Si allarga progressivamente il potere e l’influenza dei gruppi islamisti nell’Africa Subsahariana. Attacchi continui contro la popolazione civile stanno mettendo in ginocchio soprattutto il nord del Mozambico, senza che le truppe regolari dell’esercito di Maputo sappiano reprimere la rivolta.La situazione è in progressivo peggioramento a partire dal nord del Mozambico, in particolare nella zona di Capo Delgado, dove già negli scorsi anni erano stati riscontrati inizi di “influenza islamiste” condotte dagli Sha’abab somali e, nell’ovest, da Boko Haram.
Gli insorti hanno occupato l‘hotel Amarula (comunque deserto) e stanno ridefinendo la loro strategia. Sono più di 70 le vittime causate dai ribelli. Palma risulta quasi distrutta, e si parla di danni ancora peggiori a Mocimboa da Praia.
L’estrema carenza dei contingenti europei, soprattutto italiani, sta rendendo la situazione molto simile a quella dell’inizio degli anni ’90 in Somalia dove le truppe europee e americane, prive di ordini specifici, si fecero sconfiggere (è questo il termine esatto) dai mujaheddin guidati, già allora, da Oussama bin Laden.
Pochi si accorsero di questo trasferimento di “operativi” di al Qaeda e, tra i pochi, la giornalista Ilaria Alpi e il suo collaboratore Miran Hrovatin che, nel porto di Boosaso, notarono la presenza di “strani mercantili” non certo dediti a scambi commerciali, ma piuttosto a uno spostamento strategico di guerriglieri e materiali dall’Aghanistan alla Somalia. Un fatto successivamente riscontrato sia nella guerriglia del “Check Point Pasta”, in cui persero la vita militari italiani, sia successivamente nei combattimenti a Mogadiscio dove persero la vita 19 Rangers statunitensi.
L’estendersi del conflitto alla Nigeria, Tanzania, Ciad e Libia, senza alcun intervento “serio” dell’Occidente, sta causando una crescita esponenziale dei gruppi jihadisti che stanno guadagnando terreno in tutta l’area Subsahariana e nel sud della Libia.
L’espansione dell’influenza dello Stato Islamico, al quale hanno aderito diversi gruppi jihadisti, trova terreno florido proprio per l’assenza di una risposta dell’Occidente, sebbene questi coltivi interessi non certo indifferenti nella zona e tenti di arginare il fenomeno dell’immigrazionismo clandestino da parte delle popolazioni locali.