Queste elezioni americane sono diverse da quelle a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni anche per l’imponente differenziazione dei due partiti, mai vista nella storia degli Stati Uniti che normalmente tendono a spingere verso posizioni centriste. Dagli anni’80 con Ronald Reagan si inizia a dare importanza ai partiti e al ruolo che questi giocano sia nell’elezione del Presidente, sia poi nella politica della maggioranza al Congresso. Ma mai come in questo scontro Clinton-Trump si era registrata una spaccatura così. Questo si riflette anche nei due programmi del partito democratico e repubblicano, le cosìdette “platform“, definite come la visione dei partiti stessi. Andiamo ad analizzarne le differenze.
Il comitato di redazione. Esiste all’interno dei partiti un comitato addetto solo alla stesura dei programmi. Quello di Donald Trump è guidato dal senatore del Wyoming, John Barrasso, ed ha approvato il programma il 18 luglio scorso. In tutto, lo staff del GOP (Grand Old Party) è composto da 112 delegati. Il programma per punti dei democratici è stato votato invece durante la convention di Philadelphia, il 25 luglio, dal capo del comitato Elijah Cummings e dai 114 membri. Hilary in questo caso è più trasparente perché mette online l’elenco completo dei delegati per la piattaforma, al contrario del suo sfidante che cita solo quattro responsabili. Stiamo assistendo ad una vera e propria radicalizzazione delle elezioni americane: i candidati estremi Sanders da una parte e The Donald dall’altra, hanno infatti spinto i comitati addetti alla redazione della piattaforma ad inserire rivendicazioni politiche al limite per i meccanismi interni ai partiti. Per esempio Bernie ha coinvolto nel comitato Cornell West, professore afroamericano di sociologia che ha condannato Hilary Clinton in quanto rappresenta, secondo lui, l’establishment della finanza americana ed è riuscito ad ottenere intere parti riguardanti i problemi sociali e di disoccupazione.
Il preambolo. I repubblicani si dedicano di più alla veste grafica: la loro platform è a colori e divisa per macro capitoli, con due colonne per ogni foglio e le frasi importanti riportate in appositi box; la piattaforma democratica è più scarna e meno visualmente creativa. Andando ad aprire entrambi i programmi c’è già una differenza nel preambolo. In questa introduzione è contenuta la risposta alla domanda: quale posizione occuperanno gli Stati Uniti nella politica interna e estera con il nostro partito? L’apertura del partito repubblicano ha una dedica “con ammirazione e gratitudine a chi è rimasto forte e in piedi nel difendere l’America e alle loro famiglie”. C’è già una scelta: l’America va difesa. Dunque viene rimesso in prima pagina l’exceptionalism americano, ovvero l’insistenza sull’unicità storica del ruolo degli Usa nella politica internazionale. Ritorna quel tema antico della storia americana: “City upon a hill”. I democratici non fanno nessuna dedica e scrivono “crediamo che la cooperazione sia meglio del conflitto, che l’unità sia meglio delle divisioni. Crediamo che per fare un’economia più forte, tutti debbano partecipare”. Dunque si parla di un’America di tutti e progressista.
La politica interna. Come succede spesso, la campagna per le elezioni si gioca sui temi dell’economia: il lavoro, i salari, le tasse e i costi per lo stato. I repubblicani parlano di politica interna citando il loro slogan “make America great again“, ovvero i punti toccati riguardano la restaurazione del sogno americano a livello economico. Nella platform si condanna l’idea di una decrescita felice e vengono citati più rapporti con imprese private e la più grande promessa è il taglio delle tasse. Donald Trump ha dichiarato nel libro Crippled America che vuole riportare “gli Stati Uniti nel boom economico più grande del New Deal”. Il programma dei democrats pone come obiettivo, invece, quello di rivitalizzare l’economia per la classe media e qui si nota l’influenza di Sanders. Ci sono tra i punti quello di risolvere la crisi del settore manifatturiero e di puntare sull’innovazione sociale e sulle imprese dei giovani.
Come viene affrontata l’immigrazione. Per i 42 milioni di migranti che vivono in America le soluzioni dei due candidati si dividono: gli interventi che Trump vuole fare hanno scandito la campagna elettorale a partire dal muro al confine con il Messico. Adesso quello che propone è una chiusura momentanea dell’immigrazione per quelle regioni che sono la massima fonte per il terrorismo. La Clinton si pone come sostenitrice dei diritti dei migranti e nella platform viene ricordata l’azione, insieme al Presidente Obama, per bloccare il rimpatrio di 4 milioni di migranti ritenuti illegali.
I temi sociali. Gli elementi di maggiore scontro per le elezioni sono su diritti degli omosessuali, questioni di genere, aborto, cure, educazione e questione razziale, in un momento in cui la tensione è altissima. L’educazione per il partito repubblicano deve avere un approccio da “libero mercato e favorire la competizione”. I democratici fanno leva sul miglioramento della scuola pubblica, accessibile ad un maggior numero di persone. Sui diritti gay il programma di Trump non si pronuncia chiaramente ma dice solo di supportare i matrimoni tradizionali. Hilary difende le unioni civili ed è contro la legge discriminatoria del Nord Carolina. Il programma repubblicano difende la causa degli antiabortisti, quello democratico è pro-aborto. Per quanto riguarda il sistema sanitario, a sei anni dalla sua approvazione, l’Affordable Care Act è ancora il gigante con cui i candidati devono interfacciarsi. I repubblicani si batteranno per abbatterlo, la Clinton per mantenerlo, in una continuità con la presidenza Obama. Le armi sono un ingrediente caldissimo nei programmi: Trump vuole aprire ancora di più le porte alle armi dentro casa, in nome della sicurezza. La piattaforma democratica scrive: “we support a ban on what we call military-style weapons”, ovvero le armi utopicamente non concesse nelle abitazioni.
La politica estera. Il candidato che vincerà il prossimo 8 novembre si troverà ad affrontare un Medio Oriente in tumulto, l’Europa che cerca di contenere gli attacchi terroristici, la Russia che sta espandendo ogni giorno i suoi orizzonti e la Cina che sta ampliando le sue forze militari e economiche. Nella platform repubblicana si parla di un “mondo pericoloso”. Una grande differenza tra i due programmi sembra essere il futuro rapporto con Putin: in quello repubblicano c’è scritto che è molto importante costruire nuovi rapporti con la Russia, soprattutto per risolvere la situazione di conflitto in Siria. Per i democratici si era parlato di un “reset” dopo la celebre foto in cui la Clinton e Putin spingevano insieme un bottone rosso. Ma va ricordato l’episodio di spionaggio (negato da Trump) che la Russia avrebbe fatto nelle mail di Hilary Clinton per riferire le mosse del partito democratico ai repubblicani in vista delle elezioni.
In un articolo di luglio dell’Atlantic, giornale statunitense che si occupa principalmente di politica interna, i due studiosi Daniel Disalvo e James Ceaser si interrogavano sull’attuale rilevanza delle piattaforme di partito. Alla fine giungono alla conclusione che quest’anno ce l’hanno in modo particolare, forse si tratta dei programmi più rilevanti dell’ultimo secolo.
Qui potete leggere il programma dei democratici per esteso.
Qui potete leggere il programma dei repubblicani per esteso.