Hugo El Pollo Carvajal, arrestato il 9 settembre scorso a Madrid, è come un fiume in piena, sta vuotando il sacco davanti ai giudici spagnoli. Di riflesso, il partito progressista spagnolo Podemos comincia a tremare, irrigidito com’è dalle scottanti rivelazioni dell’ex-capo dei servizi segreti venezuelano.
Si stanno pian piano delineando i contorni di una “fumosa” vicenda legata all’esistenza (fonte El Debate) di un presunto fondo di capitali all’estero – voluto da Hugo Chavez prima e mantenuto da Nicolás Maduro poi – localizzato a L’Avana (Cuba), del valore di 200 milioni di dollari, proveniente ed alimentato dalla vendita illecita al mercato nero delle eccedenze dei prodotti petroliferi venezuelani dell’arci-nota e già travolta dagli scandali PDVSA, la compagnia statale Petróleos de Venezuela SA. L’esistenza e i movimenti su questo fondo provano il finanziamento illecito al partito di Pablo Iglesias e Juan Carlos Monedero (ma non solo), continuamente “foraggiati” dal governo chavista venezuelano, e che gli hanno permesso di ottenere le luci della ribalta nel panorama politico del paese iberico nell’ultimo decennio.
Ricordiamo, inoltre, che già nel 2016 il partito Podemos fu indagato per il presunto finanziamento da parte del regime venezuelano, ma le indagini si basavano su copie di documenti di cui era praticamente impossibile risalire agli ordinanti dei versamenti illeciti di denaro, motivo per cui l’indagine si arenò e fu archiviata.
Dunque, la difesa legale di El Pollo le sta provando tutte (con le sue scottanti rivelazioni) pur di scongiurare le estradizioni richieste sia dalla Procura statunitense – a seguito del rapporto della agenzia antidroga americana DEA – che dal Pubblico Ministero venezuelano (che ha meno chance rispetto all’accusa USA). Per ben due volte Hugo Carvajal aveva già cercato di “dribblare” (per usare un termine calcistico) il pericolo dell’estradizione (riuscendoci), prima nel 2014 (Aruba) e poi nel 2019 (Madrid) quando fu arrestato in Spagna la prima volta (e poi latitante nuovamente), accampando le giustificazioni di essere vittima di una reale persecuzione politica, ma forse oggi siamo arrivati ad un punto di “non ritorno”. Vedremo come andrà a finire.
Ma dove eravamo rimasti?
Ofcs.report aveva già pubblicato un dettagliato resoconto delle vicende legate alla cattura di Hugo Carvajal. Proseguiamo allora con ordine.
Il 9 settembre 2021 Hugo Carvajal viene arrestato in Spagna e ivi detenuto in attesa che la Corte Nazionale e la Corte Suprema sciolgano la riserva sulla sua estradizione chiesta dagli Stati Uniti per riciclaggio di denaro sporco e traffico internazionale di droga e armi nel paese della Grande Mela.
Il 14 settembre 2021 la terza sezione penale della Corte Nazionale ha nuovamente sospeso in via provvisoria la consegna di “El Pollo” Carvajal agli Stati Uniti, prima che venga risolta la precedente domanda di asilo politico che l’ex-capo del controspionaggio venezuelano fece al suo arrivo in Spagna nel 2019. Pare comunque che questa richiesta fosse già stata respinta in quello stesso anno, così come ha chiarito lo stesso governo. Ed anche la richiesta di sospensione delle misure cautelari espressa dai legali di El Pollo è stata rigettata dal Tribunale perché sussistono reali possibilità di fuga dell’ex-capo dei servizi segreti venezuelano.
L’estradizione dell’ex-numero uno dell’intelligence venezuelana dunque sembra essere più vicina. Ma non è finita.
La difesa legale di Hugo Carvajal, condotta da María Dolores Argüelles, ha chiesto altresì che il suo assistito fosse ascoltato dai magistrati spagnoli. Il 20 settembre El Pollo è comparso innanzi alla sezione numero 6 della Corte Nazionale, presieduta dal giudice Manuel García-Castellón, portando alla sua attenzione i particolari del suo mandato operativo nell’intelligence chavista, ma soprattutto le indiscrezioni sul finanziamento illecito del partito politico spagnolo Podemos da parte del governo venezuelano.
