Nelle ultime ore da più fonti rimbalza la notizia di un presunto attentato a Vladimir Putin. Tra rilanci e smentite dell’eclatante news, alcuni media (e socialmedia), sia occidentali che russi, rendono noto che il capo della sicurezza personale del Presidente della Federazione Russa e diverse altre persone sarebbero state sospese dall’incarico e tuttora in custodia.
Che cosa è accaduto?
Non è chiaro quando il presunto fatto sia avvenuto, ma il corteo del presidente Vladimir Putin sarebbe stato attaccato mentre il Presidente, in viaggio a bordo di una delle vetture, si stava dirigendo verso una delle residenze.
Putin, secondo quanto emerso, viaggiava in auto come parte di un corteo di riserva, secondo una procedura spesso attuata su disposizione del servizio di sicurezza, al fine di eludere possibili attentati. Il corteo principale è composto tipicamente da cinque veicoli blindati, uno dei quali trasporta la personalità da scortare. In questa occasione Vladimir Putin si sarebbe trovato appunto nella terza auto.
Lungo il percorso che lo conduceva alla sua residenza, a pochi chilometri di distanza, la prima macchina del corteo sarebbe stata bloccata da un’ambulanza. La seconda macchina di scorta li avrebbe aggirati senza fermarsi, mentre nell’auto su cui viaggiava il presidente russo si sarebbe sentito un forte scoppio da sotto la ruota anteriore sinistra da dove si è alzato un fumo denso. A quel punto l’auto di Putin è sbandata paurosamente ma ha proseguito, pur con difficoltà, riuscendo ad uscire illesa dal luogo del presunto attacco ed a raggiungere la residenza del presidente.
Le indagini sull’incidente e tutte le informazioni relative pare siano tuttora strettamente riservate. Solamente una piccola cerchia di persone era a conoscenza dei movimenti del presidente Putin e facevano tutte parte del suo servizio di sicurezza personale.
Successivamente è trapelata la notizia che il cadavere dell’uomo alla guida dell’ambulanza che ha bloccato la prima auto del corteo sarebbe stato rinvenuto a pochi metri dal luogo dell’incidente. Poco più tardi il capo della sicurezza personale del presidente e diverse altre persone dello staff da Putin sono state allontanate e trattenute in custodia.
Inoltre, dopo l’incidente, tre degli agenti del servizio di sicurezza che erano sulla prima auto del corteo sono misteriosamente scomparsi. L’auto su cui viaggiavano è stata trovata vuota a pochi chilometri dall’incidente.
“È una stupida bugia”, ha tuonato il portavoce del presidente Putin, Dmitry Sergeyevich Peskov, secondo cui la notizia clamorosamente falsa è stata diffusa da un account Telegram notoriamente anti-russo e poi riportata al British Daily Mail. Lo stesso Daily Mail fa riferimento al canale Telegram General SVR, che pare pubblichi frequentemente informazioni privilegiate sul Cremlino e sul presidente Vladimir Putin.
Il canale social sarebbe gestito da un ex-generale del SVR (Foreign Intelligence Service), che avrebbe preso parte a un gran numero di operazioni speciali. Secondo gli autori del socialmedia, il generale avrebbe spesso informazioni di prima scelta, non facilmente disponibili al normale pubblico, e che condivide sul canale telegram.
Lo stesso politologo Valery Solovey, in molte delle sue uscite di piazza ha fatto riferimento alle informazioni tratte da questo canale Telegram. Nel 2021 il politologo, vittima delle purghe del Cremlino, è stato arrestato a San Pietroburgo e ha trascorso molto tempo in prigione.
Altresì, gli autori del canale Telegram hanno sostenuto molto attivamente le azioni e le successive proteste del noto dissidente e oppositore del regime, Alexei Anatolievich Navalny. Infine, secondo le fonti pro-Putin, il più probabile beneficiario del canale sono quasi certamente le agenzie di intelligence occidentali.
In ogni modo il mistero si infittisce e non ci sarebbe per nulla da sorprendersi se, in perfetto stile epurazione post soviet, il presidente russo incappasse in un inspiegabile e mai banale “incidente”.
A seguito poi delle recenti notizie, più o meno sorprendenti, che arrivano dal fronte ucraino, i rumors sui sempre più frequenti malumori della società civile russa, che mal si adattano ai piani bellici del presidente russo, cominciano ad intaccare la cortina fin qui impenetrabile della propaganda filo-Putiniana.