La morte prematura del Tpp decretata dal neo presidente Usa, Donald Trump, può essere un trampolino di lancio per gli investimenti cinesi. E’ quanto ha fatto intendere il Presidente della Repubblica Popolare cinese Xi Jinping durante la sua visita in America Latina. A Lima per partecipare al vertice Apec, il leader cinese ha chiarito la strategia della Cina per i prossimi quattro anni di presidenza repubblicana negli Stati Uniti. “La Cina non chiuderà la porta al mondo esterno, ma la aprirà ancora di più” , una risposta al protezionismo sventolato dal Trump, per proteggere i posti di lavoro americani contro la concorrenza cinese e messicana a basso costo. Il presidente cinese ha poi proseguito: «la costruzione di una zona di libero scambio dell’Asia Pacifico è un’iniziativa strategica vitale per la prosperità a lungo termine della regione» da «affrontare con fermezza». La fine del Tpp, il trattato di libero scambio tra Stati Uniti e paesi asiatici affacciati sul Pacifico, rappresenta una possibilità concreta di crescita per Pechino.
La Cina ha già pronta l’alternativa, il Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep). Il trattato, prevede il libero scambio tra paesi membri dell’Associazione del Sud Est Asiatico e i loro partner commerciali, un progetto meno ambizioso del Tpp, ma che è solo un primo passo verso la completa integrazione dei paesi Apec, Stati Uniti compresi, in un’immensa area di libero scambio. La politica protezionista e isolazionista di Donald Trump, è un’occasione di rilancio per il dragone rosso. La visita di Xi Jinping in America Latina punta non solo a rafforzare i rapporti già ottimi con buona parte dei paesi dell’area, ma anche a dimostrare che, a differenza di Washington, di Pechino ci si può fidare. Le turbolenze politiche in corso negli Stati Uniti e la vittoria a sorpresa di Trump hanno allarmato alleati e nemici in tutto il sud America. Paesi con una politica sganciata dagli interessi americani, come Venezuela, Bolivia, Ecuador, temono una politica più assertiva nei loro confonti, specie dopo le recenti dichiarazioni sui rapporti particolari tra Rudolph Giuliani (probabile candidato per un posto da Segretario di Stato) e l’opposizione Venezuelana. Se i paesi dell’Alleanza Bolivariana iniziano a preoccuparsi, anche gli alleati storici, come la Colombia, temono un cambiamento di strategia da parte di Washington. Tutti fattori che depongono a favore degli investimenti cinesi. In pochi anni la Cina ha rimpiazzato gli Stati Uniti come primo partner commerciale di molti paesi dell’area.
Nel solo 2014, gli scambi bilaterali tra Pechino e l’America Latina ammontavano a 263 miliardi di dollari. Inoltre, la Cina vede nel sud America un potenziale bacino per il rifornimento di materie prime necessarie allo sviluppo del paese. La corsa al sud America rappresenta una sfida strategico-economica per gli Stati Uniti. Pechino, infastidita dalla politica di containment del Pivot to Asia obamiano, ha trovato nel sud America un potenziale sbocco non solo per i suoi affari economico-commerciali, ma anche per dare lustro al suo nuovo ruolo di potenza internazionale. Se gli Stati Uniti provano a contenere la Cina nel Pacifico, la Cina risponde in sud America, storico “backyard” americano.