Non bastava il netto intervento americano contro le milizie pro-Assad. Ora anche Israele avrebbe colpito nettamente contro le forze lealiste. L’attacco sarebbe avvenuto nella terra strappata da Gerusalemme a Damasco dopo la Guerra dei Sei Giorni, nei pressi delle alture del Golan.
Raid israeliano contro milizia pro-Assad
Lì tre miliziani, schierati al fianco del leader siriano Bashar Al Assad, sarebbero morti in seguito a un bombardamento avvenuto sulle loro postazioni. Non è ancora chiaro se si sia trattato di aerei o droni da combattimento, ma Israele non ha commentato l’accaduto né tantomeno confermato.
Un indizio che porta però nella direzione della conferma sarebbe la rappresaglia subito scattata nella zona cuscinetto fra Israele e la Siria. Alcuni colpi di mortaio infatti sarebbero stati esplosi in direzione delle postazioni dell’esercito di Benjamin Netanyahu, tanto da far scattare persino il sistema antimissilistico Iron Dome.
Se confermato, l’attacco di Israele ai danni del regime siriano rappresenterebbe un altro elemento da vagliare attentamente, come i 59 missili lanciati da Trump contro le forze lealiste di Assad, che pare aver decisamente virato verso la coalizione occidentale. A questa infatti il leader di Damasco ora pare voler dare il suo pieno appoggio nella liberazione di Raqqa.
In città si combatte ancora, ma secondo fonti americane l’Isis ormai pare sia in ritirata. Una altro segno della sconfitta sul campo sarebbe il ritiro dei più alti in grado dalla città, sembra disposto proprio dai vertici del Califfato, in favore della rotta irachena. Del resto l’obiettivo di indebolire lo status quo sembra essere stato conseguito, Assad non è mai stato così fiaccato dall’intervento americano che ne ha smorzato gli entusiasmi. Proprio il presidente siriano avrebbe chiesto nei giorni scorsi all’Onu l’invio di ispettori per verificare quanto accaduto nella provincia di Idlib il 4 aprile scorso, dichiarando ancora la sua innocenza.
La situazione in Iraq
Diversa la situazione invece in Iraq, dove la resistenza del Califfato sta vendendo cara la pelle. A Mosul la vittoria sembra vicina ma si combatte ancora metro per metro. L’esercito iracheno avrebbe conquistato il quartiere di Mosul Ovest, Saha 2. La zona, liberata dalle forze anti-terroriste, vedrebbe già da qualche ora le bandiere irachene sventolare al posto di quelle nere dell’Isis. Fonti locali intanto racconterebbero di altri scontri nel quartiere occidentale di Al Tanak, ancora parzialmente nelle mani degli uomini di Daesh. A oltre due mesi dall’inizio dell’offensiva tuttavia la resistenza alla spicciolata mostrata da al Baghdadi non cessa di rallentare l’esercito iracheno che tuttavia sembra essere vicino alla vittoria. I militari sarebbero a poca distanza dal minareto al Hadba ed alla Grande moschea di Al Nouri, dove nel giugno 2014 al Baghdadi ha proclamato l’inizio dello Stato Islamico. Disastrosa invece la situazione umanitaria con gli sfollati cha aumentano di giorno in giorno, superando quota 500mila. Secondo il governo di Baghdad infatti, oltre mezzo milione di persone ha lasciato la città dall’inizio inizio dell’offensiva, partita ottobre scorso, per arrivare nei campi profughi nella regione di Ninive e in quelle vicine.