Russia – Ucraina: nuovi missili per un’escalation o un monito?
Nella giornata del 21 novembre 2024, la Russia ha lanciato un attacco missilistico contro l’Ucraina che ha colpito, secondo quanto appreso, ha colpito strutture energetiche strategiche, causando blackout in diverse aree del paese e provocando il ferimento di 15 civili. Le città di Dnipro e Kryvyi Rih sono state colpite, con ingenti danni alle reti di distribuzione elettrica e idrica.
Questo, in estrema sintesi, il resoconto di un evento che ha destabilizzato, come peraltro secondo logica, l’intero mainstream globale.
Ma, tentiamo di ricostruire con ordine ed equilibrio quello che è stato il prologo di tale evento.
L’attacco rappresenta una chiara escalation del conflitto e solleva interrogativi sulla direzione strategica di Mosca e sulla capacità di risposta da parte dell’Occidente. Sebbene inizialmente identificato come un missile balistico intercontinentale, le autorità statunitensi hanno successivamente confermato che si trattava di un missile balistico a medio raggio. Questa azione evidenzia una crescente pressione strategica russa nei confronti dell’Ucraina e dei suoi alleati o sostenitori occidentali.
Questo pur in considerazione che la Russia ha avvertito gli Stati Uniti della minaccia “Oreshnik” mezz’ora prima dell’azione con missili balistici contro l’Ucraina “attraverso i canali volti a ridurre il rischio di conflitto nucleare”.
L’attacco ha danneggiato seriamente infrastrutture energetiche fondamentali, compromettendo le reti di distribuzione elettrica e idrica, proprio in concomitanza con l’arrivo dell’inverno. I blackout causati dall’attacco hanno avuto ripercussioni su ospedali, scuole e altre strutture essenziali, aggravando ulteriormente la crisi umanitaria. L’impatto sulle città ha anche colpito alcuni edifici residenziali, ferendo almeno 15 persone, sebbene i numeri potrebbero aumentare con il proseguimento delle operazioni di soccorso.
Presupposti e contesti geopolitici
L’azione intrapresa da Mosca non può essere compresa senza analizzare i presupposti strategici e il contesto geopolitico che l’ha preceduta.
La Russia ha, infatti, intensificato le operazioni militari in risposta all’aumento delle forniture di armi all’Ucraina da parte dei Paesi occidentali, inclusi i missili ATACMS inviati dagli Stati Uniti che si sono aggiunti alle derrate missilistiche e di altri sistemi d’arma da parte di Francia e UK.
Mosca percepisce queste forniture come una minaccia diretta alla sua sicurezza e alla stabilità della sua sfera di influenza regionale. Colpendo le infrastrutture ucraine, il Cremlino ha voluto dimostrare la propria capacità di infliggere danni significativi anche in un contesto di conflitto prolungato.
Dal punto di vista strategico, l’attacco si inserisce in una più ampia campagna di pressione psicologica e logistica. L’obiettivo di Mosca sembra essere quello di destabilizzare la resilienza ucraina, sia a livello militare che civile, sfruttando le difficoltà legate ai mesi invernali. Colpire le infrastrutture energetiche e idriche non solo complica la logistica militare ucraina, ma aggrava anche le condizioni di vita della popolazione, aumentando il malcontento interno.
Il contesto geopolitico riflette anche una crescente competizione tra Russia e Occidente. Da un lato, la Russia cerca di riaffermare la propria posizione di potenza globale, dimostrando la capacità di impiegare sistemi missilistici avanzati in un contesto operativo reale. Dall’altro, l’Occidente intensifica il suo supporto all’Ucraina, con il rischio di trascinare ulteriormente il conflitto in una guerra per procura. Questo scenario aumenta il pericolo di errori di calcolo strategico, che potrebbero trasformare l’attuale guerra regionale in una crisi globale.
Reazioni internazionali
La reazione internazionale è stata immediata. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito l’attacco un atto di terrorismo, chiedendo un rafforzamento delle difese aeree e maggiore sostegno militare da parte dell’Occidente. Gli Stati Uniti hanno risposto annunciando nuove sanzioni contro la Russia, insieme alla fornitura di sistemi di difesa aerea avanzati, tra cui i Patriot e i NASAMS. Anche la NATO ha reagito convocando una riunione straordinaria per discutere della possibilità di rafforzare ulteriormente le capacità difensive nei Paesi Baltici e in Polonia.
