Prima il petrolio, poi il potere. Sembra ormai delineato il piano del Generale Haftar che ieri – attraverso il suo portavoce – ha annunciato di aver preso il controllo del più grande pozzo petrolifero della Libia. Il giacimento di «oro nero» – quello di Sharara – si trova nel sud-ovest libico, nel Fezzan, esattamente nella zona opposta alla regione solitamente ritenuta sotto il controllo del Feldmaresciallo, la Cirenaica. Sembra non arrestarsi l’ascesa di Haftar. Le ambizioni del Generale, fortemente sostenute dalla Francia, mettono a rischio a breve termine i forti interessi energetici dell’Italia nel Paese nordafricano e, nel medio periodo, aprono nuovi scenari sull’annosa questione degli sbarchi. Soprattutto se Haftar riuscisse a rappresentare ancor più una minaccia per il debole governo di Tripoli guidato da Fayez al Serraj. La crisi diplomatica tra Italia e Francia dei giorni scorsi, con il casus belli dell’incontro tra il vicepremier Di Maio e i leader dei gilet gialli, si è così completamente trasferita sul territorio libico. I transalpini sembrano ora appoggiare ancor più apertamente l’uomo forte della Cirenaica creando le condizioni per scompaginare di netto i rapporti di forza nel Paese che si sono formati dopo il rovesciamento del regime di Gheddafi.
L’OPERAZIONE. Il blitz di Haftar al giacimento di Sharara è stato infatti possibile anche grazie agli aerei militari francesi che dall’alto, per giorni, hanno pattugliato la zona meridionale della Libia. L’operazione sarebbe avvenuta «pacificamente e senza incontrare resistenza», ha dichiarato ieri il portavoce del Feldmaresciallo. «Il nostro esercito – è stato spiegato in una nota – ha il pieno controllo del campo petrolifero e di tutti i suoi impianti e ora sta mettendo in sicurezza il posto in pieno coordinamento con l’amministrazione del giacimento».
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Valentino Di Giacomo per Il Mattino