C’è un legame tra le discriminazioni di genere e la sicurezza alimentare: il 70 per cento del totale delle persone affette da malnutrizione è composto da donne. Questa situazione deriva da molti ostacoli come l’iniqua distribuzione delle risorse, l’accesso con molte difficoltà alle pratiche agricole e un forte muro nei confronti del sesso femminile nel mondo del cibo. L’esclusione si nasconde nelle norme e nei sistemi legali. In Africa le donne che possono coltivare o essere proprietarie di un’azienda sfiorano solo il 2 per cento, ma neanche Europa la situazione è rosea, perchè solo due proprietari di appezzamenti di terra su dieci sono donne e questo numero basso non deriva dalla mancanza di volontà. A mettere in evidenza questo fenomeno è l’ultimo rapporto Idlo, l’organizzazione internazionale dello sviluppo delle leggi, che si può sfogliare qui sotto: women-land-food-exploring-rule-of-law-linkages
Le barriere che limitano il diritto al cibo. “Tutte le leggi dovrebbero promuovere i diritti sia degli uomini che delle donne – spiega Bianca Pomeranzi, membro del Cedaw, Comitato per l’eliminazione delle discriminazioni contro le donne e consulente del ministero degli Esteri – ma è molto difficile vedere come queste leggi vengano implementate. Il lavoro delle donne nel settore agrario non solo è considerato pari a zero, quindi non viene data loro la terra, spesso chi coltiva non arriva mai a essere neanche co-proprietaria, e anche la sicurezza nella loro nutrizione è messa in pericolo. Dove ho lavorato nelle aree Sub-sahariane le donne non hanno proprio coscienza del loro diritto al cibo adeguato, accessibile e disponibile che ora, posso affermare, non hanno assolutamente“.
Anche il non poter ricevere incentivi diventa una barriera: per la discriminazione e il non riconoscimento del loro lavoro, spesso fatto a mano, in condizioni pessime e senza guadagni, le donne non ricevono finanziamenti per il miglioramento tecnologico, la formazione per nuove tecniche agricole o incentivi per ingrandire un’azienda. In 97 paesi, alle donne che lavorano in agricoltura arriva solo il 5% dei servizi agricoli, come per esempio le facilitazioni che permettono di avere nuove macchine o semplicemente le strade che collegano la proprietà al resto del ciclo di produzione.
Donne che combattono per il diritto alla terra. “Sicuramente le norme contano molto – sottolinea a Ofcs.report Mike Taylor, presidente dell’International Land Coalition – ma i veri cambiamenti si possono vedere quando c’è un processo che parte dalle persone interessate. Una battaglia fatta dalle donne stesse l’ho potuta riscontrare in tre diversi progetti: in India, Togo e Nepal dove giovani donne si ostinano ad ottenere appezzamenti di terra nonostante le difficoltà e si organizzano in comitati e piccole società per far rispettare questo diritto”
Powerful and evocative photo essay on community #landrights in Karamajong https://t.co/HgVfLJc8CE
— michael taylor (@lifelanddignity) 28 settembre 2016
Anche la Reuters in un articolo di agosto ha parlato dell’importanza di un equo accesso alla terra in Nepal, soprattutto dopo l’emergenza terremoto. L’attivista nepalese Lily Thapa ha fondato la campagna Women for Human Rights che raccoglie più di 100mila persone e sostiene nelle sue pubblicazioni che nei paesi dove le donne vengono allontanate dalla terra, nei momenti di disastri, come un terremoto, sono ancora più vulnerabili perchè la terra è una delle poche cose che rimane sicura. Soprattutto le donne sole, che sono 500mila in Nepal, sono discriminate e la famiglia non intesta mai la proprietà a loro, anche se lavorano quotidianamente nei campi.
Il presidente dell’International Land Coalition Mike Taylor ci racconta anche dell’enorme mobilitazione nel Kilimanjaro che ha acceso i riflettori sul tema delle donne e la sicurezza alimentare. Con la campagna #women2Kilimanjaro 2000 donne da 5 paesi hanno scalato la montagna più alta dell’Africa per far parlare del diritto alla terra.
Storie di chi riesce ad essere donna e farmer allo stesso tempo. Il progetto multimediale “The female farmer project” raccoglie le esperienze di donne di tutte le età che sono riuscite a portare avanti un’azienda agricola intestata a loro nome. Ricercatrici che hanno messo le loro conoscenze al servizio della terra, amiche che avevano questo sogno fin da bambine, allevatrici che uniscono la creatività alla delicatezza. Bellissime realtà ma isolate, che ci ricordano quanta disparità ancora ci sia nel mondo agricolo tra uomini e donne.