L’impiego di tecnologia missilistica avanzata
Ipotesi evidenziate dall’impatto del “missile” in Ucraina
Sono numerose le ricostruzioni e le ipotesi avanzate nelle ultime ore. Tra queste, tentiamo di fornire un panorama quantomeno plausibile su quelle più accreditate, pur tenendo conto che, in considerazione del rispetto dovuto al lettore medio si imponga un linguaggio possibilmente semplificato e comprensibile.
L’ipotetico utilizzo di missili avanzati, come l’Iskander-M o il controverso RS-26 Rubezh, evidenzia un importante aspetto tecnologico del conflitto. Questi sistemi d’arma, progettati per trasportare testate multiple indipendenti, offrono a Mosca un vantaggio significativo in termini di mobilità, precisione e capacità distruttiva. La scelta di utilizzare testate convenzionali su un sistema solitamente associato alla deterrenza nucleare rappresenta una mossa calcolata per intimidire senza superare la soglia nucleare. Inoltre, l’impiego della base missilistica di Kapustin Yar, uno dei principali centri di test della Russia, sottolinea l’intenzione di testare nuove tecnologie in un contesto realmente operativo.
La base si trova vicino al villaggio di Kapustin Yar, nella regione di Astrakhan, nel sud della Russia venne fondata nel 1946 e, inizialmente, utilizzata per testare i missili balistici di origine tedesca, come il V-2, catturati alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Oggi, Kapustin Yar è un centro per test di missili balistici intercontinentali (ICBM) o a medio raggio e sistemi di difesa antimissile. Viene anche utilizzata per il lancio di satelliti in “orbita bassa”.
Kapustin Yar è un sito chiave per lo sviluppo e il test delle tecnologie missilistiche russe, inclusi i sistemi balistici come gli “RS-24 Yars” e gli “Iskander-M”. La posizione strategica nella regione di Astrakhan consente di condurre test in direzione nord-est, verso il poligono di impatto situato nella penisola di Kamchatka.
Un ulteriore elemento di complessità è rappresentato dal possibile coinvolgimento di alleati di Mosca come l’Iran e la Corea del Nord. Questi Paesi potrebbero aver contribuito con una loro tecnologia missilistica o supporto logistico, consolidando un asse strategico volto a contrastare l’influenza occidentale.
Il missile che ha colpito la città ucraina di Dnipro
Secondo alcune fonti il missile in oggetto sarebbe un “Rs-26 Rubezh”che sarebbe stato lanciato verso il sito di sperimentazione e lancio ucraino di Yuzhmash a Dnipro.
Il target selezionato da Mosca evidenzia una palesata volontà di colpire obiettivi strategici possibilmente senza coinvolgere la popolazione civile, un atto che potrebbe essere inteso come un tentativo sterile di ammorbidimento della posizione russa.
Rs-26 Rubezh è un sistema missilistico mobile “classificato” e sul suo conto sono scarse le informazioni attendibili.
Per quanto noto, i lavori sull’RS-26 vennero iniziati nel 2000 e il primo lancio di prova fu effettuato nel settembre 2011. Nel decennio intercorso tra l’inizio del programma e la sperimentazione, non vi è traccia di ulteriori informazioni. Presumibilmente, ciò è dovuto al fatto che l’RS-26 Rubezh è in realtà un missile balistico a raggio intermedio (IRBM) che, all’epoca, infrangeva di fatto, il “Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF)” in vigore.
Tuttavia, a causa della scadenza del citato Trattato INF nel 2019, Russia e Stati Uniti hanno ripreso in maniera più ampia lo sviluppo nel campo dei missili precedentemente vietati. Nel successivo luglio 2024, infatti, Vladimir Putin dichiarò che la Russia si sarebbe considerata “libera dalla moratoria unilaterale precedentemente ipotizzata sullo spiegamento di missili a medio e corto raggio”.
È del tutto possibile che dietro queste parole ci sia il dispiegamento del “Rubezh”, precedentemente poco conosciuto, come MRBM, che è stato utilizzato su un obiettivo a Dnepropetrovsk la scorsa notte. O come dimostrazione di capacità, o come minaccia in risposta al permesso dei paesi occidentali di colpire con i loro missili in profondità la Russia.
