Sul finire della scorsa settimana i prezzi del greggio sono scesi in una sessione evidentemente altalenante, ritracciando dopo aver ottenuto i primi guadagni del giorno, poiché sembrava probabile che gli alleati degli Stati Uniti avrebbero potuto spingere Trump a mantenere un accordo con l’Iran, con Teheran che avrebbe dunque potuto conservare le proprie esportazioni di greggio sui mercati globali.
Una parvenza di rilassamento che, però, non si è poi concretamente manifestata, con ciò che ne è conseguito sul fronte dell’aggiornamento delle previsioni degli analisti. Per intenderci, ora Bank of America ritiene possibile che il Brent possa superare quota 100 dollari entro la fine del prossimo anno, per un livello da diversi anni mai sfiorato. Ma sarà così?
Le “streghe” rialziste si affacciano minacciose all’orizzonte
Chi investe sul petrolio in maniera speculativa, attraverso impieghi in opzioni binarie o in altri contratti derivati, guarda con attenzione l’evoluzione del barile. Per il momento i prezzi del greggio rimangono appena al di sotto dei massimi pluriennali, con il Brent e il WTI che però strizzano l’occhio a guadagni settimanali in grado di infrangere nuovi record recenti.
Le minacce rialziste sono d’altronde sempre più minacciose all’orizzonte. Si pensi al già rammentato Iran, o ancora al Venezuela, o altresì alla difficoltà che alcuni membri OPEC possano avere nel cercare di calmierare i livelli di produzione (insieme alla Russia), dopo la scadenza dell’attuale intesa.