Fidel Alejandro Castro Ruz, il “Santero Maximo”, l’ultimo leader rivoluzionario, è morto questa notte a L’Avana alle 22.29, all’età di 90 anni. Ad annunciarlo il presidente Raul Castro, il fratello a cui Fidel aveva nel 2008 ceduto il potere. Decine di volte erano apparsi falsi annunci sulla sua morte. Ma questa volta è tutto vero, l’uomo che durante la guerra fredda è riuscito a fare di Cuba uno degli Stati protagonisti della geopolitica internazionale, non c’è più.
Folle di cubani-americani, sono scesi in strada per “festeggiare” la sua dipartita. A gran voce gli anticastristi americani gridano ad una Cuba libera, democratica e prospera: “E’ la fine di un capitolo orribile della storia cubana”, ha affermato Carlos Curbelo, deputato della Florida.
Personaggio scomodo per molti è stato amato, odiato e perseguitato nel corso della sua vita, ma Castro ha comunque fatto la storia del suo Paese. Terzo di sette figli, nasce a Biran, parte orientale di Cuba. Da subito si rivela un brillante studente fino a quando, stanco di assistere impotente alle ingiustizie a discapito del suo popolo, decide di cambiare le sorti del suo paese.
Il 26 luglio del 1953 guida quello che si rivelerà un assalto fallimentare alla Moncada, caserma militare di Santiago de Cuba. Arrestato con i suoi uomini finisce in prigione. Una volta uscito, parte dal Messico arrivando nel sud-est di Cuba, con 81 guerriglieri a bordo della nave Granma e iniziando una campagna militare che durerà oltre due anni, nelle montagne della Sierra Maestra. A loro si unì il medico argentino Ernesto Guevara, (detto il Che). Anche lui diventato poi personaggio indiscusso della rivoluzione cubana.
Il 1 gennaio 1959 il dittatore Fulgencio Batista ( legato alla mafia italo-americana e a Lucky Luciano) fugge via dal Paese, lasciando definitivamente il comando al ribelle Fidel.
“El Comandante”, conosciuto per tollerare poco il dissenso del popolo nei suoi confronti, ha di fatto incarcerato molti avversari, sequestrato imprese private e monopolizzando i media. Tutti coloro che si permettevano di etichettarlo come un dittatore (sono stati in centinaia, migliaia), sono dovuti fuggire dall’isola. Molti di essi si stabilirono in Florida, cercando di influenzare la politica degli Stati Uniti contro di lui. Tramando per la sua morte e arrivando alla disastrosa vicenda della Baia dei Porci.
Ma dalla sua parte, Fidel, aveva tutte le attive generazioni della sinistra latino-americana che l’hanno da sempre sostenuto per le sue politiche socialiste e per la sfida a viso aperto agli Stati Uniti. Nel corso degli anni ampliò la sua influenza politico-militare, grazie all’invio di truppe cubane all’estero, tra cui 350.000 uomini in Africa, a supporto del governo di sinistra dell’Angola, contribuendo all’indipendenza della Namibia.
Il potere di quest’ uomo diventato ribelle e dittatore insieme, è andato avanti fino al 2006. A fermare l’inarrestabile carriera politica è stato il suo tallone d’Achille: la salute. Dal suo primo ricovero per un intervento chirurgico, e non potendo ricoprire più come prima il suo ruolo, lasciò, temporaneamente, la guida del Paese al fratello, Raul Castro. Nel 2008, pur continuando a mostrarsi in pubblico nelle occasioni ufficiali, decise di farsi da parte definitivamente.
Nell’aprile del 2015, dopo oltre 50 anni di aperta ostilità (le relazioni tra Stati Uniti e Cuba si erano interrotte negli anni sessanta, subito dopo la rivoluzione comunista e dell’embargo voluto dal leader cubano), Fidel Castro accetta che il fratello Raul, incontri l’allora presidente Barack Obama, cercando, seppur lentamente, di ristabilire i rapporti diplomatici fra i due Paesi. Un primo breve incontro, fautore del successivo, avvenne due anni prima in Sudafrica, quando Obama e Castro in occasione del funerale di Nelson Mandela a Pretoria, si strinsero per la prima volta la mano. Poco dopo, infatti, i due Paesi annunciarono formalmente di voler riprendere le relazioni diplomatiche.
Un primo passo verso gli Stati Uniti era stato comunque fatto dallo stesso Fidel nel ’59, quando si recò per la prima volta in America per un incontro alla Casa Bianca. Ad attenderlo trovò il vicepresidente Nixon che lo definì un uomo alquanto naif, ma non necessariamente un comunista.
E se la vita politica del Líder Máximo è stata movimentata, la sua vita sentimentale lo è stata altrettanto: due mogli, otto figli e innumerevoli amanti. Mirta Diaz-Balart, è stata la prima moglie di Fidel. Sposata l’11 ottobre 1948, quando tutti e due avevano solo 22 anni. Con lei ha avuto un figlio, Fidel Angel Castro Diaz-Balart. Ma la loro relazione ebbe vita breve e divorziarono nel 1955. Subito dopo, Castro conobbe Natalia Revuelta. Anche da questa relazione nacque, il 3 marzo 1956, Alina Fernández-Revuelta. Battagliera come il padre, diventò una star della radio degli esuli a Miami, nonché autrice di un controverso libro biografico su lei e il padre. Jorge Angel Castro, altro figlio nato a metà degli anni Cinquanta da un’altra relazione con una donna misteriosa. Solo nel 1961, Fidel Castro trova stabilità, con Dalia Soto del Valle, una ragazza di Trinidad (sposata soltanto nel 1981), allora neppure ventenne con cui ha avuto altri cinque figli: Alexis, Alexander Alejandro Castro, Antonio ed Angel, l’ultimo, nato nel 1975.
E può un ribelle come lui avere qualcosa in comune con il nostro Pontefice Bergoglio? Sì. Entrambi nati in America Latina hanno avuto un’educazione gesuita.
Infatti, nonostante una volta al potere Fidel abbia cercato in tutti i modi di sradicare il cristianesimo dal suo paese, aveva studiato anche lui, presso istituiti religiosi gesuiti, proprio come Bergoglio. Ma come ha affermato più volte non era stato mai così preso da questa dottrina : “Non ho mai avuto davvero una convinzione religiosa o una fede religiosa. A scuola nessuno mai è riuscito ad instillarmele. Ho invece – aggiungeva – una fede politica che mi rende un uomo pieno di fiducia e ottimismo”.
Una fiducia in se stesso che non l’ha mai abbandonato e che fino all’ultimo ha fatto si che il suo inno per se e il suo popolo fosse: “Hasta la victoria, siempre!”.