Secondo le ipotesi, l’RS-26 avrebbe un peso al lancio di circa 40-50 tonnellate ed in grado di eiettare 4 testate separate su una distanza compresa tra 2.000 e 6.000 chilometri . Conosciuto anche con il nome in codice NATO SS-X-31, è progettato per essere lanciato da piattaforme mobili su strada, offrendo una maggiore flessibilità operativa.
Le caratteristiche principali del vettore si possono riassumere nell’utilizzo di un motore a combustibile solido, che garantisce tempi di preparazione e lancio più rapidi rispetto ai sistemi a combustibile liquido. Avrebbe una gittata operativa di circa 5.800 km, che permetterebbe di colpire obiettivi a lunga distanza ed essendo equipaggiato con testate multiple indipendenti (MIRV), anche più bersagli simultaneamente.
La precisione circolare probabile (CEP) viene stimata tra i 90 e i 250 metri, indicando un’elevata plausibilità nel colpire i bersagli designati.
Il RS-26 è stato sviluppato dal Moscow Institute of Thermal Technology (MITT), con i primi test effettuati nel 2011. Nonostante le sue capacità, il missile ha suscitato preoccupazioni internazionali riguardo al rispetto dei trattati sul controllo degli armamenti, in particolare per quanto concerne l’Intermediate-Range Nuclear Forces (INF) Treaty. Alcuni test sono stati condotti anche a distanze inferiori a 5.500 km, sollevando dubbi sulla sua classificazione come ICBM (missile balistico intercontinentale).
La mobilità su strada del RS-26 aumenta la sua sopravvivenza in caso di conflitto, rendendolo meno vulnerabile a un primo attacco nemico.
Il video dell’impatto
Secondo una versione iraniana fornitaci in esclusiva, “i russi in Ucraina hanno testato un missile balistico intercontinentale Yars con una testata non nucleare e non esplosiva per inviare un messaggio serio all’Occidente. Sei gruppi di testate montati su un missile Yars. L’obiettivo del lancio risultava inferiore a 1.000 km, il missile è stato quindi lanciato con una traiettoria orientata a sinistra acquisendo un’enorme velocità, che ha creato un plasma così infuocato al ritorno nell’atmosfera terrestre, che hanno alimentato una velocità di itinerario superiore a Mach 20.
Considerando che ogni gruppo di testate impiega circa 0,5 secondi per raggiungere il suolo ‘dalla nuvola’ e che qui le ‘nuvole’ si trovano a 2 km dalla superficie terrestre, le testate raggiungono il suolo con una velocità di circa 4 km/s ovvero quasi Mach 12. I numeri sono sconcertanti e rappresentano in sè vettori non intercettabili considerata la caratteristica della velocità raggiungibile”(traduzione a cura del redattore).
Il riferimento alla presenza di testate multipli o penaidi (decoy pesanti) il video dell’impatto potrebbe indicare un test di componenti del sistema missilistico. Se il missile fosse stato un RS-26 equipaggiato con MIRV (Multiple Independently Targetable Reentry Vehicles), anche in configurazione convenzionale, avrebbe dimostrato la capacità di colpire più obiettivi simultaneamente, amplificando l’efficacia e la deterrenza.
In relazione a velocità e plasma, possiamo affermare, quindi, che le elevate velocità di rientro, superiori a Mach 20, avrebbero generato fenomeni di plasma visibili, testimoniando l’avanzamento delle capacità ipersoniche sviluppate dalla Russia.
La tecnologia avanzata del missile rende possibile l’utilizzo di detonatori altimetrici/barometrici che offrono la capacità di un’esplosione a circa 70/100 metri dal suolo (in effetti dalla visione del filmato, le esplosioni si evidenziano ben prima dell’impatto).
L’utilizzo di testate non nucleari, plausibilmente neanche convenzionali ma semplicemente”inerti”, ma dotate di velocità e potenza d’impatto significative è stato un chiaro segnale di avvertimento all’Occidente, evitando le implicazioni di un attacco nucleare, ma inviando un significativo messaggio agli “avversari”.
Una plausibile alternativa all’ipotesi riportata, viene a configurarsi nell’impiego di MRBM o test di tecnologia avanzata.
Difatti, se l’RS-26 non fosse stato impiegato, l’uso di un diverso missile balistico a medio raggio (MRBM) resta plausibile. In questo caso potrebbe trattarsi di un missile iraniano o nordcoreano fornito alla Russia per testare capacità diverse in un contesto operativo reale.