Prima di esporre le sue rivelazioni ha chiesto di poter essere considerato alla stregua di un “pentito”, un testimane protetto, per poter allontanare la possibilità della sua estradizione negli Stati Uniti. El Pollo teme appunto per l’incolumità sua e della sua famiglia (moglie e 5 figli minorenni già in Spagna) a causa di ciò che è in grado e in procinto di rivelare al magistrato spagnolo.
Hugo Carvajal ha rivelato al giudice Garcia-Castellon molti particolari riguardo all’ancora esistente traffico internazionale di prodotti petroliferi della compagnia statale venezuelana PDVSA, nonostante le sanzioni statunitensi. La Petróleos de Venezuela SA è stata a dir poco saccheggiata dalle azioni illecite degli ultimi due regimi chavisti (Chavez e Maduro), movimenti che si aggirano su un valore stimato di 25.000 milioni di dollari che tra l’altro servivano a finanziare le più disparate entità, tra cui: gruppi terroristici internazionali (tra cui FARC, Hezbollah, Hamas, Eta, ecc), organizzazioni industriali e commerciali, onlus ed ancora partiti e movimenti politici di “sinistra” (tra cui Podemos) che strizzavano l’occhio alla filosofia chavista.
Inizialmente venivano utilizzate le ambasciate venezuelane in questo losco disegno di corruzione, ma dal 2007 il modus operandi si è evoluto con una vera e propria distribuzione diretta per il tramite di Cuba, con cui esiste un rapporto di collaborazione energetica sin dal 2000, attraverso l’accordo congiunto tra le due compagnie petrolifere di bandiera, PDVSA per il Venezuela e Unión Cuba-Petróleo (CUPET) per il paese caraibico. I carichi petroliferi partivano da Cuba diretti in Colombia, in Europa (Spagna appunto) e in Medio Oriente (Hezbollah e Hamas).
L’ex-numero uno dell’intelligence sarebbe inoltre in grado di provare il collegamento tra Podemos ed il regime venezuelano (per il tramite di PDVSA), attraverso la documentazione originale che testimonia gli avvenuti movimenti di denaro nei confronti di vari dirigenti del partito politico spagnolo, tra cui una delle cofondatrici del movimento e della fondazione CEPS legata ad esso, Carolina Bescansa.
Come detto in precedenza, le sedi diplomatiche venezuelane venivano utilizzate per organizzare eventi di rilievo internazionale, alcuni sponsorizzati dal Banco de Comercio Exterior de Venezuela (Bancoex), dove presunte aziende pubblicitarie proposte da Podemos riscuotevano i profitti illeciti gonfiati per servizi mai forniti.
Il giudice Manuel García-Castellón decise quindi di riconvocare Carvajal nei giorni successivi, intimandogli di fornire le prove delle verità rivelate fin qui presentate, prendendo dunque tempo prima di decidere il futuro dell’ex-dirigente militare e se ritardare o meno la richiesta di estradizione negli Stati Uniti.
Diversi giorni dopo Carvajal compare nuovamente davanti al giudice Manuel García-Castellón, e come racconta il periodico spagnolo OK Diario, fornisce l’evidenza delle dichiarazioni rese il 20 settembre, quelle che coinvolgono il partito Podemos. El Pollo mostra alla Corte gli ordini di versamento in originale fatti ai dirigenti di Podemos, tra cui alcuni del 2008 per mano di Hugo Chavez, per una somma complessiva di 6,7 milioni di dollari, a favore di Pablo Iglesias, Juan Carlos Monedero e Jorge Vestrynge, ed altri ordini del 2013 stimati in 142.000 dollari in favore di Carolina Bescansa, Jorge Lago e Ariel Jerez a firma di Nicolás Maduro, tutti per presunti servizi di comunicazione resi dagli affiliati del partito politico spagnolo. In quest’ultimo frangente si parla di un contratto di subappalto del 2014, affidato a VIU Comunicaciones CA, del valore di oltre 500.000 dollari – di cui una fetta consistente andava proprio ai dirigenti di Podemos – per la progettazione della politica comunicativa e relativo materiale audiovisivo a favore di PDVSA, necessario all’allestimento del proprio stand in occasione del XXI World Petroleum Congress di Mosca.
