della Corte confermò l’estradizione di Carvajal, ma lui si era già dato alla fuga.
Ma a quanto pare la trama si infittisce, perché proprio in questi giorni si apprende dal quotidiano spagnolo “El Mundo” che la terza sezione penale della Corte nazionale ha nuovamente sospeso in via provvisoria la consegna di “El Pollo” Carvajal agli Stati Uniti, pare in attesa che venga risolta la precedente domanda di asilo che l’ex-capo del controspionaggio venezuelano fece al suo arrivo in Spagna.
Come andrà a finire? Il pluriricercato internazionale verrà presto assicurato alla giustizia e processato per i capi di accusa che sono stati emessi dagli Stati Uniti contro di lui? Quali rivelazioni epocali sul “Cartel de los Soles”, e sui legami delle FARC e del ELN con il regime venezuelano, nonché con i gruppi terroristici di Hezbollah e Hamas, El Pollo sarà in grado di rilasciare agli investigatori statunitensi?
Ed infine, quali politici spagnoli vicini al Venezuela lo hanno protetto finora e potrebbero essere stati coinvolti nella sua incredibile latitanza nel paese iberico?
Una riflessione finale è doverosamente dedicata al ruolo sempre più crescente della Agenzie private di intelligence.
Le attività, spesso svolte in piena sinergia tra diverse realtà accomunate dai medesimi intenti di sicurezza globale, si sono sempre più spesso rivelate decisive nel contributo info-investigativo idoneo a rendere possibili le operazioni di Polizia o delle varie Intelligence statali.
Sarebbe opportuno rivalutare il ruolo di queste entità anche in considerazione del delicato momento di tensioni internazionali che stiamo attraversando. Proprio nei giorni scorsi si è ritornato a parlare di Polizia e di agenzia di intelligence europee, senza considerare che già all’interno di ogni Paese la mancata collaborazione, le invidie le gelosie e l’assoluta carenza di un reale e onesto interscambio informativo tra le varie forze di sicurezza rappresentano l’assenza di basi solide per estendere le sinergie oltre i confini nazionali.