Diversamente da ciò, una nuova generazione di missili russi a medio raggio, ora non più vincolati dal Trattato INF, per valutare l’efficacia in scenari bellici e, quest’ultima possibilità suggerirebbe una collaborazione con partner come l’Iran, con l’obiettivo di sviluppare tecnologie e testarle nel conflitto ucraino.
L’alternativa successiva prevede l’impiego del 9M729 “Oreshnik”, un missile balistico a raggio intermedio (IRBM) con capacità ipersonica. Oreshnik è dotato, anch’esso, di un sistema a testate multiple a guida individuale (MIRV) in grado di raggiungere una velocità ipersonica massima di Mach 10 (2,5 – 3 km/s). Il missile avrebbe la proprietà di essere munito di testate convenzionali o nucleari. Così come la mobilità su strada rappresenta una diminuzione nella localizzazione del sito di lancio ed un aumento di invulnerabilità della rampa.
Impatto psicologico e diplomatico
L’uso di un ICBM o di un MRBM nel conflitto ucraino rappresenta una significativa escalation simbolica. Infatti, le ambasciate occidentali in Ucraina hanno reagito rapidamente al lancio, sospendendo le attività e richiamando i cittadini. Tale reazione avvalora l’ipotesi di un mero impatto intimidatorio dell’operazione.
Il messaggio rivolto all’Occidente è chiaro: la Russia possiede capacità offensive avanzate che possono essere impiegate rapidamente, rendendo difficile qualsiasi risposta convenzionale.
È difficile, tuttavia, valutare la prontezza operativa della Russia che, nonostante l’intenso lavoro di modernizzazione del suo arsenale nucleare negli ultimi anni, ha riscontrato come una parte delle sue scorte si sia notevolmente deteriorata. All’inizio dell’anno, le forze missilistiche strategiche della Russia includevano, tra gli altri vettori:
34 ICBM RS-20 Voyevoda (schierati nel 1988)
60 ICBM RS-12M Topol-M (schierati nel 1997)
18 ICBM RS-12M1 Topol-M (schierati nel 2006)
180 ICBM sotterranei RS-24 Yars (schierati nel 2010)
24 ICBM mobili RS-24 Yars (schierati nel 2014)
Circa 8 missili Avangard.
Il numero di missili balistici intercontinentali RS-28 Sarmat rimane sconosciuto.
Tuttavia, proponiamo nel dettaglio, la stima approssimativa relativa agli arsenali in dotazione a Mosca meglio evidenziata come sotto riportato:
1.Missili Balistici Intercontinentali (ICBM) – Terrestri
- Totale stimato: 310-320 missili, con oltre 1.200 testate nucleari attive.
- Principali sistemi d’arma:
- RS-24 Yars (SS-27 Mod 2):
- Gittata: ~12.000 km
- Carico: Fino a 6 testate MIRV (Multiple Independently Targetable Reentry Vehicles)
- RS-28 Sarmat (SS-X-30 Satan 2) (in fase di schieramento):
- Gittata: >18.000 km
- Carico: 10-15 testate MIRV, capacità ipersonica
- RS-18 (SS-19 Stiletto):
- Gittata: ~11.000 km
- Carico: 6 testate MIRV
- RS-20V Voevoda (SS-18 Satan):
- Gittata: ~16.000 km
- Carico: 10 testate MIRV
- RS-24 Yars (SS-27 Mod 2):
2. Sottomarini Nucleari Strategici (SSBN)
- Totale stimato: 10 sottomarini operativi con circa 720 testate nucleari.
- Principali sistemi d’arma:
- Classe Borei (Progetto 955/955A):
- Armati con missili balistici RSM-56 Bulava.
- Gittata: ~9.300 km
- Carico: 6-10 testate MIRV per missile.
- Classe Delta IV:
- Armati con missili balistici R-29RMU Sineva/Liner.
- Gittata: ~11.000 km
- Carico: 4-10 testate MIRV per missile.
- Classe Borei (Progetto 955/955A):
3. Bombardieri Strategici
- Totale stimato: 60-70 bombardieri operativi, con circa 600 testate nucleari disponibili.
- Principali modelli:
- Tupolev Tu-160 (Blackjack):
- Carico: Missili da crociera Kh-102 con testate nucleari (gittata ~5.500 km).
- Tupolev Tu-95MS (Bear-H):
- Carico: Missili Kh-55 e Kh-102.
