Ottantottomila agenti, tra civili, militari e intelligence, infrastrutture nuove, sistemi di sicurezza per gli accrediti, misure capillari contro la Zika. Se ci si fermasse con superficialità alle notizie istituzionali, l’attesa delle Olimpiadi di Rio sembrerebbe priva di problemi. “Saranno Olimpiadi sicure”, ha annunciato il presidente ad interim Temer. Ma la città è tutt’altro che d’accordo, tormentata da una criminalità crescente e riflesso della crisi politica e della recessione economica che attanagliano il Paese.
A un mese dalla cerimonia d’apertura dei giochi olimpici, in programma dal 5 al 21 agosto, Rio de Janeiro è un cantiere a cielo aperto. Sono ancora da terminare parecchie infrastrutture dedicate all’evento, mentre sono in alto mare i lavori della metropolitana. Il problema è prima di tutto economico. Non è bastato l’investimento di 12 miliardi di dollari stanziati dal Governo per l’organizzazione. Pochi giorni fa il governatore ha parlato di dissesto economico, uno stato di emergenza quasi obbligato per ottenere fondi straordinari per altri 700 milioni, che dovrebbero aiutare a concludere in tempo i cantieri ancora aperti. Una cifra di pari portata è arrivata anche dagli Stati Uniti, denaro che potrebbe non essere ancora sufficiente.
L’assenza di fondi è solo l’ultimo, in ordine di tempo, dei problemi emersi nell’organizzazione. Il primo campanello d’allarme internazionale suona con la diffusione del virus Zika. Una lunga schiera di atleti da tutto il mondo ha preferito rinunciare ai Giochi per evitare il contagio. Una preoccupazione grande per le atlete donne, anche per i possibili rischi di gravidanze future e del legame del virus con la microcefalia. Negli ultimi mesi l’allarme è in parte rientrato, anche grazie ad alcuni testimonial involontari, come Federer e Nadal. I due tennisti hanno partecipato a febbraio ad un torneo a Rio, lasciando da parte i timori e facendosi portavoce di un messaggio distensivo. Intanto, per rassicurare gli atleti, Carlos Nuzman, presidente del comitato olimpico, ha annunciato che ogni singola camera d’albergo del villaggio olimpico verrà fornita di aria condizionata, per limitare ulteriormente il contatto con le zanzare.
Le misure straordinarie non sono lesinate, anche perché ad oggi, la situazione più critica riguarda la partecipazione. I dubbi non sono esclusivamente degli atleti, ma anche del pubblico. I biglietti non venduti sono ancora più del 30% del totale e l’incasso è fermo a 253 milioni di euro, al di sotto delle aspettative. E’ vero al contrario che alcuni eventi, compresa la cerimonia inaugurale, hanno fatto già registrare il tutto esaurito, ma i timori che la manifestazione possa rivelarsi un clamoroso fallimento economico restano tanti. Tra i tanti problemi per Rio 2106 c’è anche quello della chiusura del laboratorio anti doping, costato 50 milioni di euro di fondi pubblici e fermato perché inadempiente agli standard richiesti.
Le considerazioni economiche, ad ogni modo, non saranno oggettive fino alla chiusura della manifestazione. Intanto però, l’emergenza più grave da affrontare è quella della sicurezza. Dall’inizio del 2016, solo a Rio de Janeiro, ci sono stati 428 omicidi, 14 al giorno. Tredici rapine ogni ora. Una crescita del 15%, frutto delle condizioni in cui versa la città, stretta tra le lotte dei narcos e il fallimento del piano di pacificazione delle favelas. In alcune baraccopoli la polizia ha sostituito l’occupazione dell’esercito, durata anche tre anni. Una condizione che si scontra inevitabilmente con il procedere dei lavori. Il villaggio olimpico di Deodoro è stato costruito intorno alle favelas più pericolose della città. Basti considerare che le due arterie principali dei trasporti, la Avenida Brasil, dall’aereoporto al centro città, e la linea Vermelha, dal centro verso la zona est, quella olimpica, attraversano due delle più grandi favelas, Maré e Complexo do Alemão. All’arrivo dei primi squadroni della Forza Nazionale dall’autostrada, infatti, i trafficanti li hanno accolti a colpi di fucile.
Nella città ci sono 15 conflitti tra gruppi criminali che controllano almeno 20 quartieri. Uno spiegamento di forze dell’ordine mai visto prima potrebbe non servire per fermare la violenza, come dimostra lo stupro diffuso sui social di una ragazza diciasettenne e il ritrovamento di un cadavere mutilato a Copacabana. 41 mila poliziotti e 47 mila uomini dell’esercito, il doppio di quelli delle Olimpiadi londinesi, saranno per le strade della città. Insieme a loro, 250 agenti provenienti da 55 Paesi del mondo e pronti ad intervenire se ci fossero problemi con cittadini stranieri. Gli stipendi però sono già arretrati di sei mesi e le minacce di sciopero all’ordine del giorno. Notizie che spesso vengono nascoste all’opinione pubblica.
L’accoglienza degli agenti e dei vigili del fuoco a chi arrivava in aeroporto ha avuto però enorme risonanza: “Welcome to hell”, benvenuti all’inferno. Uno striscione che testimonia quanto la situazione in città sia talmente pesante che sembra difficile credere che il pericolo arrivi dall’esterno, o anche dal terrorismo. L’allarme però, in questo senso, è stato lanciato. Luiz Sallaberry, capo dell’agenzia d’intelligence brasiliana, ha affermato che alcuni “lupi solitari” potrebbero intraprendere azioni terroristiche, anche in virtù della scarsa esperienza del Paese a fronteggiare simili attacchi.
I soggetti a rischio, più che i turisti, sembrano però i residenti. Sei milioni di abitanti, in una città storicamente e territorialmente complessa, che risente pesantemente del contraccolpo politico subito dal Paese. Le dimissioni di Dilma Roussef dopo lo scandalo Petrobras e l’appoggio all’ex presidente Lula, hanno evidenziato le difficoltà di un Paese corrotto e in piena recessione. Il crack della Oi, compagnia di telecomunicazione nazionale, vale 17 miliardi di euro ed è la bancarotta più grave della storia del Brasile. E i sintomi della corruzione politica sporcano anche le chiare acque di Rio. Guanabra, zona olimpica destinata alle gare di vela, è una fogna dove si scaricano i rifiuti. La bonifica della baia rappresenta un altro fallimento, l’ennesimo, dell’organizzazione. Gli atleti hanno riportato in questi mesi di allenamento, numerose infezioni. E un’indagine dell’Associated Press ha dimostrato che le acque di Rio sono altamente contaminate, piene di virus e batteri. Nessuna sarebbe effettivamente sicura. La coperta, insomma, è sempre troppo corta.
In corrispondenza degli eventi più impegnativi per la città (cerimonia d’apertura, gara di Triathlon) sono stati fissati tre giorni di festa nazionale, le vacanze scolastiche sono spostate dal tradizionale luglio ad agosto. Tutto è pensato per rendere più semplice e sicuro muoversi nella città. Anche atleti e spettatori sono controllati. Il sistema di sicurezza per gli accrediti prevede tesserini con foto e codici a barre che limitano gli accessi autorizzati ad atleti, stampa e sponsor. Nelle metro che viaggiano verso i luoghi olimpici, si sale solo se provvisti di biglietto per l’evento.