La quotidiana lettura di fatti relativi ad azioni terroristiche, porta ad interrogarsi sulle modalità di sopravvivenza delle varie entità eversive nonostante la vigilanza, i controlli e le retate degli addetti alla sicurezza di un paese. Il fenomeno, almeno in relazione al panorama del terrorismo di matrice islamista, è stato sottovalutato sin dai suoi albori, negli anni ’90. Si pensava ad un fattore sociale limitato a determinate zone geografiche, trascurabile nei numeri e senza sbocchi futuri. Lo scontro con la realtà, però, è stato devastante. A macchia di leopardo i vari movimenti jihadisti non solo hanno messo radici nei paesi di origine, ma hanno avuto la capacità di permeare vasti strati delle società occidentali e di sedimentarsi.
Proprio sulle modalità di sostentamento delle cellule, oggetto di investigazioni svolte incessantemente dalle intelligence di tutto il pianeta, si vuole offrire una nostra chiave di lettura fornita dall’assunzione di informazioni da fonti qualificate e corroborata dalle open sources.
Il funzionamento dei vari gruppi è fornito sia dall’ampia autonomia discrezionale loro concessa in merito all’apparato logistico ed operativo, sia anche dalla limitazione dei contatti tra le singole unità che compongono le cellule medesime che vengono tenuti dal solo responsabile, l’unico a conoscenza di tutto ciò che riguarda la sopravvivenza del piccolo “compartimento”. Nonostante ciò, anch’egli non viene informato sugli obiettivi finali dell’unità se non nell’imminenza dell’azione.
Le gerarchie sono stabilite, solitamente, dal grado di indottrinamento ed addestramento, oltre che dall’esperienza sul campo dei singoli soggetti. Nel campo dell’eversione islamista esistono vari livelli di comando ed i responsabili delle unità vengono solitamente nominati con titoli che si rifanno alla storia più o meno recente di un dato movimento a sfondo politico – religioso. Assistiamo, così ad un proliferare di “imam”, “emiri”, “sheikh”, “khalifa” nominatisi tali, senza avere ottenuto alcun placet di qualsivoglia autorità religiosa ufficiale.
La logistica di ogni cellula prescinde principalmente dai collegamenti con il circuito micro-criminale per la fornitura di documenti, auto e reperimento di dimore, mentre per la fornitura di armi, esplosivi e aggressivi chimico-biologici, la cellula si affida a scambi di favori con la criminalità organizzata.
In questo modo gli operativi vengono ad integrarsi nel contesto sociale dove devono operare e vedono scemare i sospetti nei loro confronti, poiché, gli interessi economici, sia della microcriminalità, sia anche dalla criminalità organizzata, hanno la priorità su valutazioni di tipo etico o politico. A tale proposito basta pensare anche a comuni cittadini che per motivi prettamente economici sono soliti locare alloggi ad extracomunitari senza le doverose registrazioni e comunicazioni agli enti preposti alla raccolta delle segnalazioni.
Un discorso a parte vale l’argomento delle comunicazioni. La cellula opera, ovviamente, in maniera occulta e la possibilità di comunicare è ragionevolmente ridotta. In un recente passato fu accertato che un soggetto riconducibile al Gruppo Salafita per la Predicazione ed il Combattimento, ricoprisse proprio l’incarico di messaggero tra le cellule di Napoli, Roma, Milano e Treviso; il soggetto recava soli messaggi verbali agli aderenti alle varie cellule, cautelandosi di presenze indesiderate prima di comunicare con gli interessati al messaggio.
Altro mezzo di comunicazione è risultato essere quello dei messaggi redatti sul retro delle solette interne delle calzature; in questi casi si è rilevato trattarsi di indirizzi ed utenze telefoniche da girare ai membri interessati per le trasferte nelle terre della jihad.
In rarissimi casi sono state rinvenute intere agende con nomi, indirizzi ed utenze telefoniche di vari associati alle cellule. Tali fondamentali indizi di collusione vengono quasi sempre a cadere in sede dibattimentale e possono essere oggetto di trattazione solo a livelli di intelligence, poiché imprescindibili fonti di notizie sulla ramificazione delle cellule e sulle loro attività. Si tenga in debito conto che nell’ambito del rinvenimento di utenze telefoniche, ci si imbatte continuamente su numeri intestati a prestanomi italiani, se non in utenze riutilizzate, di conseguenza a ciò non si è quasi mai arrivati all’identificazione dei reali utilizzatori.