L’escalation ai confini orientali dell’Europa continua. L’inaugurazione della nuova base Nato di Desevelu, nella Romania sud-occidentale, destinata ad ospitare il nuovo sistema di scudo anti-missile statunitense, è stata l’ennesima occasione per rispolverare i toni da guerra fredda. Ufficialmente i 48 intercettori Standard SM-3 di Desevelu servono per arginare la minaccia missilistica iraniana, ma, in realtà, secondo il Cremlino, questo è solo l’ultimo atto di provocazione da parte dell’Alleanza Atlantica che, dopo aver annunciato il dispiegamento di ulteriori battaglioni di fanteria nei paesi Baltici, ora è pronta anche a costruire, entro il 2018, una nuova base militare in Polonia. Una corsa agli armamenti senza precedenti che rischia di trasformare l’Europa orientale in un’immensa area militarizzata. “La Nato non vuole una nuova guerra fredda” questo è quanto ha commentato il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, al canale polacco Tvn “Stiamo dando un chiaro segnale che la Nato proteggerà tutti gli alleati da qualunque minaccia” , ha poi concluso. Una chiara risposta alle richieste dei paesi dell’ex Patto di Varsavia che, da tempo, chiedono un ulteriore sforzo da parte degli alleati per contenere la potenza militare russa. Dal canto suo, il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha assicurato che, “ La Russia non ha mai abbandonato il dialogo. Noi siamo sempre stati sostenitori del dialogo. Pensiamo che questo sia l’unico modo per risolvere quei problemi e quelle questioni di fronte alle quali ci troviamo “. Da quando è scoppiata la guerra nell’Ucraina orientale, i rapporti tra Russia e Paesi Nato si sono rapidamente deteriorati. I giorni di cooperazione e amicizia di Pratica di Mare sono un ricordo lontano. L’eccessivo espansionismo dell’Alleanza Atlantica verso est è stato percepito da Mosca come una minaccia e un tradimento degli accordi post-guerra fredda. La Russia, comunque, non ha mai cessato di far sentire la sua ingombrante presenza, con violazioni dello spazio aereo europeo, provocazioni al limite, come il volo di un suo caccia a pochi metri da una portaerei statunitense, e una serie di attacchi informatici contro i paesi Baltici, in particolare contro l’Estonia, aumentati solo nell’ultimo anno di circa il 200%. La contrapposizione con la Russia divide però i paesi Nato, non tutti vedono Mosca come una minaccia. Italia, Francia e Germania, in particolare, credono che, invece di investire nella difesa dei confini orientali da un improbabile attacco russo, sarebbe più utile indirizzare gli sforzi per contrastare la minaccia jihadista in Medio Oriente, dove l’impegno militare russo sta dando i frutti sperati. Ma il conflitto ibrido in corso tra Nato e Russia, sembra destinato ad arricchirsi di ulteriori punti di frizione. L’invito formale rivolto dall’Alleanza Atlantica al Montenegro di unirsi all’organizzazione come 29-esimo membro, non fa altro che accrescere la pressione ai confini russi e a quello che il Cremlino considera il suo spazio vitale. L’ingresso della piccola repubblica balcanica, secondo i generali occidentali, aumenterebbe la sicurezza del continente, Una versione non condivisa da Mosca che, al contrario, minaccia di “cambiare la sua politica nei confronti di questo paese amico”. Il confronto che dallo scoppio della crisi ucraina vede Russia e Europa l’uno contro l’altro, rischia di essere il canto del cigno per la Nato. Secondo recenti sondaggi, condotti soprattutto in Germania, solo la metà dei cittadini si dichiara favorevole all’Alleanza Atlantica. Una disaffezione causata sia da ragioni politiche, ma soprattutto economiche. Gli Stati Uniti che da soli contribuiscono per più del 70% al budget della Nato, hanno richiesto un maggiore sforzo economico da parte degli alleati europei. Del resto la questione Nato è diventata oggetto di campagna elettorale anche in America, dove, il candidato repubblicano alla presidenza, Donald Trump, l’ha definita “Obsoleta e costosa”. Il futuro delle relazioni Nato-Russia rischia di deteriorarsi ulteriormente e portare a conseguenze imprevedibili, a meno che non si faccia un passo indietro nel nome della cooperazione per lottare insieme contro la minaccia terroristica.