L’obiettivo primario è quello di arrivare con il suo esercito a Tripoli. Da quel momento in poi la strada sarà tutta in discesa. Il generale Khalifa Haftar ha le idee chiare e soprattutto una strategia per arrivare ad imporre il suo comando su tutta la Libia. Il percorso più facile e congeniale, è quello di prendere il comando dell’esercito libico. O meglio, fare in modo che il suo esercito diventi quello nazionale e riconosciuto anche dagli attori esterni. Questo gli consentirebbe di affrontare il percorso che porterà alle elezioni con un piglio diverso. Ma soprattutto di fare fuori Fayez al-Sarraj, il capo del governo imposto dall’Onu. Non che Sarraj rappresenti una minaccia elettorale per Haftar, ma la presa di Tripoli ha un valore non solo simbolico.
La marcia su Tripoli
Durante il viaggio a Roma, dove oggi Haftar ha incontrato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, l’uomo forte della Cirenaica avrebbe dato la sua disponibilità a seguire la road map dell’Onu per arrivare a elezioni. Ma tra le richieste messe sul tavolo (perché il generale chiede sempre qualcosa in cambio), ci sarebbe stata anche quella di un appoggio da parte dell’Italia affinché il suo attuale esercito diventi quello nazionale. E come sempre accade, le conferme a certe notizie il generale le affida alla stampa araba. Durante il vertice a palazzo Chigi, secondo il sito arabo Alaraby, Haftar avrebbe chiesto a Conte l’appoggio per portare avanti il piano di unificazione delle forze armate in Libia, diventandone così il comandante generale. La marcia su Tripoli, dunque, continua. E considerata l’urgenza di stabilizzare la Libia, le richieste di Hatfar potrebbero anche essere accolte (magari non ufficialmente).
Saif Gheddafi scrive a Putin
Intanto, torna a farsi sentire anche Saif al-Islam Gheddafi. Il figlio dell’ex rais, secondo l’emittente al-Arabiya, avrebbe inviato una lettera al presidente russo, Vladimir Putin. Nella missiva, consegnata a mano da una delegazione libica in questi giorni a Mosca, sarebbe contenuto il piano di Saif per la stabilizzazione della Libia. Un progetto che prevede la partecipazione di tutte le parti alla conferenza che si terrà a inizio anno e lanciata durante il vertice di Palermo dal delegato dell’Onu, Ghassan Salamè. Inoltre, Saif avrebbe chiesto elezioni trasparenti. Il figlio di Gheddafi, già in passato aveva lanciato la sua candidatura e la lettera inviata alla Russia lascia intendere che l’opzione resta ancora valida. Dopo mesi di silenzio, dunque, Saif torna a farsi sentire. Dal 2017, data in cui fu rilasciato dal carcere di Zintan, il figlio prediletto dell’ex rais vivrebbe da qualche parte in Cirenaica, sotto la protezione di Haftar.