La strage di bambini in Siria non accenna a fermarsi. Uccisioni, mutilazioni e reclutamento nei combattimenti, rappresentano fenomeni in forte aumento nel 2016. La denuncia arriva dall’Unicef attraverso il dossier “Hitting Rock Bottom” (letteralmente: toccando il fondo), un nuovo sconvolgente report che presenta attraverso statistiche e numeri la terribile condizione dei minori siriani in seguito al conflitto che da sei anni devasta il Paese. Nello specifico si tratta di 2.569 violazioni gravi che hanno coinvolto 2.282 bambini nel 2016. Altri 1.299 bambini sono stati colpiti e di questi 652 sono morti, con un aumento del 20% dal 2015. In 255 sono stati uccisi all’interno o nei pressi delle scuole, le stesse strutture che avrebbero dovuto garantirgli un futuro. E poi ci sono gli 851 bambini (anche di 7 anni) reclutati per combattere nel conflitto, il doppio di quelli che erano stati assoldati nel 2015. I più piccoli sono stati utilizzati e reclutati per combattere direttamente sulle linee del fronte e stanno assumendo un ruolo sempre più attivo. Nei casi più estremi, bimbi che dovrebbero pensare solo a giocare vengono trasformati in “esecutori”, attentatori suicidi o guardie carcerarie. Questi dati consacrano il 2016 in negativo, come anno peggiore per i minori siriani, da quando sono cominciate nel 2014 le verifiche formali sulle violenze che li hanno coinvolti.
“Le profonde sofferenze hanno raggiunto livelli senza precedenti. Milioni di bambini in Siria sono sotto attacco ogni giorno, le loro vite sono state stravolte”, ha dichiarato Geert Cappelaere, Direttore Regionale dell’Unicef per il Nord Africa e il Medio Oriente, parlando a Homs in Siria. “Ogni bambino è segnato a vita con terribili conseguenze sulla sua salute, sul benessere e sul futuro”.
E la situazione è ugualmente drammatica se si analizzano i dati in relazione al resto della popolazione infantile siriana che è riuscita a salvarsi dalla morte. Su 8 milioni sono 5,8 milioni i minori che vivono in zone difficilmente raggiungibili o sotto assedio: 2,8 milioni di bambini si trovano in aree faticosamente raggiungibili e 280.000 di questi vivono sotto assedio. Quindi è l’intera popolazione infantile siriana che ha un disperato bisogno di aiuto e assistenza. Assistenza a tutti i livelli. La totalità della cittadinanza siriana, infatti, vive in condizioni di povertà estrema e ha bisogno di tutto perché non possiede nulla. Anche una necessità primaria come l’acqua viene negata in un Paese totalmente distrutto dalla guerra. Basti pensare che il 70% della popolazione non ha accesso sicuro ad acqua potabile. Questo è stato causato anche dai tagli intenzionali alle forniture idriche ad Aleppo, Damasco, Hama, Raqqa e Dar’a.
In un contesto simile l‘intero sistema sanitario è al collasso. Nel 2016 si sono registrati oltre 338 attacchi contro ospedali e personale medico. La metà della strutture sanitarie pubbliche sono chiuse o funzionano solo parzialmente. Per non parlare delle vaccinazioni: prima dell’inizio del conflitto, nel 2010, superavano l’80%. Nel 2015 sono scese al 41%. Un Paese il cui sviluppo è rimasto 40 anni indietro e in cui sono proprio i bambini le vittime principali dell’assurdità e della tragicità del conflitto iniziato nel 2010. Bambini che risultano sfollati all’interno del proprio paese o vivono la condizione di rifugiati in Giordania, Libano, Iraq, Turchia ed Egitto.
In circostanze simili il diritto all’istruzione, principio fondamentale di ogni paese civile, diventa una chimera irraggiungibile per i bambini siriani. 1,7 milioni di questi non stanno andando a scuola, non imparano, non potranno essere una risorsa importante per il loro paese in termini di crescita. Nei Paesi vicini sono 530.000. Una scuola su tre in Siria non può essere utilizzata in quanto danneggiata, distrutta, usata come rifugio dalle famiglie sfollate o a scopi militari. Sono 87 invece gli attacchi contro strutture e personale scolastico nel 2016. Ecco la strage degli innocenti. Innocenti che hanno tratto le conseguenze peggiori dalla guerra come si evince dai numeri del dossier. Una tragedia umanitaria che si consuma sotto gli occhi della comunità internazionale a cui dovrebbe essere messa la parola fine. L’appello dell’Unicef stessa e di altre organizzazioni internazionali, è di trovare una soluzione immediata per la risoluzione del conflitto che porti alla cessazione di violazioni e abusi contro i minori.