Naturalmente i versamenti sono sempre stati fatti in contanti, in banconote da 100 $
Ma tra le rivelazioni di El Pollo Carvajal ci sarebbero anche, oltre il presunto finanziamento a Podemos, numerose altre verità, a testimonianza della triangolazione di affari e corruzione tra la compagnia petrolifera statale venezuelana PDVSA, il regime chavista e la Spagna.
Ecco allora che rispunta il nome di un ex-magistrato spagnolo, Baltasar Garzón, che avrebbe già interessato l’inchiesta condotta dalla Sezione 3 della Camera Penale del Tribunale madrileno condotta dal giudice María Tardón. I documenti consegnati da Hugo Carvajal al Tribunale dimostrerebbero appunto il collegamento degli affari illeciti tra Ilocad SL, il mercantile di cui Baltasar Garzón è amministratore unico e che riporta lo stesso nome dello studio legale dell’ex-magistrato, con il regime venezuelano e la compagnia petrolifera di bandiera. Il totale delle collaborazioni ammonterebbe a 8.835.000 euro per consulenze di fatto inesistenti. Pare inoltre che lo studio legale di Baltasar Garzón fosse inizialmente intervenuto nella difesa legale di Carvajal nella causa del 2019 contro la sua estradizione in USA, ma non abbia più proseguito la collaborazione nella vicenda.
Ma c’è di più, perché viene messo in mezzo anche Raúl Morodo, l’ex-ambasciatore in Venezuela tra il 2004 e il 2007 nel governo spagnolo del socialista José Luis Rodriguez Zapatero, indagato anch’egli per riciclaggio di denaro – si dice per una somma vicina a 30 milioni di dollari – nell’affaire PDVSA. Fino ad oggi l’inchiesta aveva portato alla luce una presunta riscossione tra il 2012 e 2015 di 4,5 milioni di euro ad opera di Alejo Morodo (suo figlio), per contratti fittizi di consulenza legale, denaro poi riciclato attraverso varie società riconducibili alla famiglia dell’ex-ambasciatore e ad alcuni soci di origine venezuelana.
José Luis Rodriguez Zapatero sarebbe presumibilmente coinvolto in una vicenda che interesserebbe (secondo le indiscrezioni del giornalista investigativo di Infodio in materia di money laundering, Alek Boyd) anche l’uomo d’affari venezuelano, curiosamente intrecciato a maglie strette con il chavismo, Majed Khalil Majzoub, che con la sua agenzia intercontinentale Booking & Travel Corporation, parrebbe organizzare i viaggi per l’ex-capo del governo socialista. Inoltre, nelle investigazioni di Boyd viene citato curiosamente come l’ex-ministro venezuelano per l’energia e presidente della PDVSA, Rafael Ramírez, abbia come difensore legale nella causa con gli Stati Uniti, Abbe Lowell, che al contempo è stato anche l’avvocato di Ivanka Trump (figlia del Tycoon) e di suo marito Jared Kushner.
In ultimo Hugo Carvajal promette di dare nuove indicazioni che testimonierebbero i collegamenti tra le FARC, l’ETA e il Venezuela (nonché le organizzazioni terroristiche mediorientali Hezbollah ed Hamas) ma che per ora rimarrebbero coperte dal segreto istruttorio per volontà dello stesso giudice García-Castellón.
Hugo “El Pollo” Carvajal è dunque un fiume in piena di rivelazioni continue, e chissà che queste non siano sufficientemente importanti da giustificare la riapertura delle tante cause presso l’Alta Corte Nazionale spagnola e tali da ritardare la sua estradizione negli Stati Uniti.