C’è un connessione misconosciuta tra la Russia di Putin e l’Iran degli Ayatollah. La capacità dell’utilizzo della cyberwar degli iraniani è infatti cresciuta a dismisura negli anni, sino a diventare un rischio evocabile per le intelligence di tutto il globo.
L’asse Iran-Russia, con l’aggiunta della Cina, potrebbe divenire un vero e proprio incubo per l’Occidente. Le mire espansionistiche del presidente Putin, oramai colpito da manie di grandezza tali da lasciare il segno nella storia, paiono non fermarsi alla già difficoltosa conquista della sola Ucraina retta, oltretutto, da un presidente di origine ebraiche, come peraltro buona parte della popolazione ucraina.
Le altre due nazioni, Iran e Cina, potrebbero approfittare del momento di caos per raggiungere i propri obiettivi rispettivamente contro Israele e Taiwan.
Di fatto, la Russia sta collaborando con l’Iran nel campo cibernetico offensivo, ma per non rinforzarlo. Per Mosca gli iraniani sono un “utile idiota”. Forniscono loro i mezzi per influenzare arene remote e fungono, inoltre, anche come una sorta di “agenti del caos” in grado di creare mosse in cui è conveniente per i russi non apparire coinvolti.
Peraltro, la sottovalutazione da parte dello zar della resistenza ucraina può portare a una dispersione di forze che porterebbe alla rovina l’intero apparato delle forze russe. Un errore commesso durante la Brietzkrieg nazista e napoleonica.
La possibilità di controllo dei territori conquistati è sicuramente fuori dalle possibilità di Putin. Ma ciò che sconvolge è che sull’orlo di una guerra con la Russia, il presidente americano Biden si affidi a Putin per accordarsi proprio con l’Iran sul tavolo degli accordi sul nucleare in corso a Vienna “riconoscendo di fatto la centralità di Mosca in Medio Oriente”. Ed il presidente russo saprà certamente trarre vantaggio da questa posizione prioritaria ponendo Biden in condizioni di estrema inferiorità nel campo diplomatico.
Il tavolo Jcpoa, il Piano d’azione congiunto globale, comunemente noto come accordo sul nucleare iraniano, in realtà un tentativo di intesa internazionale sull’energia nucleare in Iran, non ha sinora raggiunto i risultati sperati.
La continuità iraniana nella produzione dell’arricchimento dell’uranio, svelata dal Mossad israeliano con numerose operazioni di intelligence, impedisce, di fatto, qualsiasi azione collaborativa con il regime di Teheran. Nell’ambito dell’attuale crisi, anzi, l’Iran potrebbe approfittare del caos regnante tra Oriente e Occidente per sferrare attacchi contro Gerusalemme.
Tutto ciò rappresenta un ulteriore motivo di inquietudine nell’ambito della geopolitica internazionale che vede la Russia sul piede di una guerra insensata, con lo scopo di riunificare la “vecchia Unione”, la Cina con mire espansionistiche verso Taiwan e l’Iran in posizione di pronta attesa di un pertugio che consenta al regime sciita di gettare benzina sul fuoco contro Israele.
Ma Gerusalemme, con l’intervento di Bennet dapprima a Mosca, poi a Berlino, non si mostra inerme.
Non è noto quali accordi siano stati raggiunti tra il Premier israeliano e Putin, ma è certo che mentre l’Europa, nonostante le divisioni “filosofiche” che la contraddistinguono, potrebbe reagire a qualsiasi tentativo di aggressione, Israele, come sempre, si troverebbe isolato.