a cura di Sara Novello
Dal marzo 2019 l’Agenzia europea del farmaco (Ema) estrometterà la (MHRA) britannica dalla valutazione dei medicinali per l’Unione europea, stabilendo, inoltre, che durante il periodo di transizione post Brexit, cioè, fino a dicembre 2020, l’MHRA non parteciperà alle procedure regolatorie centralizzate – approvate finora da tutti gli Stati membri – per la valutazione dei farmaci dell’Unione europea, in quanto esclusa dall’appartenenza. L’Ema ha già nominato nuovi relatori – attivi dal 30 marzo 2019 – per 370 prodotti autorizzati centralmente di cui la MHRA ha coordinato i lavori post-autorizzazione per l’immissione in commercio. “Una stretta collaborazione con Ema attraverso procedure di mutuo riconoscimento dei medicinali é necessaria al fine di garantire ai pazienti farmaci sicuri e tecnologie mediche avanzate – ha affermato il portavoce di MHRA – ciò è stato ribadito dal Primo Ministro May nel suo discorso alla Camera dei Deputati lo scorso 2 marzo, in cui ha confermato il desiderio del Regno Unito di collaborare con l’Ema”.
ll piano aziendale 2017-2018 dell’agenzia britannica prevede lo sviluppo di una regolamentazione dei medicinali e dei dispositivi medici in Gran Bretagna finanziariamente solida, atta a favorire pazienti e mercato farmaceutico instaurando solidi rapporti con le catene di approvvigionamento di farmaci sostenendo le negoziazioni del governo britannico durante la Brexit. Nel frattempo, le imprese del settore guardano con interesse ai progetti dell’ MHRA che mira a creare uno stretto rapporto con la US Food and Federal Drugs degli Stati Uniti fortificando di fatto le sue potenzialità, aspirando a un ruolo leader nella ricerca clinica globale. Come più volte dichiarato dai sostenitori del “leave”, “il Regno Unito non sarà un feudo dell’Europa” imponendosi anche nel settore farmaceutico, uno dei primi a essere stato colpito da Brexit. Nel frattempo, nel novembre 2017, l’Unione europea ha deciso di trasferire la sede dell’Ema da Londra ad Amsterdam.