- Tupolev Tu-22M3 (Backfire) (nuclear-capable):
- Carico: Bombardamenti tattici con gittata inferiore (~2.500 km).
- Tupolev Tu-160 (Blackjack):
4. Missili Balistici e da Crociera Tattici
- Sistemi principali:
- Iskander-M (gittata ~500 km, capacità nucleare): Missili balistici a corto raggio.
- Kalibr-NK (gittata ~2.500 km): Missili da crociera lanciati da navi o sottomarini.
- Kh-47M2 Kinzhal (gittata ~2.000 km): Missili ipersonici, lanciabili da aerei.
- Avangard: Veicolo planante ipersonico con velocità >20 Mach, montato su ICBM RS-28 Sarmat.
5. Testate Totali
- Arsenale totale stimato: ~5.900 testate nucleari (tra operative, riserve e in fase di smantellamento).
- Testate operative: ~1.588 dispiegate su ICBM, SSBN e bombardieri strategici.
- Testate tattiche: ~2.000, per uso su missili da crociera, bombe aeree e altri vettori.
6. Proiezione e Strategie
- La Russia mantiene la capacità di uno strike nucleare “first-strike” e “second-strike” (deterrenza e risposta).
- L’arsenale è ottimizzato per neutralizzare difese antimissile con l’uso di:
- Testate MIRV: Per saturare difese con obiettivi multipli.
- Tecnologie ipersoniche: Per evitare intercettazioni.
La Russia possiede un vasto arsenale, distribuito in diverse basi strategiche sul proprio territorio. Queste installazioni ospitano missili balistici intercontinentali (ICBM), sottomarini nucleari e bombardieri strategici.
Principali basi di missili balistici intercontinentali (ICBM):
- Kozelsk: Situata nella regione di Kaluga, ospita ICBM RS-24 Yars.
- Tatishchevo: Nella regione di Saratov, sede di ICBM RS-18 (SS-19 Stiletto).
- Uzhur: Nella regione di Krasnoyarsk, ospita ICBM RS-20V Voevoda (SS-18 Satan).
- Dombarovsky: Nella regione di Orenburg, base per ICBM RS-20V Voevoda.
- Kartaly: Nella regione di Chelyabinsk, ospita ICBM RS-24 Yars.
- Aleysk: Nella regione di Altai, sede di ICBM RS-24 Yars.
Basi navali per sottomarini nucleari:
- Nerpich’ya: Situata nella penisola di Kola, ospita sottomarini nucleari della Flotta del Nord.
- Yagel’Naya: Anche questa nella penisola di Kola, base per sottomarini nucleari strategici.
- Rybachiy: Situata nella penisola di Kamchatka, ospita sottomarini nucleari della Flotta del Pacifico.
Basi aeree per bombardieri strategici:
- Ukrainka: Nella regione dell’Amur, ospita bombardieri Tu-95MS e Tu-160.
- Engels: Nella regione di Saratov, sede di bombardieri Tu-160 e Tu-95MS.
Conseguenze geopolitiche e prospettive
L’attacco del 21 novembre evidenzia un ulteriore deterioramento delle relazioni geopolitiche globali e la crescente competizione strategica tra Russia e Occidente. La dimostrazione di forza russa, pur essendo calcolata per evitare una risposta nucleare, rappresenta una sfida diretta all’ordine internazionale. Le ripercussioni includono un aumento del rischio di escalation, una maggiore militarizzazione dell’Europa orientale e un’accelerazione della corsa agli armamenti.
La comunità internazionale si trova di fronte a una sfida cruciale, quella di prevenire un’escalation che potrebbe sfuggire al controllo, bilanciando il supporto all’Ucraina con gli sforzi diplomatici volti a contenere il conflitto. La crisi energetica ucraina, esacerbata dagli attacchi russi, potrebbe portare a nuove ondate di instabilità e a un peggioramento della crisi umanitaria. Nel frattempo, l’Occidente è chiamato a valutare fino a che punto intensificare il suo supporto, consapevole del rischio di trascinare la regione in un conflitto di scala ancora più ampia.
Nel frattempo, Bejing, assiste “divertita” all’evolversi della situazione, rivestendo, al momento, il ruolo di figurante sul palcoscenico internazionale, ben conscia dei diversi panorami che si potrebbero configurare nei cui contesti la Cina giocherebbe un ruolo preponderante.